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IL “J’ACCUSE” DI ANDREA DI BELLA: “VI DICO CHI È NINO NASO” (parte prima)

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Incontriamo Andrea Di Bella in un caffè in centro a Catania. Ed è il primo incontro di sempre, e di persona, col personaggio. Dopo alcuni scambi non del tutto edificanti nel passato. Si fa lasciare sul posto da un’auto che va via e che tornerà a riprenderlo al termine del nostro incontro. Siede e prende un “decaffeinato, grazie”. Ed inizia così la nostra chiacchierata con l’uomo che per vent’anni è stato il cosiddetto “uomo ombra” del sindaco di Paternò Nino Naso, in seguito anche suo portavoce politico per diversi anni, prima del recente brusco allontanamento tra i due. Ci diamo rigorosamente del lei, e lo manteniamo fino alla fine. “Guardi, faccia il suo lavoro ed è giusto che mi faccia le domande che vuole. Unica cosa su cui non mi esprimerò è la condizione che vede attualmente la Procura di Catania impegnata nei confronti del signor Nino Naso (sindaco di Paternò, per il quale la Procura ha chiesto l’arresto ndr). Parlo di altro, se non le dispiace”. Inizia così la nostra conversazione con Di Bella, l’ex spin doctor del primo cittadino paternese. 

E allora partiamo dalla fine. Lei lo scorso 16 marzo ha ufficializzato pubblicamente con un breve post su Facebook l’interruzione dei suoi rapporti con il sindaco di Paternò Nino Naso. Ci puo’ dire perché lo ha fatto e cosa ha portato a questa rottura?

Me lo hanno chiesto diverse volte. La risposta è sempre quella e cioè che l’esposizione nei riguardi del signor Nino Naso è da sempre stata enorme, resa pubblica in decine di occasioni, forse centinaia. Il mio allontanamento meritava a mio avviso un’esposizione pubblica anzitutto perché in molti mi ritenevano perfino portavoce del sindaco ancora oggi, nonostante io non ricopra più quel ruolo da due anni; secondariamente, come detto, perché negli anni è stato talmente forte il mio posizionamento nei riguardi del primo cittadino tanto da ritenere doverosa una altrettanto presa di distanza pubblica ed incontrovertibile. Era giusto fare chiarezza.

Lei ha fatto cenno anche all’interruzione del suo rapporto amicale. Perché?

Perché oggi, me lo lasci dire e la prego di non tagliarlo, ho motivo di credere che il signor Nino Naso non abbia mai provato nei miei riguardi sentimenti di autentica amicizia.

E cos’era allora?

Niente. Forse semplicemente un modo di essere affiancato da un professionista quale io mi ritengo senza che a questo seguissero naturali trasporto e stima. Al contrario io ritengo che il signor Naso abbia finito per sentirsi in qualche modo intralciato dal professionista Di Bella, dal candidato Di Bella, da tutto quello che io ho rappresentato e rappresento. Quel che dico lo dico con amarezza perché ritengo che il signor Naso abbia sprecato una grande occasione che giunge al di là del mio coinvolgimento, più o meno significativo e nei più disparati ruoli, nella gestione dell’Ente Comunale paternese.

Perché dice questo?

Come perché? In campagna elettorale nel 2022 avevamo promesso, io per primo, che avremmo creato le basi per mettere in campo, al termine dell’esperienza di questo sindaco a Palazzo di Città, una nuova classe dirigente che potesse ereditare ciò che di buono si era forse riusciti a fare dal 2017 fino a quel momento. Invece non solo vi è stata una progressiva involuzione dell’attività amministrativa, ma quel progetto a cui tanto credevamo di lancio di una nuova classe dirigente politica della città è miseramente fallito a colpi di Naso-centrismo. Si immagini, nel recente rimpasto il sindaco ha ritenuto di dover nominare un assessore ultrasettantenne, con tutto il rispetto. Non c’è molto altro da aggiungere sulla questione. 

Ha detto “Naso-centrismo”?

Esattamente, una Giunta e una visione “Naso-centrica”. Una circostanza che ha finito per portare un danno enorme a questo sindaco, forse inconsapevole lui stesso del pregiudizio che questa impostazione ha arrecato al meccanismo di gestione delle politiche della città. Questo sindaco ha trasformato il Governo della città, e lo dico con dispiacere autentico, in un Governo personale gestito in modo discutibile, centralizzato sulla sua persona, con gli assessori incaricati sostanzialmente spogliati di qualsiasi vero ruolo decisionale circa le deleghe loro assegnate, a tratti sviliti. Per non parlare del Consiglio Comunale, che in un sistema di Democrazia rappresentativa dovrebbe rispecchiare il cuore pulsante di ogni scelta pubblica, che è invece stato relegato a succursale dei voleri del capo dell’Amministrazione. Altro che azione di indirizzo e controllo. L’ultimo colpo di reni è arrivato giusto adesso da FdI con la Commissione d’Inchiesta sulla gestione della partecipata AMA, un’azione che non so dove e cosa potrebbe portare. Tolto questo, qualcuno sa spiegarmi esattamente in due anni che cosa è riuscito a partorire questa maggioranza, divenuta minoranza, e più in generale il Consiglio Comunale?

