Il sindaco di Paternò ha deciso di saltare l’udienza preliminare, fissata per il 3 dicembre, “rinviandosi a giudizio da solo” per togliere la possibilità ai magistrati di disporlo loro, è un’ammissione di responsabilità(?).
Da oggi quindi passa dalla categoria di indagato a quella di imputato in un processo, insieme ad altri, per voto di scambio di voto politico-mafioso, che si celebrerà, col rito immediato, si fa per dire, il 25 settembre 2025. La scelta che gli allunga l’agonia ci pare bizzarra da punto di vista politico, perché avere un gravame simile ancora per mesi, con tutta la letteratura che ne verrà, non è certo conducente per il normale svolgimento delle funzioni pubbliche cui è sottoposto un sindaco imbarazzante.
L’interpretazione di alcuni legali consultati è quella che con un simile atteggiamento si cerca di allungare un brodo andato a male in quanto, lo stesso Naso, richiedendo di andare a processo anticipa una sentenza certa di rinvio a giudizio.
Mentre ancora restano in pregiudicato altre due questioni, la cassazione che disporrebbe il via libera agli arresti e peggio lo scioglimento per mafia del comune che verrebbe disposto dal governo nazionale su proposta del ministro degli interni, travolgendo tutti, sindaco, giunta, consiglio e immagine della città.