Ci perviene:
Presidio Partecipativo del Patto di Fiume Simeto <presidiosimeto@gmail.com> |
a: |
qtsicilia@gmail.com,
info@gazzettarossazzurra.it
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data: |
5 apr 2025, 15:08 |
oggetto: |
Richiesta di chiarimenti e diritto di replica – articoli a firma “Felice Candela” |
proveniente da: |
gmail.com |
firmato da: |
gmail.com |
sicurezza: |
Crittografia standard (TLS) |
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che volentieri pubblichiamo:

I nostri chiarimenti richiesti:
Gent.mo Presidente, Davide Mascali
il dovere della stampa è quello di raccontare, sia le evidenze fattuali che gli scenari possibili nel rispetto dell’articolo 21 della Costituzione Italiana. In un quadro più ampio, dove la politica, il governo della città e l’associazionismo hanno un ruolo strategico, in termini mediatici, di ricadute sul piano etico e/o giudiziario, di percezione della storia, di prospettive culturali, economiche e politiche, la stampa esplora ogni aspetto proponendo al lettore chiavi di lettura, relazioni invisibili, attraverso una collezione di fatti che spesso appaiono sconnessi. La nostra testata è stata sempre disponibile, comunque, ad accogliere le voci dissonanti o convergenti come è giusto che sia.
Però appare inconsueto che solo dopo due anni sentite l’esigenza di chiarire il vostro ruolo rispetto ai rapporti con all’attuale amministrazione. Lei saprà bene che in atto c’è un’ispezione prefettizia sul rapporto tra amministrazione e l’ipotesi di infiltrazioni mafiose nel governo della città di Paternò, la stessa amministrazione con cui la sua associazione collabora fattivamente.
Le diamo un suggerimento sul ruolo dell’informazione. Basterebbe seguire le tante testate, i tanti programmi televisivi d’inchiesta per comprendere che proprio il giornalismo d’inchiesta: suppone, deduce, ipotizza, prefigura, immagina, sempre avendo chiaro che solo la magistratura e le autorità inquirenti, ma anche gli ispettori, possono determinare accuse, certamente non la nostra testata che osserva e trova relazioni tra causa ed effetto, tra dirigenti e atti consumati, tra associazioni ed enti. Sarebbe ingiusto pensare che quando certe testate giornalistiche fanno ipotesi verso precise aree politiche sono attendibili, mentre di contro diventano diffamatorie quando toccano i nervi scoperti del fariseismo di maniera.
Negli articoli pubblicati sono evidenziate prevalentemente delle relazioni, le Liaison Dangereuse le definirebbe lo scrittore Choderlos de Laclos, che dopo anni diventano ridondanti, ricorrenti e quindi sospettose. Relazioni tra enti e istituzioni che appaiono come in regime di monopolio e questo più che una diffamazione è una mera presa d’atto, una foto della realtà. È chiara la stretta relazione politico-amministrativa tra voi e questo sindaco o chi per lui.
Presidente Mascali, lei afferma di non accettare le insinuazioni, anche se qualche volta farebbe meglio a tenerne conto “e si riserva di adire alle vie legali in quanto si ritiene possano sussistere più che sufficienti evidenze per una denuncia-querela nei nostri riguardi”. Se questa è una minaccia velata, per inibire la libertà di stampa, per impedire di raccontare i fatti, ci sembra eccessiva. Forse imprudente. Si rilegga la Costituzione Italiana (art. 21) antifascista e la giurisprudenza consolidata su questa specifica materia. Lei può stare “sereno” che continueremo a descrivere quello che appare evidente a molti. Poi troveremo un “giudice a Berlino” al quale portare tutta la letteratura documentale.
Forse sarebbe meglio chiarire ai lettori, ai cittadini e all’ente col quale collabora, la natura dell’associazione che lei rappresenta. Dovrebbe essere un’associazione di volontariato del terzo settore, come tante presenti in città. Con la stessa dignità delle “altre” che pur lavorando nello stesso territorio non sono state date le stesse opportunità di cui la sua ha usufruito e usufruisce a suon di delibere. Per carità probabilmente tutte legittime (?). Ma la trasparenza e la legalità non sono valori effimeri, ma a volte solo teoriche, se poi le procedure che le esercitano concretamente con una delibera non lo sono o lo sono parziali. Non siamo noi a giudicare. Noi raccontiamo solo i fatti, li analizziamo, li critichiamo. Ironizziamo anche.
Magari tutte le iniziative svolte, così come gli incarichi ricevuti, hanno formalmente ottemperato ai più rigorosi criteri di trasparenza e legalità nei termini delle procedure amministrative previste. Ma basta solo questo? Ci suggerisce un docente di Diritto che due fatti di per se legittimi se messi in relazione tra loro, o a fatti esogeni, possono rappresentare un illecito.