Ma insomma, chi comanda in questa città?

Comandare, che brutta parola. Una città che viene governata come si deve lo deve essere in modo collegiale, da più organismi che sinergicamente creano le condizioni perché i vari processi trovino alla fine la giusta combinazione. Non certo come lo si è fatto soprattutto in questi ultimi due anni.

E di questo lei crede che il sindaco sia all’oscuro?

Non glielo so dire. Io le so dire che scopro ogni giorno di consiglieri – istituzionali o meno – e amministratori, anche attuali, che non disdegnano commenti al vetriolo nei confronti del loro sindaco quando quest’ultimo passa in un’altra stanza dell’ufficio o al bar davanti ad un aperitivo, salvo poi mostrare una falsa devozione in sua presenza. Una cosa davvero molto triste da cui anche in questo caso ho sentito il dovere di prendere nettamente le distanze. 

Si. Ma Paternò?

Guardi, glielo dico con molta franchezza, io ritengo che esista ormai da tempo una catena di comando che al primo posto non vede il primo cittadino ma soggetti terzi, che non ricoprono ruoli ufficiali e che con la loro totale incompetenza stanno sviando in modo anche piuttosto palese l’azione amministrativa. Un enorme peccato per tutta la città. 

Immaginiamo questa sia la prima volta che il sindaco le sente dire certe cose.

Si sbaglia. Il signor Nino Naso conosce perfettamente tutto quello che le sto dicendo oggi. Naso sa che penso che la Giunta aveva bisogno di un tratto differente, che alcuni soggetti avevano finito per imbarbarire il progetto politico che insieme a lui avevo contribuito a fondare, che da progetto civico si era trasformato tutto in una attribuzione di poltrone fine a se stessa, peraltro fantasiosa e basata su criteri inediti e discutibili, che del nostro programma elettorale – di cui peraltro sono stato uno degli artefici – avevamo realizzato ben poco. C’è stato perfino un momento in cui, proponendomi in prima persona, mi rendevo disponibile a lasciare nuovamente tutti i miei impegni professionali come nel 2020 quando divenni portavoce, per dare una mano in Giunta, anche a titolo gratuito, proprio per tentare di riconsegnare a questa Amministrazione il segno della continuità civica cui si ispirò quando nacque quel progetto politico. Rispetto a tutte queste tematiche mi sono ritrovato puntualmente un muro davanti. Se permette, con garbo ma con altrettanta fermezza, a quel punto mi sono visto costretto nel comunicare al signor Naso che avrei preso definitivamente le distanze da un progetto politico che non rappresentava più né me né tanti altri, compresi diversi consiglieri della stessa ex maggioranza, che chiedevano come me da molti mesi ormai un concreto cambio di passo. Venti giorni dopo arriva l’inchiesta “Athena” che ha portato, tra gli altri, all’arresto di un ex assessore e all’iscrizione nel registro degli indagati il sindaco e un attuale assessore, oggi dimesso, accusati entrambi di reati molto gravi (assieme allo stesso sindaco-ndr).

Dell’inchiesta “Athena” non ci dice proprio niente? È giusto dire che rappresenterebbe la fine del “Nasismo”?

No, dell’inchiesta giudiziaria che vede ancora indagato il sindaco non ne parlerei oggi. Da giornalista e da professionista della comunicazione, volutamente, pur avendo materiale a non finire da poter utilizzare per scrivere fiumi di articoli, non ho mai strumentalizzato una vicenda che sono certo abbia toccato molto, specie sul piano umano, i soggetti coinvolti. Su un piano più strettamente politico invece, alla luce delle risultanze d’indagine venute fuori dall’inchiesta, posso solo dire che io da sindaco avrei attuato scelte totalmente diverse ed in tempi diversi. Anche da un punto di vista comunicativo e nell’approccio che si è avuto alle vicende emerse. Alcuni probabilmente non si sono ancora resi conto del tramonto della loro stagione politica. Che il Nasismo sia finito, inteso come fase storico-amministrativa di questa città compresi i soggetti che a vario titolo la costituiscono, io ritengo sia un fatto ovvio.

Con questo presente, il futuro lo vedrà certamente compromesso.

In vista della conclusione di questo mandato sindacale, che potrebbe anche terminare anzitempo per ragioni diverse dalla politica, serve che tutte le forze che attualmente si ritrovano ad essere alternative a questa Amministrazione e a questi amministratori, si siedano attorno ad un tavolo per produrre una sintesi nuova. Per nuova io intendo nuova veramente. Dopo tutto quello che è accaduto nella nostra città, lei crede davvero che proporre nomi che hanno già amministrato Paternò anche nel recente passato possano anche solo tentare di affacciarsi nuovamente alla politica attiva mettendosi alla testa di un progetto da far votare ai cittadini? Me lo dica lei. Va individuata una personalità giovane, che non abbia mai ricoperto ruoli politici attivi, (nemmeno di striscio – ndr). Diversamente, la vedo dura per la Città.

Questa prima parte finisce qui. Il prosieguo tratterà temi più specifici. Il funzionamento “particolare” della macchina amministrativa. I rituali inediti insomma. E c’è tanto ancora da scrivere.