Dopo avere snocciolato le motivazioni ufficialirese dal Prefetto Giuseppe Castaldo e dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, in allegato al Decreto di scioglimento per mafia del comune di Pachino, è intuibile una certa, diciamo così, forzatura del procedimento dettato dal susseguirsi degli eventi, scandito dal martellamento mediatico e parlamentare, condito dalle indagini degli organi inquirenti e dagli ‘strafalcioni’.
L’obiettivo da raggiungere era sciogliere per mafia il comune di Pachino ad ogni costo. Perché? È qui che si fa strada un retroscena inedito a dominare il campo delle ipotesi.
I “SIGNORI DELLE DISCARICHE” ARRIVANO A PACHINO
La relazione territoriale sulla Regione Siciliana della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, approvata il 19 luglio 2016, parlava di vere e proprie “patologie del ciclo dei rifiuti nella Regione e alla presenza di un sistema di illegalità diffuso e radicato che costituisce uno dei veri ostacoli ad un’autentica risoluzione delle problematiche esistenti ormai da decenni”. Per la Commissione Parlamentare le illegalità trovano terreno fertile nella programmazione e nel controllo di competenza regionale e, in particolare, rilevava che “la costituzione dei 27 ATO ha esautorato i comuni delle proprie competenze altresì provocando una gravissima crisi finanziaria conseguente alla deficitaria e non trasparente gestione di queste società che, è bene riaffermarlo, sono state uno strumento in mano alla politica per il controllo del consenso”. La dimostrazione plastica della crisi del sistema rifiuti, per la Commissione Parlamentare, era il territorio invaso dal pattume e l’idea di trasferire fuori regione. Il governo Crocetta, inoltre, ereditava la prassi delle ordinanze del Governo e inaugurava l’adozione dei provvedimenti di somma urgenza del Presidente della Regione “generando con le deroghe alle leggi ordinarie e alle disposizioni comunitarie solo nuove sacche di opportunità all’errore gestionale e agli illeciti”.
Sulla situazione dei rifiuti a Pachino la Commissione Parlamentare fa un salto nel passato e torna al 2011, cioè a quando il funzionario dell’assessorato regionale Ambiente e territorio Gianfranco Cannova, secondo accertamenti investigativi, offriva “le proprie competenze a pagamento mettendo la funzione pubblica da lui ricopertia per un tornaconto economico” ai fratelli Sodano, titolari di due società, la Sicedil Srl e la Soambiente Srl,“come corrispettivo del suo interessamento per il buon esito delle procedure amministrative funzionali al rilascio di autorizzazioni” in loro favore.
La politica espansionistica aziendale porterà i fratelli Sodano ad attivarsi per ottenere autorizzazioni per diverse altre discariche per varie tipologie di rifiuti anche a Pachino, Noto, Sciacca e Siculiana. “Dalle indagini – continua la relazione della Commissione Parlamentare – emerge che i Sodano abbiano dato del denaro al Cannova, corrompendolo al fine di ottenere le autorizzazioni AIA per le discariche da costituire nei comuni di Noto e Pachino, intervento che non aveva dato l’esito sperato perché la conferenza dei servizi allo scopo convocata aveva dato parere negativo all’ottenimento dell’AIA per il progetto della discarica, sita in contrada Camporeale nel territorio di Pachino (SR)”.
In un primo momento, il Comune di Pachino, all’epoca guidato dal sindaco Paolo Bonaiuto, aveva espresso parere favorevole all’istanza della Soambiente srl “per i lavori di recupero ambientale in una ex cava di calcarenite, mediante la realizzazione di un impianto di smaltimento per rifiuti non pericolosi, principalmente terre e rocce da scavo”. Il progetto prevedeva lo stoccaggio di inerti e materiali terrosi non pericolosi e solo in un momento successivo si scoprì che i codici indicanti i materiali stoccabili prevedevano anche quelli provenienti da siti industriali potenzialmente inquinati. A Pachino si sollevò dunque una vera e propria sommossa popolare e il sindaco Bonaiuto fu costretto a rivedere la propria posizione negando le autorizzazioni prima concesse, oltre a incassare il parere negativo espresso dalla conferenza dei servizi.
