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CACCIAMO NASO, IL RILANCIO

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Nihil novum sub sole. Ciò che è andato in scena a Palazzo Alessi a Paternò, dove il sindaco Nino Naso ha convocato una conferenza stampa nella quale annunciare “importanti comunicazioni per la comunità” si è nei fatti rivelata una straordinaria burla. La vicenda giudiziaria che si è abbattuta sul primo cittadino, di cui ormai tutti conoscono contorni e dettagli, sembra quasi essere passata in secondo piano rispetto alla narrazione del sindaco. Solo flashback romanzati. A NasoNino, leader nasista, non abbiamo sentito pronunciare parole nuove, né assistito al colpo di scena tanto atteso, né importanti comunicazione per la comunità. 

Il suo problema più grande è questo, viene messa in piedi quotidianamente una strategia bislacca da parte del capo del nasismo, o dal politikbureau matriarcale che lo dirige. Comunicazione incomprensibile se non dannosa, non all’altezza in ogni caso per il momento delicato che si vive. 

Oggi, infatti, il sindaco si è presentato davanti ai giornalisti e ad una piccola folla di simpatizzanti ribadendo decine di volte che lui, il sindaco, vuole “la verità, la verità, la verità”. Nulla più è stato detto. 

La verità sulla operazione “Athena”, che nei scorsi mesi ha scoperchiato a Paternò una pentola piena di melma e nei guai c’è finito pure Nino Naso, insieme a due suoi ex assessori, accusati gravemente di aver, presuntamente, ottenuto voti  dalla mafia, offrendo utilità economiche da un lato oltre una discutibilissima agibilità politica dall’altro, con la nomina, ad avviso degli inquirenti, di un assessore vicino agli ambienti criminali. 

Ricerca la verità, dunque, il sindaco Nino Naso. E la chiede a gran voce. “Vogliamo la verità più che la libertà”. Giusto. Ma la verità a chi viene richiesta? Signor sindaco, tutti i giornalisti che lei definisce “diffusori di falsità”, hanno letto le oltre tremila pagine di intercettazioni, dalle quali si evincono cose estremamente chiare, che non abbisognano né di suggestive interpretazioni né di particolare comprensioni del testo. Quella è la verità che cerca? Quella cristallizzata dalla magistratura?

Già! Quelle palesemente emerse rappresentano una verità, che è scritta nelle carte processuali. Non serve definire “divulgatori di falsità”, come li ha chiamati lei, dell’informazione e delle opinioni di questa città, non hanno fatto altro che raccontare cosa stesse accadendo, cosa c’era riportato nelle carte dell’accusa, confermate dal tribunale qualche giorno fa. La verità, nient’altro che la verità. Ed anziché mortificare questa stampa che insieme all’opposizione politica metterebbe in atto, a suo avviso, opere di “sciacallaggio”, come quello, ad esempio, che è stato perpetrato, da parte sua sul quotidiano La Sicilia, nei confronti della giornalista Mary Sottile, la cui professionalità è stata inutilmente sfregiata sull’inutile altare del nulla. Forse avrebbe dovuto prendere meglio le misure nella ricerca della verità comunicativa totalmente differente e non infamante. Ma poi la verità che lei agogna verrà fuori dal processo, non occorre altro.

Badi bene, signor sindaco, che gli occhi degli inquirenti sono continuamente puntati su di lei, non è più un mistero, anche per altri fatti. Almeno così si sussurra a Palazzo e che sta andando avanti ormai da tempo, oggi più che mai. Dunque, sfidare gli inquirenti con dichiarazioni azzardate, inutili, imprudenti e pericolose, come se solo lei fosse il depositario della verità, la stanno esponendo oltremodo ad eventi che forse sono da lei sottovalutati. Da lei e non solo da lei. Che la porteranno a sbattere.

Come l’esperimento di rifare una nuova Giunta e tra i suoi membri indicare un assessore alla Legalità e alla Trasparenza quando si è indagati per voto di scambio politico-mafioso e non dire nulla quando quest’ultimo dichiara in Consiglio che esistono in capo all’Ente Comunale lavori pubblici che “…non vengono completati e che vengano incrementati da importi non dovuti”; non richiedere e poi dare pubblici chiarimenti, in nome della trasparenza, è il silenzio degli indecenti, in un momento in cui i riflettori sono puntati proprio su questa e la precedente amministrazione. 

Inoltre, nominare questa Giunta che afferisce solo alla sua persona, senza tenere conto degli equilibri politici generali in consiglio, dove ormai a seguirla è una sguarnita truppa che si allarga e si restringe a seconda delle vergognose convenienze del momento, destabilizza ulteriormente il quadro politico assai precario e traballante. 

Infine, non per importanza, non valutare mai, nemmeno per un attimo la possibilità di lasciare, riservandosi così la possibilità di difendersi adeguatamente, così da liberare la città da questa ansia ingenerata dalla spada di Damocle che pende sulla testa dei suoi concittadini… e si potrebbe continuare. Non lo trova un atteggiamento tracotante?

Smettiamola con le origini umili, con i poteri forti, con i complotti e tutto il corollario messo in campo. Smettiamola davvero.

Sua Eccellenza il Prefetto di Catania certamente disporrà un’ispezione presso il Comune, se non l’ha già fatto ancor prima del suo inutile suggerimento, da lei artatamente annunciato. Perché questa è la prima fase, propedeutica per lo scioglimento del comune per mafia.

Come la notizia che giungerà in Consiglio Comunale la mozione di sfiducia già annunciata alla sua persona, che anche se non dovesse raggiungere l’obiettivo per la sua decadenza, almeno stabilirà, per la pubblica opinione, chi saranno quelli travolti dallo tsunami in arrivo e chi invece prendendo le distanze dalla sua sorte potrebbero salvarsi. Chi sta da una parte e chi dall’altra. Chi sarà additato come complice e chi no.

Ascolti, lei ha fatto sognare migliaia di suoi concittadini vincendo due volte le elezioni. Poi è arrivato il caos. E di fronte al caos non è sempre possibile giocare al rialzo come ha fatto lei in quel di palazzo Alessi.

Su di lei oggi pesa una richiesta di rinvio a giudizio per voto di scambio con la criminalità organizzata, oltre al pronunciamento del Tribunale del Riesame che ha accolto i rilievi della Procura cancellando la decisione del Gip sugli arresti, allora  non concessi. Secondo questo provvedimento e riportando indietro l’orologio della storia,  lei già mesi fa,  avrebbe dovuto avere le manette ai polsi, assieme a tutti altri, posto dunque agli arresti. Tale evento, avrebbe oggi lo stesso effetto se il provvedimento non fosse stato sospeso in virtù del ricorso presentato. Per questo effetto, è pendente infatti il ricorso di legittimità e non di merito in Cassazione, che molti sono pronti a scommettere che non cambierà nulla rispetto a questa decisione del Tribunale. Questo per “divulgare” l’unica verità oggi esistente, che dispiaccia o no.

Dia retta a questo “divulgatore”: prenda atto della situazione e lasci la poltrona. E questa volta glielo suggerisco cordialmente, se non per affetto.