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Politica

SICILIA: LE MANI SULLA SANITÀ

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La Regione Siciliana, con la legge  regionale 18 Novembre 2024 N° 28  contenente al proprio interno l’articolo 28 comma 16 ha stabilito che “L’assessorato regionale della salute è autorizzato, a decorrere dall’anno finanziario 2024, a riconoscere l’adeguamento tariffario alle strutture riabilitative per disabili psico-fisico-sensoriali, alle comunità terapeutiche assistite, alle residenze sanitarie assistenziali e ai centri diurni per soggetti autistici, che applicano i CCNL di categoria, nella misura del 7 per cento a valere sui fondi del servizio sanitario regionale nel rispetto del piano operativo di consolidamento e sviluppo. L’articolo 49 della Legge regionale N° 3/24 è abrogato”.

La misura è stata fortemente richiesta dalle organizzazioni datoriali del settore socio sanitario, da Confindustria Socio Sanitaria, ad ARIS, ASSO, UNEBA e quant’altri, condivisa fattivamente dall’allora On. Assessore Marco Falcone, oggi europarlamentare di FI, che ha ritenuto utile ed opportuno accogliere le sollecitazioni ricevute dal settore, impegnandosi non poco a trovare tra le pieghe del Bilancio le risorse occorrenti, accolta e votata dall’ARS.

Per questo le Organizzazioni rappresentative di Imprese e Strutture Socio Sanitarie hanno manifestato il plauso, più avanti dimostratosi ingiustificato, nei confronti dell’ARS e del Governo Regionale, che ha manifestato sensibilità verso le loro istanze e verso le necessità di rivedere le rette di ricovero, non adeguate, in alcune casi, almeno da 20 anni.

Ciò non di meno dall’Assessorato regionale della Salute e più specificatamente dal dott. Salvatore Iacolino, potente Dirigente Generale del Dipartimento Pianificazione Strategica, ed assessore ombra alla salute del Governo Schifani (l’Assessore Volo è ormai noto che svolge un ruolo più di facciata/rappresentanza ma le decisioni vere vengono prese da Iacolino), sono cominciate le prime resistenze all’applicazione della norma. Resistenza che sembravano immotivata, almeno all’apparenza, ma che in realtà, qualcuno sussurra, sembrerebbe nascondere ben altre mire !!!

Resistenza comunque osteggiata dalle organizzazioni datoriali, che ritengono la misura equa e giusta, funzionale a garantire la resa di servizio socio sanitari di qualità, idonei a garantire le cure di soggetti fragili, in maniera adeguata.

Intanto la Premier Giorgia Meloni, in rappresentanza del Consiglio dei Ministri, giustamente, vista la circostanza indiscutibile che la Regione Siciliana è sottoposta al piano di rientro dal disavanzo sanitario e che dalla norma approvata, e dalla nota di corredo, non emergono i criteri di calcolo per la quantificazione degli adeguamenti tariffari destinati a valere sui fondi del Servizio sanitario regionale (SSR) e delle relative fonti-dati, non ha potuto che impugnare la norma, di fronte da una evidente contraddizione della Regione Siciliana che da un lato fa adottare una norma all’ARS e dall’altro la formula in una modalità che obtorto collo non può che portare all’impugnativa, cosi da scaricare su altri la responsabilità della eventuale mancata applicazione.

Bocciatura che però avrebbe come unica refluenza – affermano alcuni operatori sanitari del catanese con cui siamo in contatto – una inevitabile ricaduta negativa sulla qualità dei servizi erogati, e quindi sui soggetti fragili assistiti e indebolirebbe significativamente gli enti gestori, in gran parte PMI.”

Del resto, le rette oggetto di aumento, in alcuni casi non risultano adeguate da oltre 20 anni, mentre i costi, dalle utenze, al personale, agli approvvigionamento di beni e servizi, sono aumentate in maniera esponenziale, creando uno sbilanciamento inevitabile tra costi e ricavi, con una predominanza dei primi sui secondi.

Orbene, al di là della misura approvata (e osteggiata dal DG DPS) e della impugnativa (che sembrerebbe un atto dovuto) – fuori dalle dichiarazioni ufficiali – qualche operatore del settore pone l’accento su un’altra questione, più complessa ma che – qualcuno afferma – potrebbe essere la vera ragione per la quale la misura non si vuole essere portare avanti, almeno al momento.

Il Governo guidato da Draghi, notoriamente amico dei banchieri e delle lobby, ha introdotto in Italia il meccanismo della concorrenza nei servizi sociosanitari gestiti da privati accreditati e convenzionati.  Principio che a primo impatto potrebbe sembrare una cosa buona, ma che in realtà non lo è affatto.

Con la Legge 118 del 2022, infatti, viene introdotto in Italia, con decorrenza da ultimo fissata al 31.12.2024, la concorrenza nei servizi sociosanitari, richiamando gli obblighi imposti dalla Unione Europea. Peccato che il diritto dell’Unione Europea, e specificatamente la Bolkestein sulla concorrenza, non impone di introdurre meccanismi concorrenziali nei servizi di interesse generale, anche economici, e specificatamente lo esclude per i servizi sociosanitari. Ma curiosamente il Governo Draghi lo impone.