Peraltro, continuando, non ci risulta che l’occupazione dell’ex Macello abbia previsto una manifestazione d’interesse, come dovrebbe essere in nome della trasparenza e che la discrezionalità dell’affidamento dei locali – ci permetta – è quanto meno temeraria se non sospetta, in quanto altre associazioni si sono proposte per usufruire dei locali pubblici, ma hanno ricevuto il diniego. Teniamo conto, poi, del fatto che gli stessi ambienti dell’ex Macello, erano stati oggetto di un progetto di recupero di circa 600.000 euro per interventi edilizi e attrezzature informatiche, di cui non si conosce più il destino.
Ma se vuole continuiamo a insinuare. Dal report fotografico del vostro profilo pubblico risaltano presenti alle vostre riunioni, come associati, come sostenitori o quant’altro alcuni dirigenti comunali che ricorrono sempre in occasione delle vostre collaborazioni “legittime e trasparenti” come per il SIRU Ragalna-Paternò. In molte attività, altre associazioni si sono proposte per collaborare, ma misteriosamente sono spariti dalla scena tranne voi, sempre con la presenza pesante e importante dello stesso dirigente comunale.
Lei stesso ammette che “benché la convenzione sia da qualche tempo in una fase di revisione e rinnovo” continua ad essere in vita de facto. Da ciò che appare continuate però ad avere rapporti privilegiati con l’amministrazione comunale di Paternò, meno con le altre amministrazioni dei comuni viciniori del Patto del Simeto, Adrano, Licodia, Biancavilla, per mero esempio. Forse perché questo dirigente non è presente, oppure non influisce in queste realtà?
Molte domande rimangono senza risposta. Non abbiamo mai capito veramente come Vivi Simeto, SUDS, Presidio Partecipativo, Paternò C’è, sono frequentati sempre dagli stessi soggetti. Le tante associazioni che costituiscono il nucleo del progetto civico di cui parla, sono sempre le stesse con gli stessi protagonisti. Si aggregano sigle, loghi, per implementare manifesti per sostenere progetti che lei dice per la comunità, ma noi non abbiamo visto chiaramente questa utilità. Invece abbiamo visto l’utilità legata a carriere universitarie e per questo lei chiediamo di produrre gli atti e i documenti che attestano i tanti milioni di euro che nei vostri profili avete da anni pubblicizzato. Ricordiamo a memoria 33 milioni, più 1 milione, tra Aree interne e Life. Sinceramente non abbiamo visto dove sono questi milioni che dalle vostre pagine risultano a vostra cura. Impegni che hanno contribuito a creare il vostro curriculum associativo, utile per acquisire… (omissis).
Come nessuno risponde sul progetto pagato come debito fuori bilancio (oltre 80.000 euro) della Stazione San Marco, immobile che non è comunale, dove non c’è stato nessun finanziamento, dove non si capisce come mai è stato affidato ma soprattutto pagato. Sempre ai soliti??? Oppure discutiamo del progetto di Democrazia Partecipativa a Paternò che vale 20.000 euro?
La città, anche quella che fino a poco tempo fa era vicino alle vostre visioni, sembra essersi allontanata, non siamo gli unici a farci delle domande. Abbiamo raccolto innumerevoli segnalazioni, testimonianze, documenti, incongruenze e incoerenze, vostre, il nostro dovere è raccontarle. Specie adesso che in questa città si muovono indagini, ispezioni e inchieste.
Abbiamo ricontrollato i documenti afferenti al SIRU (Ragalna-Paternò) e appare chiaro che siete protagonisti assoluti. Tanto basta per farci qualche domanda. Indagare e scrivere, quindi segnalare. Ma per voi tutto ciò “si configuri come mera diffamazione, e pertanto non può più essere accettato”?
Con la presente, dunque, Vi chiediamo di chiarire, di spiegare, ma anche di rendere edotti i cittadini, se non noi, sui nomi degli associati, per capire quali soggetti della civiltà contadina, quali tecnici vi siano. E quali cittadini vi hanno delegato a rappresentarli. Apprezziamo il vostro lavoro di stimolo ma crediamo che sia utile essere trasparenti davvero e soprattutto coerenti e conseguenti. Aggredire la stampa non è una soluzione ma una reazione scomposta e anche tardiva. Rimaniamo a disposizione per qualunque altro vostro intervento.
Cordialmente AdoMex, alias Felice Candela, al secolo, quel giornalaio delinquente, Adolfo Messina.
