Ci segnalano un caso che riguarda l’amministrazione comunale di Paternò.
L’ipotesi potrebbe essere di «truffa aggravata in danno dello Stato, in concorso con il datore di lavoro, per ottenere indebiti rimborsi dal Comune di Paternò, attraverso la simulazione del rapporto di lavoro, inventato dal nulla, con la dabbenaggine che è stato fatto, guarda caso e di solito, dopo essere stati nominati assessori, per esempio e che tutti questi lo fanno con la complicità dei pseudo-datori di lavoro.
Non è un caso isolato, molti nel recente passato sono stati indagati e poi condannati proprio per questo motivo che porta al beneficiario-truffatore un aumento considerevole dell’indennità tra raddoppio e pagamento dei contributi che l’Ente dovrà risarcire alle ditte. La normativa prevede, infatti, che gli amministratori locali che non possono svolgere i propri compiti lavorativi non possono essere licenziati e per questo l’ente dispone un rimborso spese ai datori di lavoro.
Ma se l’ingaggio lavorativo risulta falso? Adesso si scatenerà la caccia all’amministratore furbetto, ma sprovveduto. Chi si fotterebbe i soldi a spese dei cittadini? Iniziamo lo screening. Buon digital marketing.
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