Misura che il Governo Meloni non è riuscita ad eliminare (nel Parlamento albeggiano molte anime sensibili alle lobby), ma di cui ha avuto il merito di riuscire a postergare il termini di applicazione al 31.12.2026.

La scelta del Governo Draghi, consapevolmente o inconsapevolmente – i nostri interlocutori propendono per la prima ipotesi – con l’introduzione della misura ha comunque prodotto l’effetto di porre le basi per avvantaggiare i grossi gruppi imprenditoriali della sanità privata accreditata e convenzionata a discapito delle PMI che gestiscono servizi sanitari e ci hanno spiegato perché.

Le rette di ricovero da riconoscere ai gestori sono determinate sulla base dei costi che si devono sostenere per erogare il servizio in ossequio agli standard strutturali ed organizzativi. La retta per loro natura sono incomprimibile, conseguentemente una eventuale gara non può farsi chiedendo un ribasso sul costo del servizio. Conseguentemente gli elementi da valutare in una ipotetica gara possono essere solo l’esperienza, il numero di dipendenti ed il fatturato. Che i grossi gruppi imprenditoriali, profit o no profit che siano, possono dimostrare di disporne in quantità maggiore rispetto alle PMI.

Quindi nella ipotesi di indizione di gare per l’aggiudicazione di servizi socio sanitari, i grossi gruppi imprenditoriali sono matematicamente quelli che si aggiudicheranno il servizio. E le PMI sono matematicamente le soccombenti, ma che proveranno a resistere in ogni modo qualora le condizioni economiche e gestionali fossero favorevoli.

Ma se le rette di ricovero non sono aggiornate, o mantenute inalterate tanto quanto basta per indurre  i gestori PMI a gettare la spugna, perché i costi sono ormai maggiori dei ricavi, il gioco è fatto !!!

Gli operatori da noi contattati ci dicono – senza mezzi termini – che c’è più di un sospetto che la formulazione della norma in maniera inadeguata, e la inevitabile conseguente impugnativa,  siano proprio gli strumenti che qualcuno sta usando per mettere in crisi gli equilibrio economico finanziari della PMI, che in Sicilia gestiscono servizi soci sanitari, così da supportare il progetto del Governo Draghi, o meglio dei grossi gruppi imprenditoriali e delle multinazionali operanti in sanità, amiche di Draghi (e non solo di Draghi), di introdurre in Italia la Bolkestein sulla concorrenza nel settore della sanità privata accreditata e convenzionata, a discapito delle PMI.

Le affermazioni delle nostre fonti sono certamente forti, e vanno riscontrate, ma indubbiamente, a ben vedere, il Presidente Renato Schifani e il Direttore Salvatore Iacolino sono i soggetti (entrambi attori politici) più vicini all’ex Onorevole e Ministro Angelino Alfano, che oggi, tra i vari incarichi, ricopre quello di Presidente del Gruppo San Donato, che si conferma essere il leader della sanità italiana con 5,4 milioni di pazienti trattati nell’ultimo anno, che gestisce 54 strutture  sanitarie  (di cui 18 ospedali), con più di 7.000 medici, con 5.566 posti letto e 18.240 collaboratori.

Noi non sappiamo se e quanto ci viene riferito, sono fatti concreti o solo congetture, ma certamente è indubbio che  la Bolkestein sulla concorrenza nel settore della sanità privata accreditata e convenzionata applicata in Italia darebbe al Gruppo San Donato, e parimenti ad altri gruppo imprenditoriali nazionali ed internazionali di analoga portata, un incredibile vantaggio.

E la non applicazione in Sicilia dell’auspicato aumento delle rette di ricovero darebbe alle PMI operanti nel comparto socio sanitario un ulteriore colpo di grazia, che ne indebolirebbe inevitabilmente la capacità di resistere all’applicazione della Bolkestain in sanità.

Naturalmente stiamo parlando solo di ipotesi e magari il Governo Schifani e l’assessore ombra Iacolino si precipiteranno a controdedurre adeguatamente alle osservazioni del Governo Meloni ed a richiedere la piena applicazione della norma approvata con la l’articolo 28, comma 16,  legge regionale 18 Novembre 2024 N° 28,  ma le nostre fonti insistono che esiste un disegno più ampio, che vuole portare alla colonizzazione del comparto socio sanitario siciliano ed all’ennesima sottomissione del già debole sistema imprenditoriale siciliano, creando una lobby trasversale, fatta di politici ed ex politici che gestiscono servizi sanitari che di qui a poco dovrebbe monopolizzare, sotto mentite spoglie (alcuni gruppi nazionali ed internazionali), il sistema socio sanitario regionale a discapito delle PMI e soprattutto degli utenti/pazienti siciliani.

Il quadro, se confermato, sarebbe estremamente grave perché sancirebbe l’ennesimo tentativo di gestire in maniera personalissima, e clientelare, la sanità privata accreditata e convenzionata, ben oltre le peggiori previsioni e ben oltre lo schifo a cui assistiamo oggi con manager nominati per appartenenza e gestioni influenzate dalla politica.

Noi ci siamo, vigileremo e denunceremo, come nostro costume. Ma di carne al fuoco sembra essercene già abbastanza per far porre l’attenzione sulla questione alle autorità inquirenti, civili, amministrative e penali.