Ho voluto in questi giorni seguire gli avvenimenti con gli occhi da cittadina,
spogliandomi momentaneamente del mio ruolo e seguendo il consiglio comunale
dall’esterno per cogliere quello che un paternese attento coglierebbe osservandoci
da casa, per tentare di avere una visione ancora più oggettiva della situazione.
Ovviamente, l’osservazione da casa non è sempre possibile, ma in questa
occasione la quantità di errori grossolani commessi nell’iter procedurale che ha
portato alle sedute, rendeva ovvia una mancata deliberazione nelle prime
adunanze.
Da qui la possibilità di assistere con occhi da cittadina ad un tracollo, ad una
catastrofe politica forse senza precedenti. In realtà appare come un dramma a
puntate.
Primo episodio.
Bisogna ricordare che già nella seduta di approvazione del rendiconto e ancor
prima in sede di commissione bilancio a cui ho partecipato come capogruppo
erano state sollevate una serie di criticità, dal mancato rispetto di termini previsti
dal regolamento di contabilità da parte dell’ufficio di presidenza, al conseguente
effetto a cascata su tutte le altre tempistiche connesse e, ricordo che in quella
seduta di consiglio è mancata da parte degli uffici e del vice segretario la volontà
di prendere reale consapevolezza sulle questioni sollevate, mancata presa di
consapevolezza che ha portato a dare interpretazioni approssimative sulle
possibili conseguenze con altrettante soluzioni superficiali e generiche.
E come ormai prassi consolidata alla mia richiesta secca di avere una risposta
chiara e univoca che ci consentisse di operare nell’unico piano in cui il consiglio
deve operare, che è quello della legalità e della legittimità, è calato il silenzio ma
non ancora il sipario.
Come a dire voi andate avanti e poi si vede. Da qui una proliferazione di
emendamenti e un operare inutile.
Secondo episodio.
Questa confusione generata, volutamente o non (perdonatemi ma l’ombra del
sospetto deve esserci sempre, perché consente di intercettare eventuali luci) ha
determinato che i colleghi ingenuamente spinti dalla volontà di utilizzare lo
strumento dell’emendamento per esprimere politicamente tutto il loro affetto verso
la città, siano rimasti gabbati, beffati e raggirati.
Ma ha determinato anche disordine ahimè fra alcuni dei colleghi.
non per tutti la consigliera lauria ha colto rappresentato e sollevato tale disastro.
Ma alcuni ingenuamente pur avendo mille motivi per non votare comunque lo
strumento finanziario si sono aggrappati alla mancanza dei pareri prima e poi
all’emissione di pareri tutti negativi dopo, ma per fare cosa o, meglio, per
rafforzare cosa? Il voto contrario o la non votazione di un bilancio che comunque
non andrebbe votato perché ci sono delle ragioni forti che giustificano la
contrarietà allo stesso? Innanzitutto è frutto di una programmazione che non
condividiamo, di fatto è la programmazione di un’amministrazione che mi
dispiace ricordarlo è destinataria di accuse non ancora chiarite, che fa calare
ombre di illegittimità, seppur l’augurio è che non sia così.
Perché voler difendere anche quello che non merita difesa posto che a maggior
ragione non tocca a noi opposizione difendere alcunché … men che meno lo
strumento finanziario di questa amministrazione che a prescindere da tutto è
fallimentare.
E’ una situazione paradossale e si arriva alla terza puntata.
Sarò ripetitiva ma ai cittadini va sempre detta la verità che questo bilancio è un
bilancio blindato, che arriva ad ottobre, propagandato già da aprile, in cui
sicuramente sarà stata considerata la spesa sostenuta finora, con la conseguenza
che, almeno per le vie generali, i capitoli non potevano essere modificati se non a
patto di togliere copertura alla spesa già effettuata con il conseguente rischio
formarsi di debiti fuori bilancio
Il bilancio oltretutto manca di progettualità e di visione, e non ha e non può avere
carica innovativa in mano a questa amministrazione.
Sembra addirittura un bilancio che ha difficoltà persino a rimanere intrappolato
nell’ordinaria amministrazione e si deduce dal fatto che molti capitoli sono
sottostimati si pensi alla manutenzione ordinaria o al verde pubblico che è
pressoché inesistente.
Tutto è stato predisposto in modo tale da coprire le spese strettamente
indispensabili e per il pagamento dei debiti.
Il che equivale a dire che, molto facilmente, ogni variazione impedirà il pagamento
di una spesa necessaria e esporrà a rischi.
È chiaro è cristallino che le prerogative dei consiglieri in questa maniera sono
grandemente ridotte… che il Consiglio tutto è svuotato e privato dei suoi poteri,
ma quando si approva il bilancio in ritardo e peraltro in un ente a rischio default,
è così. E oltretutto è così da due anni, il ruolo del Consiglio è stato sempre più
depotenziato con ogni mezzo diciamolo sia all’interno che all’esterno del Palazzo
e diciamo spesso anche senza distinzioni di bandiere.
Spesso le crisi politiche profonde come quella che vive Paternò sono
accompagnate da espressioni quali senso di responsabilità e bene comune, il
rischio è però che questi concetti vengano strumentalizzati e piegati alle logiche
politiche e del potere nelle accezioni negative. E’ già successo.
E davanti a questa possibilità come sempre non posso tacere.
Non posso tacere ad esempio come fa la giunta amministrativa che siede lì in
assenza di rumori, ma in un silenzio eloquente. In quanto pur avendo ricevuto da
tutte le forze politiche pubblicamente e mediante tutti i mezzi di comunicazione la
richiesta di dimissioni non solo non ha dato risposta politica al suo inoperato ma
alla mancata risposta politica non è seguita neanche una espressione o
dichiarazione altrettanto pubblica di solidarietà al primo cittadino che
giustificasse almeno sotto questo aspetto la loro presenza il tutto in un
pressapochismo inquietante. Il modus operandi di questa Giunta è quella del
buio, senza confronto e senza la valutazione degli impatti delle proprie scelte e
delle proprie non scelte, con una improvvisazione che ha dello sconcertante.
Siamo all’ultima puntata, spero.
Prendiamo atto che la situazione politica è tale da non ammettere più nemmeno
un passo, ricordiamoci tutti che la città ci guarda.
Rispettiamola innanzitutto attraverso il rispetto dei ruoli che ci ha assegnato,
evitiamo accozzaglie o ibridi con la scusa di salvare una instabilità politica che c’è
da tempo e che è inevitabilmente cresciuta nell’ultimo periodo e che non verrebbe
meno se questo bilancio venisse approvato.
Anzi sarebbe il prolungamento di una agonia e i cittadini non meritano questo.
Paternò non merita questo. Dobbiamo prendere atto che il banco è saltato, non
c’è dialettica fra consiglio amministrazione e uffici, non c’è confronto non c’è non
c’è rispetto dei ruoli …è saltato tutto e sotto tutti gli aspetti politici etici umani.
Il problema, quindi, non è più manco il bilancio …il problema è che questa
precarietà politica questa inconcludenza amministrativa crea un danno diretto
alla città.
È il Titanic che affonda e ci si ostina a dire il Titanic non può affondare. Non si
può continuare a sacrificare l’interesse dei cittadini in una confusione generale