A seguito dell’inchiesta “Terra Mia”, i giudici della terza sezione penale del Tribunale di Palermo hanno inflitto a Gianfranco Cannova una pena a 9 anni, 6 anni a Domenico Proto, 4 anni ai fratelli Nicolò e Calogero Sodano e all’imprenditore piemontese Giuseppe Antonioli. Il collegio ha stabilito inoltre, per Proto e Cannova, il pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva pari a 100 mila euro da versare nelle casse all’amministrazione di Motta Sant’Anastasia (Catania), il Comune in cui sorge la discarica della Oikos spa.
LO SCENARIO POLITICO CAMBIA MA L’EMERGENZA RIFIUTI RESTA
Dal 10 novembre 2012 Rosario Crocetta prenderà le redini della Regione Siciliana. Nella sua prima giunta sarà il PM della DDA Nicolò Marino a ricevere le deleghe all’Energia e servizi pubblici, quindi ai rifiuti.
Nell’estate del 2013, nel tentativo di fermare la realizzazione di impianti di smaltimento rifiuti, l’ex presidente di Legambiente Sicilia, Mimmo Fontana e l’allora vicepresidente di Confindustria Sicilia e tra i titolari della discarica di Siculiana Giuseppe Catanzaro, inoltravano una lettera al Parlamento per impedire che la Regione potesse ricevere poteri speciali per gestire l’emergenza rifiuti continuando così a conferire nelle vecchie discariche private.
La risposta dell’ex assessore Marino fu secca e piccata: «Se non si realizzano questi impianti continueranno a gettare nelle discariche quantità enormi di rifiuti facendo la fortuna dei privati come Catanzaro». Marino conosceva personalmente Giuseppe Catanzaro perché a presentarglielo fu il sen. Beppe Lumia, per stessa ammissione del magistrato in commissione regionale antimafia. Ben presto Nicolò Marino sarà liquidato da Crocetta e in un’intervista rilasciata a Report dichiarerà: «Io vado via rompendo da Crocetta per una ragione gravissima: io vado via perché non consentivo a Confindustria di fare quello che riteneva di fare perché Confindustria governava la regione siciliana, parlo di Confindustria, Confindustria di Montante e di Catanzaro».
Giuseppe Calleri prenderà il suo posto (dal 14 aprile 2014 al 22 ottobre dello stesso anno) e, dopo di lui, subentrerà Vania Contrafatto. «Il mio primo ingresso all’assessorato fu il 9 o il 10 di dicembre 2014. Mi ricordo che mi stupì il fatto di trovare la stanza dell’assessore totalmente vuota, cioè non c’era una carpetta, un foglio, non c’era assolutamente nulla… – racconterà alla Commissione Regionale Antimafia l’ex assessore Vania Contrafatto – è rimasto agli atti questo famoso armadietto che era nella stanza antistante quella dell’assessore… venne trovata la chiave, abbiamo aperto questo armadietto e ci abbiamo trovato solo il registro riservato che era quello degli atti riservati quelli che non venivano protocollati con non più di un paio di missive…».
Nel corso dell’audizione, anche Vania Contraffatto confermerà che «il Presidente Crocetta si fidava molto di Giuseppe Lumia, era spessissimo a Palazzo d’Orleans… molto spesso se dovevi andare a parlare di una cosa con Crocetta potevi fare mezz’ora, tre quarti d’ora, un’ora e mezza di anticamera perché lui era con il senatore Lumia».
SICULA TRASPORTI A PACHINO
Il problema atavico dell’emergenza rifiuti cronica e costante, come abbiamo visto, troverà risposta nelle ordinanze del Presidente della Regione Crocetta che, per il Comune di Pachino, sin dal mese di maggio 2014, disponeva il conferimento nella discarica “Sicula Trasporti” di Antonello e Salvatore Leonardi. Il conferimento non prevedeva alcuna negoziazione e la fissazione del prezzo stabilito dall’azienda per 110 euro a tonnellata di rifiuti in discarica veniva di fatto imposto al Comune.
