Com’è il risveglio nel giorno successivo a quello in cui dieci anni di balle, fango e menzogne vengono spazzati via? Come ci si sveglia quando il lavoro, peloso, di una intera carriera, o quasi, viene cancellato con un tratto di penna da quegli stessi giudici di cui si è megafono da un ventennio (abbondante)? Per rispondere a queste domande citofonare Marco Travaglio. E se non vi risponde, basta dare un’occhiata alla prima pagina del Fatto Quotidiano di oggi, venerdì 24 settembre.
Già, perché ieri la Corte di Assise di Palermo ha stabilito che la trattativa Stato-mafia non esiste: assolti Marcello Dell’Utri “per non aver commesso il fatto”, gli ex generali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni (“perché il fatto non costituisce reato”), in primo grado erano stati condannati a 12 anni. Pena ridotta a 27 anni per boss Leoluca Bagarella mentre al medico Antonino Cinà la pena è stata confermata a 12 anni. Insomma, condannati i mafiosi. E non quello Stato che in alcune sue componenti è stato infangato, insultato, attaccato per anni proprio da Travaglio.
E Marco Manetta, ovviamente, fatica a digerire quanto accaduto. Eccoci dunque alla prima pagina del Fatto, gazzettino delle procure (ma oggi e solo per oggi un po’ meno gazzettino delle procure). Il titolo di apertura è davvero avventuroso: “Trattare con la mafia si può, con lo Stato no“. Dunque, nell’occhiello un tentativo di sintesi: “Condannati i boss, assolti i vertici Ros e Dell’Utri”. E ancora: “Il negoziato Ros-Ciancimino è reato per i mafiosi, non per i carabinieri”. Frasi da cui emerge tutto il puerile rammarico per il fatto che i “cattivi”, quelli che per Travaglio sono i “cattivi” ovviamente, ne escano senza macchia.
Ma non è tutto. Vi è poi il fondo di Travaglio, il commento che trasuda livore, scoramento e delusione dalla prima all’ultima riga. E di questo consueto Travaglio di bile, però, vi riportiamo solo l’attacco, più che sufficiente per comprendere lo stato d’animo di chi vede spazzato via per sentenza più di un decennio di lavoro e fanghiglia: “Per la serie La sai l’ultima?, la sentenza d’appello sulla trattativa Stato-mafia conferma integralmente i fatti, ma condanna solo la mafia e assolve lo Stato – premette un Travaglio tendenzioso come non mai -. E così afferma un principio che sarebbe perfetto per l’avanspettacolo, un po’ meno per il diritto penale: trattare con lo Stato è reato, trattare con la mafia non è reato”. E ci si chiede se il riferimento di Travaglio all’avanspettacolo sia autobiografico.
Ma tant’è, aggiunge: “Sarà avvincente, fra tre mesi, leggere le motivazioni della Corte d’assise d’appello di Palermo. Ma lo sarebbe ancor più poter assistere alla loro stesura, cioè vedere i giudici che mettono nero su bianco questa trattativa asimmetrica con la Legge del Dipende: è reato solo per i mafiosi da un lato del tavolo e non per i carabinieri e i politici dall’altro: più che una trattativa, una commedia (anzi una tragedia) degli equivoci”, scrive Travaglio. Già, una brutta, bruttissima giornata, per il direttore del Fatto Quotidiano. Così brutta che – incredibile, ma vero – se la prende addirittura con i magistrati. Capito com’è svegliarsi nel giorno successivo a quello in cui dieci anni di balle, fango e menzogne vengono spazzati via?
fonte Libero
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