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IL COMUNE DI PATERNÒ VERSO LO SCIOGLIMENTO PER MAFIA? FACCIAMO IL PUNTO

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Lo scioglimento di un Comune per infiltrazioni mafiose è una misura straordinaria prevista dall’articolo 143 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL, D.lgs. 267/2000). Viene applicata quando emergono collegamenti diretti o indiretti tra l’amministrazione comunale e la criminalità organizzata, tali da compromettere il buon andamento e l’imparzialità dell’ente.
Recentemente, il Comune di Paternò è stato oggetto di un’attenzione particolare da parte delle autorità per sospette infiltrazioni mafiose. Il 31 gennaio 2025, il prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, su delega del Ministro dell’Interno, ha disposto un accesso ispettivo presso il Comune. L’obiettivo è verificare l’eventuale presenza di collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso. Questa decisione è scaturita a seguito dell’operazione “Athena” condotta nell’aprile 2024, durante la quale sono state arrestate diverse persone e che vede il sindaco di Paternò, Antonino Naso attualmente imputato nel relativo processo per voto di scambio politico-mafioso.
Secondo l’accusa, durante le elezioni comunali del 2022, avrebbe stretto un patto con esponenti del clan Morabito-Benvenga, promettendo assunzioni in cambio di sostegno elettorale e nominando un assessore, che secondo quanto scrivono gli inquirenti e come si legge nelle carte della Procura, sarebbe stato il collegamento diretto con la consorteria criminale.
Interessante sarebbe ascoltare, da parte degli ispettori, anche l’assessore alla legalità Giuseppe Torrisi, il quale in consiglio comunale ebbe a dichiarare: «Non è possibile che a Paternò vi siano lavori pubblici che non vengono completati o che vengono incrementati da importi non dovuti […] non è possibile che i rapporti fra l’amministrazione comunale e i funzionari siano impostati sul volemose bene […] l’assessore dà solamente l’indirizzo politico ai funzionari, quindi dobbiamo intervenire anche sul discorso dei funzionari […] è un problema di controllo, di verifica, del comportamento dei funzionari di questo comune, in sostanza il potere decisionale che una volta era degli assessori, è dei capi unità operativa […] quello che deve realizzare gli atti è il funzionario». Dopo di ché è calato un silenzio inquietante, diremmo omertoso. Bisognerebbe anche controllare l’operato dei funzionari, verificare se questi siano stati “influenzati” nella scelta dei contraenti delle opere pubbliche del comune, se tutto l’uso seriale e indiscriminato dei subappalti, di cui Paternò detiene il record assoluto, sia stato regolare e non per poter favorire gli “amici degli amici”. Se gli affidamenti a fornitori di beni e servizi, di qualsiasi importo, siano improntati alla trasparenza non solo come risulterebbe negli atti, ma anche su quanto emergerebbe anche da fatti concreti. Insomma stabilire se procedure singolarmente lecite di per sé, se messe in relazione tra loro costituirebbero un comportamento illegale. Aspettiamo di vedere come procederanno gli ispettori in ordine a quanto espresso.

La commissione ispettiva antimafia, quindi, ha il compito di verificare la presenza di infiltrazioni, dirette o indirette, mafiose all’interno del comune e delle aziende partecipate.
Le sue funzioni principali includono: Analizzare la gestione amministrativa e finanziaria del comune per individuare anomalie o condotte sospette; Esaminare appalti, concessioni, assunzioni, incarichi, per verificare eventuali favoritismi, collusioni, nomine e incarichi, non solo direttamente con la criminalità organizzata, ma anche dei cosiddetti cerchi magici ricorrenti; Controlla il rispetto delle normative antimafia e delle disposizioni sugli appalti pubblici. Esamina l’operato di dirigenti e funzionari per verificare eventuali responsabilità. Acquisisce documenti, testimonianze di cittadini, della stampa, rapporti delle forze dell’ordine o di altre autorità competenti; Coordina le attività con la magistratura e la Direzione Investigativa Antimafia (DIA).
La commissione ispettiva nominata avrà tre mesi, prorogabili di ulteriori tre, per condurre gli accertamenti necessari e riferire al prefetto. Al termine delle indagini, se emergeranno elementi concreti di condizionamento mafioso, potrebbe essere proposto lo scioglimento del comune Paternò, come previsto dall’articolo 143 del Testo Unico degli Enti Locali.
Determinare la percentuale esatta dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose a seguito dell’invio di una commissione ispettiva disposta dal prefetto su delega del ministro dell’Interno è complesso, poiché i dati specifici su tutte le commissioni d’accesso nominate e i relativi esiti non sono sempre pubblicamente disponibili. Ciò nonostante alcune fonti romane, non ufficiali, ci dicono che una presumibile percentuale si aggirerebbe al 97%.