“Io ci sono e ci sarò…” È una promessa o una minaccia?
Breve ma incisivo il discorso en plein air dell’ex premier Conte: il Mitterand italiano, federatore delle forze riformiste e progressiste del Bel Paese….
Pd e M5s aprono un’agenzia di collocamento per l’ex premier…
Che si sente tradito
Commissario europeo al posto di Paolo Gentiloni? No, perché Gentiloni non ha nessuna intenzione di tornare in Italia. Vicepremier o ministro di Mario Draghi? No, perché significherebbe escludere Salvini dal governo. Sindaco di Roma? No, perché è lui stesso che al solo pensiero si porta le mani ai capelli. E allora? Bella gatta da pelare, per Pd e M5s. Cosa facciamo fare a Giuseppe Conte? Non lo puoi mica sotterrare in un barile. Ci vorrebbe un Navigator.
Quell’irridente scavezzacollo di Matteo Renzi, ieri sera a Montecitorio, poco prima di entrare nella stanza in cui lo attendeva Mario Draghi per le consultazioni, puntava il dito verso la porta. Verso il tavolo del professore. Sorriso beffardo. Un lampo: “Ciao ragazzi, vado a fare il Conte ter”. Ed ecco il piacere contundente di girare il coltello nella piaga del BisConte, del premier disoccupato, l’avvocato che vive ore di ansia, di cattivi auspici, di recriminazioni soffocate con parole di volenterosa serenità. E di incubi.
Goffredo Bettini, il consigliere di Zingaretti, lo rassicura dicendogli che “sei il padre nobile della coalizione”. E bisogna proprio immaginarsi la faccia di Conte mentre squadra Bettini con l’espressione che avrebbe riservato a una lumaca nell’insalata: ma quale sarebbe la coalizione? Che significa? Si sente preso per quella parte del corpo che non andrebbe mai menzionata sulle colonne dei giornali seri, l’Avvocato. E si sente anche tradito. Pure da Beppe Grillo, che appena due anni fa lo aveva “elevato” sul palco del Circo massimo. E invece l’altra sera lo ha sotterrato, nel giro di 48 ore. Salvo però fargli prima una telefonata misericordiosa. Questa, all’incirca: “Belìn, prenditi il Movimento e facci quello che vuoi”. Sai che affare. Neanche Luigi Di Maio lo vuole più il M5s. Razza condannata, estinta, quasi i pellerossa o i pigmei. Che ci dovrei fare con i 5 stelle? Allora gli hanno suggerito di candidarsi sindaco. A Roma. L’immobile disastro che ha divorato Alemanno, Marino e Raggi. Un affare.
Le parole e il tono del professore si sforzano di parer calmi, ma le contrazioni del volto, un certo rossore, e la durezza inconsueta degli occhi rivelano un’ira profonda. Gli hanno anche riferito dell’assemblea dei parlamentari grillini, l’altra sera. Gli hanno raccontato che Roberto Fico, il suo esploratore, quello che avrebbe dovuto lavorare per lui, faceva tutto il contrario. E infatti quando ancora era possibile resistere e insistere, Fico già aveva badogliato. “Ma che stiamo aspettando? Dobbiamo subito aprire a Draghi”. E poi: “Dovremmo ringraziare Mattarella che ci ha portato il migliore”.
Nell’ipnotica partita a ping pong tra il Pd e i 5 stelle, tra il Quirinale e i partiti, Conte ha ormai l’impressione di essere la stranita pallina. Gli ex ministri, terrorizzati come sono dall’ipotesi che la Lega entri al governo, ora lo usano come uno scaccia Salvini. E Conte l’ha capito. Mettono in giro la voce che lui possa fare il ministro o il vicepremier, solo per indispettire la Lega. Quasi fosse una paletta antimosche. Un insetticida casalingo. Eppure se parlasse… Per questo in realtà viene componendosi un grosso problema. Per tutti. Che gli facciamo fare? Boh. Gli sguardi si fanno remoti, cosmici, tibetani. Ideona: riportiamo Gentiloni a Roma, gli diamo il posto suo! Pare che da Bruxelles però sia arrivata questa risposta, non una pernacchia ma quasi. In romanesco: “Ciao core”.
di Salvatore Merlo x Il Foglio
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