Le elezioni più inutili nella storia dei secoli sono quelle che di qui a breve chiameranno i catanesi alle urne. Perché le definiamo “inutili”? La risposta è più che ovvia. Chiunque sarà il candidato in pectore, vincerà il centrodestra a mani basse a patto che cammini compatto. Per ovvie ragioni politiche e di consenso, il nome del candidato sindaco dei partiti di centrodestra dovrebbe essere espressione di Fratelli d’Italia e il nome più sussurrato è quello dell’assessore uscente allo sport, Sergio Parisi.
Sulla coalizione pende uno psicodramma che ha un nome e cognome: Raffaele Lombardo.
Chiacchiericci di quartiere suggeriscono la volontà dell’ex presidente della regione di correre alla carica di primo cittadino. Da altri versanti cittadini si vocifera invece l’intenzione dello stesso a sostenere la candidatura niente popò di meno che di Enzo Bianco il quale non sembra fare molto per nascondere la volontà di rimettersi in gioco, nonostante la Corte dei Conti a lui e alla sua ex giunta attribuisca le cause del dissesto e, di conseguenza, l’incandidabilità stabilita e prevista dal TUEL (art. 248, comma 5). Anche questo nodo, a breve, sarà sciolto e dalla scelta di Lombardo dipenderà anche la posizione del duo Sammartino-Sudano e, quindi, di Prima l’Italia, di Salvini e della Lega Nord.
Una cosa, oggi, è certa, che nel PD l’autocandidatura di Enzo Bianco non è vista di buon occhio dai militanti e i vertici dem sono ben consapevoli delle condizioni in cui versa il partito a livello provinciale dopo anni di stasi targata Angelo Villari e considerata la polveriera generata dalle elezioni regionali che li ha letteralmente carbonizzati. Dal canto suo, Angelo Villari insiste. Una volta abbandonato il partito di cui è stato storica guida, pur di garantirsi un posto in lista, ha abbracciato il progetto di Cateno De Luca, l’unico ad averci realmente guadagnato in questa operazione di sterminio. Nonostante i primi segnali di apertura di Villari per le amministrative etnee a un fronte progressista che includesse anche il Movimento Cinque Stelle, i grillini fanno dietro front ponendo dei paletti all’area Renzi e, soprattutto, di Calenda. I grillini hanno altre ambizioni: sopravvivere. Saltando la possibilità di sostenere l’ex Ministro Nunzia Catalfo – che prima del niet di Giuseppe Conte al terzo mandato è stata avvistata alle riunioni della sinistra bocciofila più radicata – i grillini avrebbero un solo grande desiderio: avere come candidato sindaco Sebastiano Ardita la cui candidatura è, più che impossibile, improbabile.
Giancarlo Cancelleri, dal canto suo, si dice pronto ad amministrare la città anche senza il simbolo che lo accompagna da tre lustri e potrebbe essere un nome di sintesi che rimetterebbe insieme quel che rimane del PD con quel che rimane del M5S, sostenuti da qualche lista civica sparuta. L’operazione, tuttavia, andrebbe a favorire unicamente il partito dell’astensionismo.
L’unico a dimostrare impavida determinazione a cambiare le sorti della città è Lanfranco Zappalà che con il suo italiano precario, seduto da trent’anni tra i banchi del senato cittadino con un breve pit-stop della magistratura durante la lunga carriera consiliare, è convinto di potere fare meglio di tutti, la differenza, di fronte alla convinzione come alla follia, alziamo le mani in segno di resa: sappiamo a chi dare ragione.
In questa baraonda senza freni inibitori, vedremo nuovi astri nascenti nel panorama politico e antichi ritorni di fiamma. Si vocifera, infatti, la candidatura a sindaco di un anonimo avvocato, con il partito che di qui a breve sarà costituito da Alessandro Di Battista e da ex parlamentari del M5S. Sempre dal mondo dell’avvocatura ma di peso, arriva il nome di Giuseppe Lipera che con gli scranni di Palazzo degli Elefanti ha confidenza.
E Dino Giarrusso? Vuoi mettere? L’operazione Bonaccini gli serviva per garantirsi il secondo mandato a Bruxelles. A Catania sa già che perde la partita. Ne vedremo delle belle.
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