L’amministrazione Bruno, già dal suo insediamento, aveva trovato una situazione economica critica per l’ente e, in particolare tra il 2016 e il 2017, si iniziano a creare pendenze sulle spettanze con la “Sicula Trasporti”. Per pronta risposta e senza alcun preavviso, “Sicula Trasporti” interveniva fermando i camion della Dusty impegnata nella raccolta dei rifiuti e chiudendo i cancelli: gli operatori erano così costretti a tornare indietro e rimandando il conferimento ad avvenuto pagamento da parte del Comune.
Il sindaco Roberto Bruno informava sia la Prefettura, che la Presidenza della Regione Siciliana per evitare l’insorgere di situazioni pregiudizievoli per la salute pubblica.
La Prefettura guidata dal dott. Giuseppe Castaldo, pur conoscendo le condizioni in cui versavano le casse comunali, invitava l’Ente a sanare il debito con la società e, nel mese di luglio 2017, organizzava una riunione alla quale erano presenti il vicesindaco di Pachino, l’avv. Andrea Nicastro con il Dirigente pro tempore del Settore Ecologia, Salvatore Minardi, e il dott. Marco Morabito, dirigente della discarica dei Leonardi. In quell’occasione il viceprefetto, il dott. Filippo Romano, proponeva la sottoscrizione di un piano di rientro che prevedeva la corresponsione integrale del debito in soluzioni troppo onerose per il Comune. Considerate le disponibilità dell’Ente e la consapevolezza di non potere rispettare i termini previsti dall’accordo, i vertici del Comune si trovarono costretti a rifiutare la sottoscrizione.
L’intervento del Presidente della Regione Siciliana, invece, riusciva a sbloccare in via temporanea la situazione che si veniva puntualmente a creare tra il Comune di Pachino e la “Sicula Trasporti”, con l’impegno dell’Ente al successivo pagamento di alcune spettanze in favore della società che il Comune onorava.
IL RETROSCENA
Il problema di fondo, comunque, restava: i rapporti tra il Comune e la “Sicula Trasporti” erano sempre più tesi e il Comune non poteva sostenere i costi che era obbligato a corrispondere in virtù dell’emergenza rifiuti e in ottemperanza alle ordinanze del Presidente della Regione. È a questo punto che il Comune di Pachino guidato da Roberto Bruno azzarda un tentativo che, considerati i risvolti della vicenda e i suoi principali antagonisti, potrebbe essergli costato caro: l’autorizzazione ad aprire la propria discarica di contrada Coste Sant’Ippolito.
In quel sito esiste una discarica con tre vasche esaurite: due risultano essere messe in sicurezza e una più piccola sarebbe pronta ad abbancare i rifiuti. Da non sottovalutare, poi, il cosiddetto II Comparto della Discarica, ovvero una vasta area ancora libera in cui sarebbe ancora possibile realizzare ulteriori nuove vasche di conferimento rifiuti.
Il progetto da un lato avrebbe risolto una volta per tutte i problemi e le conflittualità con la discarica privata, dall’altro lato avrebbe contribuito a migliorare la qualità del servizio di conferimento non solo per il Comune di Pachino ma anche per i comuni del comprensorio.
Nell’agosto 2017 il sindaco Bruno illustrerà le linee del progetto alla Presidenza della Regione Siciliana ma, seduti allo stesso tavolo, si troverà Antonello Leonardi, titolare della “Sicula Trasporti” e il suo braccio destro, il dott. Marco Morabito che, in un secondo momento, avrebbero tentato di persuadere il sindaco a soprassedere dai suoi intendimenti. Chiaramente, l’autorizzazione necessaria a procedere in questa direzione, avrebbe consentito al Comune di sganciarsi dall’oneroso conferimento di “Sicula Trasporti” ma anche di avviare, in piena trasparenza e legalità, le procedure per un project financing che, conti alla mano, avrebbe dimezzato i costi della gestione dei rifiuti del comprensorio mediante l’azzeramento del trasporto e abbattendo del 50 per cento i costi del conferimento. Tradotto, il progetto del sindaco Roberto Bruno avrebbe comportato la perdita di circa 100 milioni di euro al giro d’affari di “Sicula Trasporti” in dieci anni.
