Conte convoca gli Stati Generali. Come Luigi XVI che li convocò nel 1789 per affrontare la crisi finanziaria che stava mandando in rovina la Francia, per le opportune riforme. Ma poi finì ghigliottinato per l’esasperazione popolare. E fu rivoluzione, violento sconvolgimento sociale, politico e culturale.
Cassese, scrive sul Corriere, degli Stati Generali che non lo convincono e che di fatto esautorano il parlamento e delle falle del decreto Cura Italia e del decreto Rilancio.
È un Sabino Cassese, presidente emerito della Corte Costituzionale, che va all’attacco di Giuseppe Conte, questa volta non in tv ma direttamente della colonne del Corriere della Sera, segno che le cose, per il premier, stanno cambiando.
Il gradimento nelle stanze dei bottoni che finora lo hanno sostenuto, ma anche tra i cittadini come abbiamo visto, per il presunto avvocato del popolo è in calo verticale.
“Bilanciare gli obiettivi con la capacità di realizzarli è il modo per non scrivere il libro dei sogni”, sottolinea.
Ma è nella chiusa del pezzo che il costituzionalista picchia durissimo: “È ora l’azione incoerente di governo che preoccupa, più che la burocrazia. Il Consiglio dei ministri sostituito dalla processione dei ministri a Palazzo Chigi. Lo stile leaderistico senza leader. L’accentramento senza rapidità di azione. Il sentire molti per non ascoltare nessuno. Gli Stati generali divenuti passerella”. Insomma una catastrofe.
Parole pesantissime, soprattutto se vergate proprio sul Corsera.
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