Connect with us

In primo piano

L’ESEGESI DEL “J’ACCUSE” DI ANDREA DI BELLA: “VI DICO CHI È NINO NASO”

Pubblicato

il

E’ diventata virale l’intervista del già portavoce del sindaco del comune di Paternò e già tutti si chiedono quale senso ha avuto questa intervista, perché a parere di alcuni non ha significato nulla di che. Noi invece non crediamo sia così e proprio per questo abbiamo deciso di fare l’esegesi, la facciamo noi che eravamo presenti e osservavamo le posture, i toni e i significati di ciò che è stato detto, anche a microfoni spenti. Ma non siamo qui oggi ad anticipare le interessanti ulteriori rivelazioni. Oggi ci apprestiamo all’interpretazione critica del pezzo messo online. E sono almeno tre i punti salienti da esaminare:

  1. «Guardi, glielo dico con molta franchezza, io ritengo che esista ormai da tempo una catena di comando che al primo posto non vede il primo cittadino ma soggetti terzi, che non ricoprono ruoli ufficiali e che con la loro totale incompetenza stanno sviando in modo anche piuttosto palese l’azione amministrativa. Un enorme peccato per tutta la città». La catena di comando che di fatto governa la città potrebbe essere una sorta di politik-bureau, un matriarcato senza ruolo istituzionale, che indirizza l’azione amministrativa assieme alle influenze esogene di personaggi che hanno contribuito alla sua rielezione, palesati recentemente?
  2. «Il signor Nino Naso conosce perfettamente tutto quello che le sto dicendo oggi. Naso sa che penso che la Giunta aveva bisogno di un tratto differente, che alcuni soggetti avevano finito per imbarbarire il progetto politico che insieme a lui avevo contribuito a fondare, che da progetto civico si era trasformato tutto in una attribuzione di poltrone fine a se stessa, peraltro fantasiosa e basata su criteri inediti e discutibili, che del nostro programma elettorale – di cui peraltro sono stato uno degli artefici – avevamo realizzato ben poco». Una giunta di scarsa qualità, come peraltro i risultati, dove gli assessori non hanno peso specifico, ma che hanno “imbarbarito” le premesse di quel pesudo progetto politico civico nasista col quale erano partiti nel 2017. In una condizione Naso-centrica. Rivoluzione cantavano. Un tradimento. E che tutto quello descritto era perfettamente a conoscenza del sindaco. Bene.
  3. «No, dell’inchiesta giudiziaria che vede ancora indagato il sindaco non ne parlerei oggi. Da giornalista e da professionista della comunicazione, volutamente, pur avendo materiale a non finire da poter utilizzare per scrivere fiumi di articoli, non ho mai strumentalizzato una vicenda che sono certo abbia toccato molto, specie sul piano umano, i soggetti coinvolti. Su un piano più strettamente politico invece, alla luce delle risultanze d’indagine venute fuori dall’inchiesta, posso solo dire che io da sindaco avrei attuato scelte totalmente diverse ed in tempi diversi. Anche da un punto di vista comunicativo e nell’approccio che si è avuto alle vicende emerse. Alcuni probabilmente non si sono ancora resi conto del tramonto della loro stagione politica. Che il Nasismo sia finito, inteso come fase storico-amministrativa di questa città compresi i soggetti che a vario titolo la costituiscono, io ritengo sia un fatto ovvio». Sottolinea come, sic stantibus rebus, nessuna pezza da mettere può salvare una situazione che politicamente e amministrativamente, è fortemente  compromessa. Un invito al sindaco di dimettersi. Insomma sono ai titoli di coda e non bastano i tagli di nastri per risollevare forzatamente un’immagine pubblica ormai compromessa. Specialmente quando a dirlo è un personaggio che ha accompagnato Nino Naso sin dai primi passi e per gli anni a seguire, fino al tradimento politico del sindaco e poi alla rottura.