
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
È una cittadina esasperata, che parlando con la redazione di 95047, racconta l’incredibile storia dei “lavori che non si completano mai” (cit. ass. Pippo Torrisi). Non si completano, questi assieme a molti altri, sol perché l’importante per questa amministrazione è fare le foto di inizio lavori, le inaugurazioni solenni per propaganda, dare gli incarichi di progettazione, che a prescindere dall’esito degli stessi lavori, poi dovranno essere pagati in ogni caso, anche come debiti fuori bilancio. Le ditte scappano perché non pagate, finanziamenti che tornano indietro, disagi per i cittadini. La signora ci ribadisce che a suo tempo la sua famiglia ha pagato per intero gli oneri di urbanizzazione, soldi che dovevano servire proprio a qualificare la zona, ma evidentemente questa è una pia illusione.
Leggiamo cosa racconta la cittadina in preda alla disperazione civile:
«Dopo tre decenni di attese e promesse mancate, finalmente le ruspe arrivano sull’ultimo tratto di via Carso. Ma la gioia dei residenti dura poco: i lavori si fermano inspiegabilmente e l’accesso alle abitazioni diventa impossibile per chi ha difficoltà motorie.
Ci ha contattato una cittadina per denunciare una situazione che ha dell’incredibile. Via Carso, una delle strade simbolo dell’abbandono urbano, torna tristemente al centro dell’attenzione.
Dopo oltre trent’anni di richieste rimaste inascoltate, a gennaio 2025 iniziano i lavori sull’ultimo tratto della via, circa 100 metri dimenticati da tutte le amministrazioni che si sono succedute negli anni. Un evento che ha lasciato increduli gli abitanti della zona: “Eravamo emozionati, non ci sembrava vero”, racconta la residente.
I lavori cominciano con la demolizione dei marciapiedi, realizzati a spese dei cittadini stessi pur di poter raggiungere le proprie abitazioni. Ma se la distruzione porta con sé la speranza di un rifacimento completo e dignitoso, l’illusione si infrange già a inizio febbraio.
La ditta esecutrice dei lavori sembra sparire nel nulla. Nessun operaio, nessun mezzo. A quel punto, la cittadina decide di contattare direttamente il sindaco per ottenere chiarimenti. La risposta è tanto inattesa quanto frustrante: per proseguire l’intervento, è necessario che i residenti richiedano le concessioni per i passi carrabili.
Nonostante l’ostacolo burocratico, la stessa cittadina si fa carico della situazione, contattando uno a uno i vicini di casa per sollecitare le pratiche. “Io ho solo un ingresso pedonale – spiega – ma mi sono comunque attivata per risolvere il problema il prima possibile”.
A marzo, le concessioni risultano tutte ottenute e i cartelli dei passi carrabili sono regolarmente esposti. La donna contatta nuovamente il primo cittadino, ottenendo inizialmente rassicurazioni. Ma a fine mese, al suo ennesimo sollecito, la risposta diventa laconica e sbrigativa. Nessuna novità sui lavori. Nessun impegno concreto.
Nel frattempo, per alcuni residenti la situazione si fa drammatica.
La stessa cittadina che ci ha contattati denuncia un grave disagio: la demolizione della banchina ha lasciato davanti alla sua abitazione uno scalino di oltre 50 centimetri. “Ho problemi motori e vivo con mia madre, che ha più di sessant’anni. Salire e scendere da casa è diventato un incubo. Abbiamo dovuto installare, a nostre spese, una passerella in legno per riuscire almeno a entrare e uscire senza romperci una gamba”.
La rabbia è tanta, la delusione ancora di più. “Sono una cittadina che paga le tasse, rispetta le regole e non chiede privilegi – conclude – Solo il diritto a poter entrare e uscire da casa mia. Dopo 30 anni, non è troppo?»