Magistrati agguerriti, pronti a colpire l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini in ogni modo possibile: chat dopo chat, la rete di potere orchestrata da Luca Palamara assume una forma sempre più nitida.
Da quanto emerge dalle ultime conversazioni pubblicate dai media, anche l’ex vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, avrebbe partecipato alle manovre di Palamara per attaccare il segretario del Carroccio sulla questione inerente alla nave Diciotti.
Legnini, scrive il quotidiano La Verità, prova così a difendersi dal fuoco incrociato: “Si trattò di un intervento doveroso, che rientra nelle competenze del Csm, svolto esclusivamente a tutela dell’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato, e che rifarei esattamente negli stessi termini“. I messaggi pubblicati, insomma, “non hanno nulla a che vedere” con la vicenda Palamara. E la loro pubblicazione ne decontestualizzerebbe il significato.
Ma a sgretolare la difesa di Legnini, sottolinea ancora La Verità, è una chat in cui il consigliere del Csm, Nicola Clivio, appare titubante di fronte alla strategia dell’allora vicepresidente di Palazzo dei Marescialli. “Ma Giò (si riferisce a Giovanni Legnini ndr) si candida per Abruzzo. Sarebbe importante saperlo visto l’aria che tira“, chiede Clivio a Palamara il 24 agosto 2018. La risposta di Palamara non tarda ad arrivare: “Ancora incertezza“.
La conversazione prosegue. A quel punto Clivio ribatte: “Ok. Perché lui ci chiede di dire qualcosa sulla storia della nave e noi lo facciamo volentieri ma poi non si deve direi che lui comincia così la sua campagna elettorale. Chiaro lo schema?“. Palamara chiarisce meglio la situazione con due messaggi: “Esatto lo chiede a tutti anche a noi. Gli ho detto che ci devo riflettere Deve essere una riflessione di tutti“. E ancora: “Per farlo occorre: 1. Richiesta di tutti noi, 2. Coperta anche dai nuovi…Altrimenti la nostra diventa una cacchetta…“.
Il 25 agosto, cioè un giorno dopo, quattro capigruppo firmano la nota ispirata da Legnini. Quella nota diffusa dallo stesso ex vicepresidente del Csm evidenzia come l’obiettivo dei magistrati fosse quello di “garantire l’ indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle indagini e di ogni attività giudiziaria, senza invadere il campo di valutazioni e decisioni che spettano al potere esecutivo e a quello giudiziario“.
Legnini e Palamara, aggiunge La Verità, entrano in contatto anche con il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, niente meno che il titolare del fascicolo su Salvini. “Carissimo Luigi ti chiamerà anche Legnini siamo tutti con te un abbraccio“, gli scrive Palamara. Anche in questo caso la risposta è pressoché immediata: “Grazie. Mi ha già chiamato e mi ha fatto molto piacere“.
Federico Giuliani
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