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Politica

La questione parcheggi è il tema caldissimo di Catania.

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La città di Catania è impegnata a rendere il suo centro storico più vivibile. Un piano di avvicinamento ai modelli urbani europei che prediligono gli spazi pedonali e tanto verde.

L’obiettivo è certamente diventare green, smart, social. Questo impegno riguarda anche alcune parti più marginali del nucleo centrale, verso nord e verso sud. Piazze,piste e tanto altro. Ma non è facile tutto questo, alcune criticità emergono tra le pieghe dei tanti cantieri sparsi in città.
La pedonabilità tanto auspicata di parti della città deve fare i conti con una carenza di posti auto che diventa drammatica per tutta la settimana. La mobilità pubblica – per esempio la metropolitana– non raggiunge ancora il centro storico, costringendo tanti cittadini all’uso del mezzo privato. Sono obiettivi già pianificati ma non ancora raggiunti e per questo c’è bisogno di tempo e pazienza.

Contemporaneamente la città accoglie o attira sempre più funzioni alla scala territoriale e geografica, da quelle sanitarie a quelle governative, dall’università alle scuole, dai musei ai servizi culturali. Un accentramento di compiti che in parte è amplificato dalla mancanza di una classe politica metropolitana che guardi, non solo Catania, ma l’intera area secondo logiche di sistema. Evidentemente siamo di fronte a un’obesità che potrebbe diventare un serio problema per il futuro della stessa città. Manca un equilibrio complessivo tra le parti. Il risultato della mancanza di una classe politica metropolitana e lo svuotamento di risorse e compiti delle ex province, ha di fatto avviato processi di desertificazione delle aree esterne al nucleo. Non c’è la consapevolezza che la città di Catania non è più quella degli anni ’70,non ha più un limite fisico definito, non vive autonomamente come una polis ma è parte di un organismo metabolico più complesso e per questo le sue scelte influenzano positivamente o negativamente l’intero hinterland. Si sta tenendo conto di questo?
Ma sulla questione parcheggi e piazze il tema diventa caldo (caldissimo) a Catania. Dopo la promessa di tanti parcheggi multipiano, sparsi nei luoghi strategici della città, che insieme alla metropolitana avrebbero alleggerito il traffico, rimane la consolazione delle piazze sparse qua e là senza un disegno complessivo che renda la città reticolare, visibile. L’eterna mancanza dello strumento di pianificazione? (anche se sembra ripartita la procedura per la sua elaborazione) La mancanza di una visione d’insieme? L’overdose di risorse finanziarie come i famigerati fondi del PNRR? Oppure quello che manca davvero è un piano che coordini obiettivi, risorse, modalità e tempi delle azioni trasformative? Il poco tempo per metabolizzare lescelte, pressati dalle scadenze asfissianti dei fondi europei? O peggio ancora un piano strategico carente e parziale, sbilanciato solo verso la città di Catania? Sono tanti gli interrogativi e magari non sono soloquelli proposti in questa sede. Ma quando se ne parla pubblicamente il dibattito è anestetizzato e indirizzato con scenari solidi e immodificabili. La politica vuole certezze e non dubbi. Preferisce celebrare più che dibattere. Qualcuno dice persino che non c’è nemmeno più bisogno di studiare nuove narrazioni.

Per esempio, a piazza Lupo a Catania [ma anche a piazza Vittorio Emanuele – parcheggio Umberto – ndr] si potrebbe provare a immaginare un progetto di ibridazione che tenga insieme le funzioni sociali, quelle ludiche, le commerciali e ovviamente il parcheggio. Rinunciare a un posteggio multipiano, con spazio commerciale e sociale, culturale e biologico (alberi per esempio), potrebbe forse “truccare” un pezzo di città (con una piazzetta alla moda) ma non essere la giusta soluzione per la comunità. Le complicanzeburocratiche, la macchinosità della normativa scoraggiano a osare di più? Parliamone.

Era solo un esempio. Quello che preoccupa è che sempre più spesso si sente dire, “meglio questo che nulla” oppure “accontentiamoci (della mediocrità)”. Come se ci fossimo rasseganti alla mancanza della qualità dell’architettura e dello spazio, urbano, rinunciato a guardare oltre l’ostacolo. Il problema, di “accontentarci” di qualunque cosa, è ormai un motivo comune a tante amministrazioni. Come se fosse utile solo dichiarare ai media che tutto va bene, che un altro cantiere è pronto e che tante risorse finanziarie sono utilizzate per la città. Il problema è capire se stiamo verificando la reale ricaduta di tutti questi sforzi per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Sembriamo in una campagna elettorale senza fine, ma è uno degli effetti collaterali della logica della comunicazione convulsiva dei social in cui tutti sono in competizione, cittadini e governanti. Manca lo spazio e forse il tempo per confrontarsi (spesso solo polemiche strumentali). Ne saremo capaci? Penso al ruolo delle professioni. Che fine ha fatto l’esperienza di Giambattista Vaccarini o Francesco Fichera, capaci di trasformare la città con l’architettura o l’architettura con la città?Utopia?
Riepilogando. La città di Catania deve riflettere sul suo confine (forse non è più quello che crede). Quindi deve pensare a decentrare, riorganizzando l’offerta dei servizi magari con le città di prossimità servite dai mezzi pubblici verso nord e ovest (anche futuri). La città di Catania deve offrire più parcheggi prima di limitare ampie aree urbane, deve utilizzare meglio gli spazi disponibili, triplicando sugli stessi le funzioni strategiche. Dialogare con l’imprenditoria privata per avviare più interventi in project financing, garantendo qualità architettonica vera. Immaginare una costellazione di interventi tra essi collegati, strategici e iconici. Mandare in soffitta alcuni vecchie idee progettuali, ormai obsolete. Se vuole veramente diventare una città d’Europa, perché Catania è una città più ampia che da Malta arriva fino a Reggio Calabria collegata con le aree interne dell’isola. Deve assumersi la responsabilità di questo ruolo, non recintare.
Lo merita, ha le risorse per farlo, ma Catania non ha più le mura di Carlo V, non finisce a Nesima e la nuova linea metropolitana che da Paternò raggiungerà l’aeroporto impone una diversa strategia complessiva. Serve una riflessione sincera sul piano politico che incentivi il confronto produttivo e non autoreferenziale o auto-celebrativo. Catania ha un problema serio, che i fuochi d’artificio e i post su tic toc non hanno ancora risolto. Bisogna liberarsi di alcune ideologie precostituite che contrappongono personalismi sterili.Guardiamo le città in Europa, ma guardiamo tutto e non solo le insegne luminose e luccicanti.

Francesco Finocchiaro