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Politica

CEFPAS, È CRICCA ANCHE A CALTANISSETTA? IL CASO LI CASTRI/SANFILIPPO

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“La Cricca dell’Edilizia privata al Comune di Palermo: 7 condannati tra ex dirigenti e consiglieri comunali” così titola un articolo di ieri 31.01.2025 del GDS.

Invero del tema ci siamo già occupati anche noi. Non per la questione in sé, trita e ritrita su quasi tutti i giornali cartacei ed on line, quanto piuttosto per uno dei personaggi coinvolti e condannati. Nel giugno 2024 infatti, col nostro artico “CEFPAS, È TUTTO UN MAGNA MAGNA ?” dove abbiamo avuto modo di approfondire “il profilo” di uno dei soggetti centrali della cricca palermitana, l’Arch. Mario Li Castri.

Come avemmo modo di scrivere, dopo l’arresto ed il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta Giano Bifronte, l’Ufficio Speciale Appalti e Contratti del CEFPAS è stato affidato alla guida “illuminata” proprio all’Architetto Mario Li Castri, già assunto qualche mese prima presso l’Ente, poi mandato agli arresti domiciliari, e dopo una sentenza del riesame che ne sospendeva l’arresto, appunto promosso nella qualità di dirigente responsabile dell’Ufficio Speciale Appalti e Contratti del CEFPAS.

Un curriculum di grande rispetto il suo, già funzionario e poi dirigente del Comune di Palermo, nell’era della sindacatura Orlando, docente universitario a contratto presso UNIPA, divenuto Dirigente Octies con un discutibile contratto di lavoro a tempo determinato, quinquennale, a tempo pieno (con scadenza 31 gennaio 2025), messo in piedi invocando la natura di ente sanitario del CEFPAS, senza che lo fosse effettivamente; natura smentita dai fatti (ignorata dalla band Sanfilippo & C), e da più di una sentenza che ha messo una pietra tombale sulla vicenda. Natura invocata da chi da quel modello sperava di trarne vantaggi personali (assunzione e stabilizzazione di mogli e sodali) e vantaggio elettorali (di soggetti appartenenti ad una classe politica che disprezza le regole). Di loro abbiamo scritto in lungo ed in largo delineando il profilo non proprio limpido di personaggi ben poco interessati all’interesse pubblico, che vi invitiamo a rileggere, a futura memoria.

Tornando all’Architetto Mario Li Castri, al CEFPAS, ci hanno raccontato sottovoce e per paura di ritorsioni, di un uomo che era una sorta di DEUS EX MACHINA dei lavori pubblici, che in breve tempo è divenuto uno degli uomini più potenti presso l’Ente Pubblico, sottoposto a controllo e vigilanza dell’Assessorato regionale della Salute, e certamente uno degli uomini più di fiducia del Direttore del CEFPAS, Ing. Roberto Sanfilippo. Fiducia che in realtà sembra partire da molto lontano visto che i due erano e sono amici di vecchia data e, ci dicono, condividano gli stessi valori, amicali naturalmente !!!.

Una autorevolezza la sua che, alla luce della sentenza di condanna, sembra riportarci agli anni 80’ e ad un altro ben più noto MINISTRO DEI LAVORI PUBBLICI, poi pentitosi, di un’altra consorteria, certamente più criminale, ma che con metodi assai simili governava gli appalti in Sicilia.

Un ufficio, quello affidato all’Arch Mario Li Castri, adesso condannato, che occupava un intero padiglione, che sembrava un Ministero, che per numero di impiegati e professionalità farebbe impallidire l’UTC del Comune di Caltanissetta, e di gran parte dei comuni dell’isola.

Orbene è arrivata la sentenza e la terza sezione del tribunale di Palermo ha condannato a pene pesanti quattro degli otto imputati (in realtà nè ha condannato 7 su 8) del processo denominato Giano Bifronte. Tra questi, appunto, l’arch Mario Li Castri,  che sarebbe stato la longa manus della «cricca» all’interno dell’amministrazione municipale, al quale il tribunale ha comminato una condanna di 7 anni di prigione.

Una longa manus che più di qualcuno ha immaginato, e ci dicono che ci sono osservazioni già in corso al riguardo, potesse essere andata in trasferta a Caltanissetta, presso il CEFPAS, dopo essere stata scoperta e messa sotto processo a Palermo.

Noi allora, nel giugno 2024, scrivemmo che  pur essendo la nostra testata notoriamente garantista, l’incarico ed il ruolo affidato al Li Castri era proprio una vergogna etica per il CEFPAS e per la sua DIREZIONE, in quanto l’ente si accingeva a gestire 33 milioni di euro di fondi pubblici, per effettuare lavori e forniture, con la guida di un responsabile dell’Ufficio sotto processo  e per il quale l’accusa, a quel tempo, aveva già formulato una richiesta di condanna per 7 anni, oggi tramutatasi in una condanna vera e propria. Non ancora definitiva, visto che siamo al primo grado, ma certamente emblematica della personalità del soggetto e della curiosa ostinazione del Direttore Sanfilippo nel mantenerlo nel ruolo fino alla scadenza del contratto.

Adesso è arrivata la sentenza ed anche la scadenza del contratto e quindi il Direttore Sanfilippo avrà una bella gatta da pelare visto che il suo più fidato dirigente si è visto piombare tra capo e collo una condanna che ne conferma il ruolo centrale nella vicenda palermitana, ma soprattutto che ha delineato una personalità per la quale l’incarico affidato e soprattutto il ruolo e la mansione sono state le meno opportune.

Noi sappiamo bene, per averlo denunciato con i nostri articoli, che il Direttore Sanfilippo delle ragioni di opportunità, e del sentire comune, se né sempre fottuto, ed ha privilegiato la sua sensibilità a quella comune ma adesso, alla luce della sentenza, inevitabilmente emergono tanti interrogativi tra i quali in primis quello di capire quali ragioni di opportunità e di convenienza hanno indotto la Direzione del CEFPAS a mantenere in un posto strategico un professionista che di quel ruolo in altri contesti sembrerebbe avere fatto mercemonio.   

Adesso è arrivato il momento di conoscere e capire, e confidiamo che finalmente qualcuno formalmente (innanzitutto a Piazza Ziino ed a Piazza Indipendenza, ma anche in ben altri palazzi) ponga i necessari interrogativi nelle sedi opportune, traendone le dovute conseguenze. In primis valutando se sia ancora opportuno tenere alla guida del CEFPAS uno Direttore dalla morale molto personale che ha preferito privilegiare il suo sentire personale alle ovvie ragioni di opportunità, adesso sfociate in qualcosa di molto più grave. Magari approfondendo al contempo ciò che è stato fatto ed il modus con cui sono stati gestiti dal Li Castri, decine di milioni di euro di fondi pubblici.