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Politica

🐸 CHI SONO GLI IGNAVI?

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Nel canto III dell’Inferno, Dante, descrive in maniera minuziosa e dettagliata i cosiddetti “ignavi”. Essi rappresentano quella tipologia di persone che nella vita terrena conosciamo come vili e troppo codardi per farsi avanti prendendo una posizione concreta. Secondo Dante si tratta di peccatori così indegni che non meritano neanche una reale pena da espiare, per tale motivazione il Sommo Poeta li ripone nell’Antinferno.

Chi non si è mai schierato da una parte, chi in vita ha sempre scorto una via d’uscita nell’omologazione verso la massa, chi non curante dell’importanza di prendere una posizione ha scelto di non scegliere, rappresenta il peccatore di ignavia. Per tali ragioni, Dante, sarà particolarmente duro nella descrizione che ne darà, li definirà come esseri che il mondo quasi non ricorderà, per dirla con le sue stesse parole:

“Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvidiosi son d’ogni altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa”.
(Inferno, III, 46-49).

L’ignavia, questa terribile condizione in cui l’individuo non prende una scelta rappresenta l’immobilismo di fronte al divenire. Dante scriveva nel Trecento, ma i problemi dai quali nasceva una critica così efferata nei confronti di chi sceglieva di non scegliere non sono così lontani da quelli che possiamo riscontrare in epoca contemporanea attraverso l’occhio di altri autori. Dante si scagliava contro chi nella vita politica si tirava indietro davanti alla grande scelta, quella scelta che avrebbe prodotto quello specifico cambiamento in una società contraddittoria. Per tale ragione, tra gli ignavi si ritroverà Celestino V, ovvero colui “che fece per viltade il gran rifiuto”.Se volessimo trovare un punto di contro tra Dante e i nostri tempi continueremo ad elencare tante figure che nella politica, intendendola come “ipostasi” del nostro sistema sociale, hanno riprodotto gli errori del Celestino V.

Maurilio Ginex