Può sembrare tutto inutile richiedere e cercare ancora una volta la convocazione di un consiglio comunale aperto alla città per discutere la condizione critica di Paternò. Non è inutile invece. E’ un esercizio di democrazia partecipata. Ma la compagine nasista, vecchia e nuova, diserta l’aula per non consentire il dibattito facendo così mancare il numero legale per l’inizio della seduta. Una furbata l’aver convocato il consiglio di mattina per non consentire la partecipazione dei cittadini. Una furbata che mortifica il consiglio comunale, che rappresenta la città. Ma non è tutto inutile il cittadino/elettore deve sapere chi sta da una parte o dall’altra e questo è stato cristallizzato oggi, il perimetro dell’opposizione al regime è stato riposizionato e l’opposizione ridefinita. Lo si sapeva già da tempo chi erano i buoni e i cattivi, ma oggi questo è stato certificato.
“Sono cadute le maschere” dichiara la capogruppo di Paternò On, Rosanna Lauria, circostanza questa sottolineata pure dal capogruppo di Fratelli d’Italia Alfio Virgolini in una conferenza a margine della mancata seduta dove sono intervenuti con determinazione anche Mariabarbara Benfatto, Francesco Borzì, Lorenzo Terranova e a chiudere Giovanni Piana, il quale ribadisce le proprie dimissioni perché non è più disponibile a “scaldare la poltrona mentre questo consiglio viene spogliato dalle proprie caratteristiche democratiche di confronto e confronto”.
Cadute le maschere alla prova dei fatti di quei consiglieri che hanno aderito al mercato delle vacche e che per un posto in giunta, piuttosto che per realizzare alcuni miseri interessi personali, hanno fatto il salto della quaglia e malgrado le rassicurazioni date oggi non hanno firmato, tradendo il mandato popolare ricevuto che li ha visti eletti nella coalizione contraria a quella dei nasisti di NasoNino.
Una scelta azzardata oltreché sleale. Azzardata perché fatta alla vigilia della roulette russa della Cassazione, che potrebbe confermare gli arresti domiciliari per il primo cittadino e li vedrebbe così esposti al pubblico ludibrio e additati come collaborazionisti di una amministrazione morbosa che ha cambiato più assessori e volto che mutande e che ci restituisce l’immagine dell’orchestrina che suona mentre il Titanic affonda. Ma siamo a Paternò dove tutto può succedere e dove la meraviglia è normalità, è inconsapevolezza, è azzardo. Ma i conti si fanno sulle scale e una mano di poker può ribaltare tutto.
Finiamo col dire che i problemi giudiziari, per voto di scambio politico-mafioso, non sono un fatto personale quando questi, così come sostengono gli inquirenti, hanno inciso in maniera determinante sull’amministrazione che oggi governa la città. Hanno inciso, sempre secondo la procura, sul normale svolgimento delle elezioni, perfino sulla composizione di quella giunta. Abbiamo tutti letto il romanzo criminale che ci hanno restituito gli inquirenti, abbiamo letto tutti le intercettazioni tra nasisti sulle strategie contorte durante le elezioni del 2022, agli incontri avuti, e non si può stare zitti, non ci si può non indignare. Non si può non reagire dinanzi a lavori pubblici mai completati, a finanziamenti perduti per accidia, a incarichi dispensati al “cerchio magico”.
Come non si può assistere, oggi, all’accensione dell’albero di Natale, piuttosto che ai tagli di nastri, ai premi farlocchi che vengono dispensati, per affermare che tutto va bene.
Non è una volontà di denuncia e polemica, la nostra, nei riguardi di questa amministrazione o delle sue scelte politiche. Ma sottolineare la colpa del degrado della città, dovuta ad una politica mediocre di questo tempo, è un dovere. Un dovere, per confermare il fatale destino per la città, che le riserva un governo cittadino privo di motivi e ideali, con alla base l’incapacità di agire per un peccato di superbia luciferina, cioè la convinzione di essere perfetti (“sopra di me solo Gesù Cristo”). Una vanità più forte della miseria, per quel senso di superiorità che luccica in ogni occhio dei nasisti, che loro definiscono fierezza, che in realtà è cecità. Per ora e per molto tempo non ci sarà niente da fare se tutto rimane immutato e la città svuotata di ogni entusiasmo.