IL CERCHIO MAGICO DEI RIFIUTI A PACHINO
Che ci sia una commistione tra gli interessi economici e quelli politici non è un’ipotesi e neppure un’intuizione inedita ma un dato oggettivo di cui sono ampiamente a conoscenza le Procure dell’Isola e i nostri Tribunali. Quindi, non è da escludere la possibilità che gli interessi dei Leonardi coincidessero con gli interessi politici del Presidente Rosario Crocetta e del senatore Lumia, primo firmatario di due interrogazioni parlamentari che promuovevano lo scioglimento per mafia del Comune di Pachino ed osannavano le attività d’inchiesta di Paolo Borrometi che si muovevano in quella direzione, lo stesso senatore sceso in campo a sostegno dell’avversario politico di Roberto Bruno alle elezioni amministrative del 2014.
Interessi, quelli del Presidente Rosario Crocetta (ex dirigente ENI) e del sen. Beppe Lumia (coinvolto nel “Sistema Montante ter”) che fanno il paio con gli interessi di Giuseppe Catanzaro, ex dirigente e socio della Catanzaro Costruzioni srl, “i signori delle discariche” per intenderci, nonché vicepresidente successivamente eletto Presidente di Confindustria Sicilia dopo Antonello Montante. Finito nel terremoto delle “irregolarità tecnico-amministrative dell’impianto e le conseguenti ricadute delle stesse sul territorio, in termini di contaminazione del suolo e delle acque e di pregiudizio per l’ambiente e per la salute pubblica”, Giuseppe Catanzaro oggi è tra gli imprenditori che per i PM del Tribunale di Caltanissetta, avrebbe “preso parte su richiesta e indicazione di Montante all’illecito finanziamento ‘in nero’ della campagna elettorale di Rosario Crocetta, candidato alla Presidenza della Regione siciliana, così contribuendo all’elezione di quest’ultimo e all’insediamento del Governo regionale dal medesimo presieduto, fortemente voluto da Montante” il tutto “al fine di beneficiare sia della compiacente attività amministrativa del governo che dell’attività di Montante funzionale a consentire, alle imprese loro riconducibili, di consolidare ed espandere le proprie posizioni nei settori economici di rispettivo interesse”.
Interessi politici, quelli di Rosario Crocetta, Beppe Lumia e Confindustria Sicilia che abbracciano gli stessi interessi economici dei Leonardi di “Sicula Trasporti” con Confindustria, ENI e i rappresentanti politici che, come abbiamo visto, coordinavano le loro attività politiche relativamente al sistema dei rifiuti regionali sotto l’egida di Confindustria.
A fine agosto 2017, nel momento stesso in cui divampa lo scontro già acceso tra il Comune e la “Sicula Trasporti”, il Comune presenta all’Assessorato Territorio e Ambiente e all’Assessorato Energia (Dipartimento Rifiuti) formale richiesta di autorizzazione integrata ambientale e di verifica di assoggettabilità a VIA per l’ampliamento del secondo comparto della discarica comunale.
E’ sicuramente una casualità. Ma questo momento, cioè dopo gli incontri in Prefettura e dopo l’ufficializzazione della richiesta di autorizzazione integrata ambientale e di verifica di assoggettabilità a VIA per l’ampliamento del comparto n. 02 della discarica di RSU di Coste Sant’Ippolito, coincide conl’inizio della campagna di discredito intrapresa sul giornale on line “La Spia” di Paolo Borrometi nei confronti del Comune di Pachino?
Come abbiamo visto, proprio negli stessi giorni, cioè dal 21 agosto 2017, gli scritti del giornalista mettevano in dubbio la trasparenza e la legalità dell’amministrazione tirando in ballo deifalsi accordi tra la maggioranza e i consiglieri d’opposizione Massimo Agricola e Salvatore Spataro coinvolti in procedimenti giudiziari per fatti non ascrivibili all’amministrazione in carica.
Paolo Borrometi da quel momento è nominato vicedirettore dell’AGI (Agenzia Giornalistica Italiana) di proprietà di ENI, azionista di maggioranza di Confindustria Sicilia, presieduta in quel momento da Antonello Montante, il “paladino dell’antimafia” legato da protezione politica a Beppe Lumia.
Di questo e molto altro ancora avrà da discutere e chiarire l’ex sindaco di Pachino Roberto Bruno convocato in Commissione Regionale Antimafia martedì 15 febbraio.
fonte TP24
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