Come ogni fine di un’epoca geopolitica anche a Paternò si sente odore di crollo del regime che dal 2017 governa la città. Messo da parte dai suoi assessori, per finta o per davvero, appare solo nei tagli dei nastri, che dà una sensazione di sparizione, di inutilità, dalla vita pubblica.
La città è sospesa, sovrastata da una cappa tossica, nociva per il vivere civile, dove tutti si chiedono il motivo per cui questo sindaco che dice di amare la città non si dimetta. Perché un sindaco abbandonato anche dai consiglieri che lo sostenevano nell’assise civica, pervicacemente pretende che la città crolli insieme a lui al grido di muore Sansone con tutti i filistei?
Una crudeltà immane legare il proprio destino politico, giudiziario, amministrativo ad una comunità che in effetti non meriterebbe tale destino, o meglio lo meriterebbe solo per averlo rieletto.
Vorrà dire che aspetteremo sulla riva del fiume il diluvio, la tempesta, per vedere liberata la città.