Connect with us

La ruspa di Matteo fa crac

Pubblicato

il

 

Salvini perde consensi, la Lega di lotta e di governo non funziona

di Renato Mannheimer, Pasquale Pasquino

Con la fine delle vacanze estive, sono ripresi i sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani. I cui risultati mostrano come, rispetto alla fine di luglio, si siano verificati, tra gli altri, tre importanti mutamenti negli atteggiamenti e nelle preferenze degli elettori. Si tratta di tendenze che, se venissero confermate nelle prossime settimane, potrebbero mutare, almeno in parte, lo scenario politico del nostro paese.

1) Si è accentuato il trend negativo della Lega che, rispetto un mese fa, perde grossomodo un punto percentuale, vale a dire una quota relativamente significativa del proprio patrimonio di consensi. Come si è detto, si tratta di un andamento che si era già mostrato nel corso del primo semestre di quest’anno. Esso è imputabile a una duplice insoddisfazione degli elettori leghisti delle (almeno) due porzioni in cui si possono suddividere i votanti e gli eletti per il Carroccio. La prima, quella “movimentista”, parzialmente insoddisfatta per la partecipazione al Governo e la seconda, quella più “moderata” (per la quale si fa spesso riferimento a Giorgetti e Zaia), che viceversa non vede spesso di buon occhio gli attacchi all’esecutivo da parte di Salvini. È un conflitto che emerso anche nelle ultime ore con il sorprendente voto contro il green pass da parte di Borghi in commissione parlamentare.

Il leader della Lega continua a mantenere, di conseguenza, un atteggiamento duplice. Da una parte conferma la propria partecipazione al Governo, mentre dall’altra vuole sottolineare l’identità leghista rispetto alle altre componenti dell’esecutivo. Mantenendo sovente un atteggiamento critico verso quest’ultimo, specie sui temi più cari alla Lega, come l’immigrazione. Si tratta di un posizionamento che, come si è visto, danneggia il partito sul piano elettorale. Ma, in questo momento, è l’unico che Salvini può assumere: gli conviene restare nel governo (anche per intestarsi eventuali successi), ma deve anche, specie a fronte della concorrenza della Meloni, sottolineare la specificità della posizione e delle proposte leghiste.

2) Viceversa – e anche questa è la conferma di un trend già iniziato nel primo semestre – si accentua ancora la crescita di Fratelli d’Italia che guadagna poco meno di un punto percentuale. La posizione della Meloni, che guida l’unica forza di opposizione, le consente di guadagnare voti, specie a danno della Lega. Ma, a ben vedere, si tratta di una strategia che, pur essendo vittoriosa a breve, nel medio periodo potrebbe portare a poco. Secondo molti osservatori, sembrerebbe infatti improbabile che la Meloni riesca ad assumere davvero la leadership del centrodestra, dato che per evitarlo, Berlusconi e Salvini sono disposti a rafforzare la loro alleanza e la loro convergenza. Anche a scapito dell’identità e dell’autonomia di Forza Italia (malgrado i dissensi che, a questo riguardo, si sono manifestati all’interno).

3) Dopo un periodo di difficoltà, sembrano crescere nell’ultimo mese i consensi per il Movimento Cinque Stelle. Si tratta in larga misura di quello che potremmo chiamare l’“effetto Conte”. Quest’ultimo gode infatti di ancora molta popolarità nel paese: la sua leadership, e, al tempo stesso, la sua partecipazione al Governo, si stanno dimostrando fruttuose nella raccolta di consensi. La sua strategia di “partito pigliatutto” per ora funziona. Malgrado le difficoltà interne, sia sul piano organizzativo (è emblematico il caso di Primavalle e nei numerosi comuni in cui il M5s non riesce a trovare candidati e pertanto desiste dalla competizione), i grillini continuano a suscitare l’interesse di una porzione significativa dell’elettorato.

Alla luce di questi dati, tutti i partiti sembrano attendere l’esito delle elezioni amministrative, il cui primo turno si svolge il 3 ottobre. Che vedranno la competizione per il sindaco in molte città importanti. I risultati dei sondaggi attuali fanno pensare a un esito relativamente favorevole al centrosinistra, con la grande incognita della competizione per il Primo Cittadino di Roma. Ma occorre ricordare che è spesso accaduto anche in passato che le forze di centrosinistra prevalessero nelle elezioni amministrative delle grandi città senza che questo avesse effetti rilevanti sulla distribuzione di voto sul piano nazionale. E che in molti paesi, non solo in Italia, i centri più popolati mostrano un orientamento più “progressista” di quelli più piccoli.

È improbabile, tuttavia, che un risultato del genere intacchi il predominio che il centrodestra tuttora possiede nell’elettorato del paese nel suo insieme. Ma è possibile, al tempo stesso, che un esito delle amministrative favorevole al centrosinistra, oltre a rafforzare Letta all’interno del suo partito, accentui i conflitti interni nella coalizione opposta, in particolare dentro la Lega. Il Carroccio e FdI scaricheranno infatti probabilmente l’uno sull’altro le responsabilità della sconfitta. E la tensione fra Salvini e Meloni potrebbe salire ulteriormente. Al tempo stesso, la componente della Lega che fa riferimento a Zaia e Giorgetti potrebbe volere un cambio della retorica e della linea politica seguita da Salvini. Spinto anche da Berlusconi su posizioni più moderate e filoeuropee.

Non è facile capire se Salvini sia disposto a prendere una posizione di semplice e incondizionato sostegno al governo Draghi appiattendosi in tal modo sulla posizione del Pd più di governo che di lotta. Ma, archiviato il risultato delle amministrative, a proposito delle quali non potremo ignorare i risultati complessivi, senza limitarci a quelli delle grandi città, si apre un capitolo ancora più rilevante par la politica italiana, quello della scelta del presidente della Repubblica. Un tema spinoso sul quale bisognerà tornare.

qtsicilia@gmail.com