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NASISMO, GOVERNO DEL VOLGO

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Propaganda, solo propaganda, mistificazione della realtà, per questo verrà maggiormente ricordata la stagione del sindaco NasoNino.
Ma non è questo il solo focus. E’ più in generale il disgusto per la politica politicante e l’attenzione di questa solo per i portatori del consenso, a scapito della qualità. Questa la voce clamans.
Potremmo dire che la stagione nasista ha imbarbarito la comunità, e che la qualità di questa amministrazione è talmente infima da far cadere verticalmente nell’opinione pubblica il consenso per il sindaco.
Certo a scoprire i nervi è stata anche l’inchiesta sul sindaco, che ha messo a nudo le malversazioni, così come sostengono gli inquirenti, nell’ultima campagna elettorale. Voto di scambio è l’accusa che vuol dire drogare il consenso, giocare una partita con carte truccate.
Abbiamo detto anche, in quanto non è solo questa inchiesta e connessi, ad aumentare il disgusto cittadino verso la politica.
Sunu tutti i stissi è da qualche tempo il mantra che si ascolta nelle vie, nei bar, nelle piazze, sui social. Ma su questo non siamo perfettamente d’accordo. Sicuramente c’è chi si distingue cercando di fare emergere le contraddizioni tra la propaganda nasista che cerca di dipingere la città come il paese di bengodi, e la realtà.
Come ci accorgiamo pure che questa propaganda di regime è giunta inesorabilmente ai titoli di coda. Lo si avverte a “naso”.
Sfiducia si, sfiducia no, ma non è tanto questo che conta, questa azione, che la maggior parte dei consiglieri respinge per motivazioni valide o meno che siano, conta più la mancanza di azione istituzionale, il silenzio complice, il dibattito politico che latita, malgrado le denunce pubbliche dell’informazione che nessuno raccoglie, tranne gli inquirenti che le leggono.
Abbiamo nei mesi scorsi, fino ad oggi, denunciato alcuni temi della mala amministrazione ma nessuno, o quasi, ha rilanciato questi temi nelle sedi istituzionali.
La bretella ASI.
Le Salinelle
La gestione dei lavori pubblici
L’uso seriale dei subappalti
La fontana di piazza della Regione
Gli incarichi di progettazione dedicati al cerchio magico
e tanti altri troppi temi che vi risparmiamo in questa sede.

Qualche giorno fa qualcuno ci chiese il perché da troppo tempo facciamo continui appelli alla mancanza di qualità della politica, ritenendo quella attuale, cittadina, pervasa da mediocrità e scarsa qualità, ritenendoci tra l’altro di essere troppo partigiani. Ma le critiche, anche aspre, si fanno a chi detiene il potere e non ad altri.
Per spiegare questo sillogismo, non occorrere grande sforzo intellettuale, basterebbe fare semplicemente il cronista, raccontare i fatti, fare l’elenco dei misfatti, come peraltro abbiamo fatto, e sottolineare i comportamenti, non solo quelli reconditi o sottesi, ma anche solamente quelli evidenti, degli operatori della politica, che occupano gli scranni delle pubbliche istituzioni in nome di un mandato ricevuto, anche se tradito, dal popolo sovrano, che sceglie i propri rappresentanti locali in base alla vicinanza dell’abitazione, alla parentela, all’utilità personale, anche per piccoli e miseri “favori” ricevuti. Una tendenza che trova maggior riscontro nella scarsa analisi di scelta di quelle classi che hanno poca capacità critico-culturale.
E non mi riferisco solo alle classi meno dotate culturalmente, ma ad una pericolosa e crescente deriva intellettuale che tocca tutte le fasce sociali.
Si assiste quindi ad una mera occupazione da parte dei rappresentanti del popolo che non hanno “educazione” alla democrazia, ma solo posizioni di rendita politica. Una mera, autoreferenziale, occupazione del potere o di quello che c’è.
Educare alla politica deve rispondere ad un bisogno sociale, perché questa deve essere composta ed avvalersi di cittadini capaci di chiedere ed esercitare la democrazia in modo critico e libero, secondo un progetto di uomo e di donna preciso. Progetto che nasce dal credere l’uomo e la donna al centro di qualunque proponimento, come soggetto-oggetto della domanda politica, in un continuo costruttivo rapporto tra bene comune e bene dei singoli.
Non vi sono più alibi, non vi è più tempo, anche perché il tempo è arrivato, bisogna agire con determinazione per evitare che l’incancrenirsi ed il cronicizzarsi di siffatta situazione, quella della malapolitica, che crea la società dei bruti, costruita su due fenomeni estremamente pericolosi: l’apatia come rinuncia del cittadino ad usare il proprio diritto di cittadinanza e lo “scambio” per uso meramente personale e non anche di pubblico interesse. Queste considerazioni circa i due fenomeni che abbiamo citato, diversi e opposti, ma convergenti nel risultato, sottolineano oggi l’indifferenza alla politica diffusa nella nostra democrazia, un abbandono della classe dirigente dal compito di operare ad educare, per dedicarsi all’arte di governarsi da sé o di influire o condizionare il potere.
Questa democrazia per assuefazione può portare la società alla noia, alla nausea, al rigetto, a quel fenomeno, non meno pericoloso, che oggi si definisce populismo. Fino a quando non compaia qualcuno che la cavalchi, per riempire questo vuoto di energia politica e stravolgere le regole complesse e faticose della democrazia, che dileggi di fatto le istituzioni più di quanto non lo siano già, tanto deviate, per rendere ancora più complicato il processo educazionale della futura classe dirigente. Ma questa assuefazione alla società dei bruti lo abbiamo già vissuto e lo stiamo vivendo dal 2017 ad oggi, con i risultati odierni che subisce la collettività.