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LA CITTÀ SOSPESA, IL SEQUEL

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Il dibattito politico che irrompe ogni luogo, reale e figurato, della città, nelle ultime settimane è stato incentrato sull’inopportunità della partecipazione alla ricorrenza della giornata della Legalità contro la mafia, iniziativa promossa dall’amministrazione comunale, del sindaco Nino Naso, indagato ancora oggi per voto di scambio politico-mafioso, reato grave ed infamante, che ha suscitato la reazione di tutte le forze politiche, le quali ritengono che non possa essere educativo per i giovani, perché creerebbe confusione anche nelle menti dei puri, i quali non capirebbero l’ossimoro cui si assiste. Ma andiamo con ordine. Tutto inizia qualche giorno fa allorché fa capolino un manifesto a firma del sindaco con il quale si annuncia la marcia “Le Vie della Legalità” e la conseguente conferenza dove tra i relatori vi era, tra gli altri, l’ex magistrato paternese Platania, il quale improvvisamente scompare poi in un secondo manifesto, quello definitivo, appena ventiquattro ore prima delle manifestazioni.
Ecco cosa abbiamo scritto su qtsicilia.info e che qui riportiamo:
«Ciò che succede in questa città non è facilmente ritrovabile altrove. Qualche giorno fa l’amministrazione comunale di Paternò indice “Le vie della legalità” anticipando gli eventi con un manifesto dove erano previsti alcuni relatori e tra questi anche l’ex magistrato Platania. Improvvisamente oggi nella versione definitiva diffusa, questi scompare dal manifesto.
Quattro le ipotesi:
Non lo sapeva e il suo nome è stato inserito a sua insaputa?
Lo sapeva ma dopo le palate di melma che ha ricevuto l’amministrazione, da tutte le parti, si è ritirato?
Avrà ricevuto qualche consiglio esogeno da lontano?
Avrà rinunciato responsabilmente per non mischiare la propria presenza con il sindaco indagato per voto di scambio politico-mafioso?
Oggi, casualmente, abbiamo incontrato un dirigente scolastico col quale ci siamo confrontati energicamente, sosteneva che era impossibile che una scolaresca potesse non partecipare a una tale manifestazione e alla nostra obiezione (anche siamo assolutamente garantisti e auguriamo che ognuno possa dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati) che non era possibile per questioni di stile, di bon ton, di opportunità, che gli studenti sfilassero assieme ad un sindaco sul quale aleggia l’ombra, l’ipotesi, del reato di scambio di voti con la mafia e che su questa amministrazione incomberebbe concretamente pure lo spettro dello scioglimento per infiltrazioni mafiose.
Come finirà? Sappiamo solo che non cade, insomma, l’ordinanza di custodia cautelare, al primo round. Nessuna scarcerazione per gli indagati detenuti dell’operazione “Athena”, che ha terremotato la politica paternese e che vede ancora indagati, a piede libero, il sindaco Nino Naso e l’assessore, dimessosi, Salvatore Comis.
Dunque gli atti dell’inchiesta Athena, che è ancora in corso e in via di sviluppo, hanno superato il primo scoglio del Riesame, che ha quindi accolto l’impalcatura prospettata dalla Procura e che adesso deve decidere sul ricorso della Direzione Distrettuale Antimafia sul sindaco Naso e l’ex assessore Comis, che rimangono indagati per voto di scambio politico-mafioso (art. 416 ter c.p.), come detto.
A questo punto, però, si aggrava la loro posizione, in quanto il quadro probatorio complessivo è stato accolto dal giudice del Riesame, nell’ambito delle misure cautelari chieste dalla DDA e non concesse dal Gip.
Dalle carte dell’inchiesta Athena, depositate dalla Procura, sarebbero emerse interconnessioni, dirette e/o mediate, del sindaco Nino Naso con noti esponenti del clan, così si legge nelle carte. Questo è ciò che sostiene la Procura (DDA) che insiste sull’arresto col proprio ricorso. Tra qualche settimana il quadro giudiziario si chiarirà.
Rimane comunque, oltre l’inchiesta giudiziaria, l’ipotesi di scioglimento per infiltrazioni mafiose al comune. Ma questo spetta al ministro dell’Interno e al Governo Nazionale.
Ora tutti aspettano il pronunciamento del Riesame al quale la DDA catanese ha fatto ricorso per le misure cautelari richieste e non concesse dal GIP. Ma questo esula dal ragionamento per via politica. Giustamente le questioni giudiziarie riguardano le valutazioni che la Magistratura farà, ma come sempre sosteniamo, la politica deve prendere posizione e produrre soluzioni prima degli interventi esogeni. Valutare insomma la forma, che diventa sostanza, del passo indietro per liberare le istituzioni e difendere le proprie posizioni da uomini liberi, proprio per non travolgere anche le istituzioni.