La Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio per il sindaco di Paternò, Nino Naso. Insieme al sindaco la richiesta per il giudizio comprende altre 48 persone.
Tra gli imputati, per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per voto di scambio politico-mafioso, c’è il sindaco di Paternò, Nino Naso e un assessore dimesso di recente dall’attuale giunta, Salvatore Comis, accusato, si legge, di essere l’uomo di fiducia dell’associazione mafiosa. Ai due il reato contestato è in concorso con Vincenzo Morabito e Natale Benvenga, due presunti esponenti del clan.
Il 25 mattina mattina, data oramai passata alla storia cittadina, il tribunale del Riesame ha discusso e concluso l’udienza riguardante l’applicazione delle misure cautelari in carcere richieste dalla Procura, che il GIP al tempo aveva respinto. Tra tutti gli indagati, figurano, come detto, il sindaco Nino Naso e l’ex assessore Salvatore Comis, per i quali l‘accusa ha ribadito la richiesta d’arresto. ll Riesame si è riservato di decidere in camera di consiglio, se accettare la misura cautelare in carcere, ovvero comminare altre misure cautelari minori come l’interdizione o la sospensione. A giorni ne sapremo di più.
Nel mentre che il Riesame esaminava in udienza a porte chiuse la sorte dei politici e non solo, la Procura della Repubblica ha inoltrato al Tribunale Penale la richiesta di rinvio a giudizio, come detto sopra, per 48 persone. Così cambiando la qualifica di tutti questi da indagato a imputato.
Molti, non addetti ai lavori, confondono i due procedimenti, quello cautelare e quello ordinario. Il Riesame decide solo sulle misure cautelari, mentre è compito del Tribunale Penale celebrare il processo agli stessi, per gli stessi motivi, in altra sede e nei tre gradi di giudizio. Una via crucis che durerà anni e che facendo così rimanere il pregiudizio politico nei confronti di uno che è il capo di una amministrazione, ma che vivrà nell’incertezza per la spada di Damocle che penderà sulla sua testa, gettando in confusione i suoi adepti non sapendo se il proprio sindaco è colluso, come sostiene la Procura, o meno.
Certo, in attesa di conoscere, intanto, le applicazioni delle misure cautelari, se ci saranno e cosa saranno, possiamo certamente affermare che questa sarebbe la fine politica di questa “comitiva” e di questa amministrazione, tranne che, al tanto peggio tanto meglio, gli accoliti nasisti decidessero di continuare ad amministrare in questo mare in tempesta, assumendosene, in pieno, la complicità con questo sindaco.
Quest’altra tegola, tempisticamente perfetta, del probabile rinvio a giudizio non farà certo dormire sonni tranquilli anche ai sostenitori istituzionali del sindaco, tra l’altro in un panorama cittadino devastato e imbalsamato, che ha perso anche la speranza.
Politicamente è un disastro per Naso e i nasisti che non avranno più un orizzonte chiaro, ma i topi abbandoneranno la nave prima di subito, rinnegando Naso continuando a sostenere il loro sindaco impelagato come sarà per lungo tempo in un processo grave e infamante, se le accuse fatte fossero confermate tra qualche anno e dopo i tre gradi di giudizio, ma che potrebbero dare la stura anche allo scioglimento del comune per mafia, ma questo è un processo troppo lungo per rimanere indenni nel mondo della politica.