Beh! Diciamo che questa non è una stagione felice per NasoNino e la propria amministrazione. Prima la perdita della maggioranza in consiglio che certamente non da snellezza nelle scelte che il governo cittadino intende portare avanti, scelte amministrative che la storia classificherà come le più scellerate della storia della città.
Poi l’arrivo dell’inchiesta“Athena”, effettuata dai carabinieri e accolta dalla Procura, che ha bollato il sindaco assieme a due suoi assessori (oggi ex) per scambio di voto politico-mafioso, definendo pericolosi gli accordi con la “coalizione” non politica, ma mafiosa, per alcuni vantaggi da concedere in cambio dell’appoggio elettorale con la mediazione di uno degli assessori sotto inchiesta e con l’inserimento in giunta dell’altro che era diretta emanazione del clan, così come afferma la procura anche nel ricorso al Riesame, che potrebbe il 25 settembre dare ragione alla richiesta d’arresto del sindaco.
E che fa il primo cittadino per ripulire la propria immagine e dare una mano di vernice alla sua immagine insozzata? Nomina tre assessori della società civile (?), dove avverte l’esigenza di nominarne uno alla legalità, il quale in pieno consiglio comunale punta il dito accusatorio sulla gestione dei lavori pubblici affermando con estrema sicurezza che: «Non è possibile che a Paternò vi siano lavori pubblici che non vengono completati o che vengono incrementati da importi non dovuti […] non è possibile che i rapporti fra l’amministrazione comunale e i funzionari siano impostati sul volemose bene […] l’assessore dà solamente l’indirizzo politico ai funzionari, quindi dobbiamo intervenire anche sul discorso dei funzionari […] è un problema di controllo, di verifica, del comportamento dei funzionari di questo comune, in sostanza il potere decisionale che una volta era degli assessori, è dei capi unità operativa […] quello che deve realizzare gli atti è il funzionario». E che in separata sede sussurra a qualche amico che si deve spezzare il “cerchio magico” che in questi anni ha fatto lavorare in un modo o nell’altro quasi sempre (è un eufemismo) le stesse imprese dando vantaggi economici “non dovuti a questi. Lo dice l’assessore alla legalità.
Com’è chiaro ciò che ha detto Alfio Virgolini, capogruppo di Fratelli d’Italia, in una intervista a noi rilasciata che: «Per parlare l’assessore in questo modo vuol dire che avrà verificato qualcosa che non va […] quello che ha detto lui è assai grave e sono convinto che questo merita essere attenzionato dalla magistratura, Fratelli d’Italia si riserva di presentare una missiva contro ignoti alla Procura». E commentando ancora le affermazioni di Torrisi: «Non credo si debba dare questo potere ai funzionari e se si dà tutto questo potere ai funzionari significa che si ha paura dei funzionari e perché hanno paura?». Sarà paura che venga disvelata la complicità tra amministrazione e funzionari, al “volemose bebe”? Chiediamo.
La unica cura che oggi dedica il sindaco è quella dedicata alla propria immagine, è quella di dare l’impressione, urbi et orbi, di essere attentissimo alla legalità. Come? Sacrificando e dimissionando l’assessore Comis (scaricabarile?) e chiedendo le dimissioni ad un consigliere comunale (Antonio Tomaselli), non indagato, per prendere formalmente le distanze solo perché genero dell’altro assessore, arrestato. Richiesta rimandata al mittente.
Ma come ha detto ai nostri microfoni Alfio Virgolini: «Chi vive nell’illegalità ha voluto nominare un assessore alla legalità», come partecipare alla marcia per la Legalità, forse per auto-emendarsi dalle accuse della Procura. Fatti che peraltro abbiamo scritto per anni e che per noi di certo non rappresentano delle novità, senza peraltro avere mai una reazione, un confronto, una risposta. Adesso tutti i nodi vengono al pettine.