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PATERNÒ, LAVORI PUBBLICI NEL PORTO DELLE NEBBIE

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A Paternò, troppi lavori pubblici rimangono incompleti o abbandonati, suscitando preoccupazione tra i cittadini. Un caso emblematico è quello della Torre Ardizzone (Palazzo Comunale), una struttura contemporanea nel quartiere Ardizzone, progettata negli anni ‘70 e ‘80 per ospitare uffici comunali, spazi commerciali e una galleria d’arte contemporanea. L’opera era stata collocata proprio nella zona PEEP, da  un’idea dell’allora dirigenza democristiana, affinché la zona popolare fosse integrata al resto della città, assegnando proprio lì tutti i servizi comunali per renderla viva e vivibile. 

Negli ultimi due anni, il palazzo è stato abbandonato, ufficialmente chiuso per la necessità di lavori per adeguamento antisismico. Tuttavia, i lavori non sono stati completati, la ditta non pagata, lasciando così l’edificio in uno stato di degrado, aumentando il rischio di vandalismo.

Questo abbandono ha avuto ripercussioni sul quartiere Ardizzone, che, la sera, diventa una “terra di nessuno”, con spazi urbani trascurati e un’architettura meritevole di attenzione culturale lasciata nell’indifferenza, con l’annessa galleria d’arte moderna, un tempo fiore all’occhiello della città, chiusa negli anni ’90 a causa di decisioni politiche miopi, privando la comunità di un importante spazio culturale.

La situazione della Torre Ardizzone, però, riflette una problematica più ampia nella gestione dei lavori pubblici a Paternò, dove progetti iniziati con buone intenzioni (?) rimangono incompleti per mancanza di fondi, aumentando così il contenzioso, o per atti di vandalismo. Questo porta a uno spreco di risorse e a un degrado urbano che penalizza la comunità locale. 

Per affrontare queste sfide, sarebbe opportuno che l’amministrazione comunale elaborasse una strategia complessiva, una visione della città che oggi manca, per l’utilizzo degli edifici pubblici abbandonati, coinvolgendo la comunità e le imprese locali (del cerchio magico?) in un patto di corresponsabilità. Una mappatura dettagliata del patrimonio pubblico potrebbe aiutare a pianificare interventi di rigenerazione urbana, evitando sprechi e discrezionalità nella gestione del territorio.

Le dichiarazioni dell’assessore alla trasparenza e alla legalità Giuseppe Torrisi riguardo ai lavori pubblici incompleti e sovrapagati evidenziano una problematica significativa nella gestione delle opere pubbliche. Tali affermazioni sottolineano l’esistenza di progetti avviati senza una pianificazione adeguata, che spesso rimangono incompleti o non raggiungono gli obiettivi prefissati. Inoltre, il riferimento a compensi eccessivi alle imprese, suggerisce una gestione stravagante delle risorse pubbliche, con possibili implicazioni di sprechi o allocazioni improprie dei fondi, se non altro.

Mancanza di trasparenza? Procedure poco chiare che possono favorire l’assegnazione di appalti a ditte non adeguatamente qualificate compromettendo la qualità dei lavori? Carenza di controllo? Assenza di monitoraggio continuo durante l’esecuzione dei progetti? Fattori questi che possono portare a ritardi, aumenti dei costi e risultati insoddisfacenti.

Corruzione? Favoritismi?  In alcuni casi, queste pratiche possono influenzare l’assegnazione e la gestione degli appalti, con favoreggiamenti e conseguente spreco di risorse pubbliche destinate altrove.

La trasparenza nelle gare d’appalto per assicurare processi di selezione delle imprese aperte e basate sul merito per individuare le ditte più qualificate, tramite bandi confezionati per raggiungere l’obiettivo. Monitoraggio e controllo con l’istituzione di sistemi di supervisione efficaci per garantire il rispetto dei tempi e dei costi previsti, intervenendo tempestivamente in caso di deviazioni dei funzionari pubblici (cit. Giuseppe Torrisi) migliorando e controllando le competenze di questi nella gestione dei progetti e/o nella prevenzione di pratiche illecite. È essenziale per garantire che i lavori pubblici siano completati in modo efficiente, con un utilizzo responsabile delle risorse e a beneficio della collettività e non dei singoli. Per affrontare queste criticità, è fondamentale implementare misure quali la pianificazione accurata per definire chiaramente gli obiettivi, i tempi i costi dei progetti prima dell’avvio e la trasparenza negli appalti e sub-appalti.

La mancata realizzazione dei “Contratti di Quartiere” a Paternò è altra questione sulla quale indagare, attribuibile a una serie di fattori che hanno ostacolato l’avanzamento del progetto nel corso degli anni. Il progetto, avviato circa 16 anni fa, ha subito rallentamenti significativi a causa di procedure amministrative complesse poco chiare che hanno portato a ricorsi legali tra professionisti coinvolti nella gara d’appalto. Queste controversie hanno bloccato l’iter nel 2017, rendendo necessario l’intervento dell’amministrazione comunale per sbloccare la situazione, ma senza alcun risultato positivo. 

Nel 2018, l’amministrazione guidata dal sindaco Naso ha annullato la precedente procedura di gara, ritenuta viziata, riavviando le procedure e affidando nel giugno dello stesso anno il servizio ingegneristico per la redazione del progetto esecutivo. Questo intervento ha permesso di superare l’impasse e di ottenere, nel dicembre 2019, la firma del decreto da parte del direttore generale della Regione Siciliana Fulvio Bellomo, che avrebbe dovuto sbloccare così un’opera attesa da tempo dalla comunità, ma senza esito positivo.

Nonostante i progressi annunciati, infatti, permangono preoccupazioni (oggi quasi certezze) riguardo alla possibile revoca dei fondi destinati al progetto. Il Comune di Paternò, già in condizioni finanziarie precarie, potrebbe essere costretto a restituire quelle risorse trasferite dalla Regione in caso di ulteriori ritardi o inadempienze, con il rischio di avvicinarsi al dissesto finanziario. 

In sintesi, la mancata realizzazione dei “Contratti di Quartiere” a Paternò è dipesa principalmente da complicazioni burocratiche, contenziosi legali, ritardi amministrativi, cause di incompatibilità e traccheggi,  che hanno impedito l’attuazione del progetto con la probabile restituzione dei finanziamenti, mettendo così a rischio anche la stabilità economica del Comune. E i cantieri aperti non si chiuderanno mai.