Lo abbiamo definito il comune delle banane, ma qui andiamo oltre questa definizione. Non ci sono parole, non troviamo altri termini per illustrare quello che può succedere in questa plaga desolata, che ormai è nelle pagine nere della cronaca nazionale. Una città senza legge e senza regole dove un presidente del consiglio si arroga il diritto di annullare una convocazione dello stesso disposta in autotutela. Ma autotutela di cosa, di chi? Non si capisce. Un’ora prima revoca arbitrariamente la convocazione, sbarra il portone di palazzo Alessi, sede del consiglio comunale, lasciando tutti fuori, sia i consiglieri, sia i partiti, sia le associazioni, che aveva invitato lui stesso con propria lettera e questi per protesta rimangono in piazza in una sorta di sit-in a discutere tra loro e protestare con civile disgusto. Destra, sinistra, cittadini, tutti insieme. Non basta però.
Bisogna che le proteste siano più decise, contro quest’ultima disposizione anti-democratica. Siamo ormai al regime. Occupare il consiglio comunale, che è ritenuto un accessorio, sarebbe stata la cosa più ovvia a chi crede ancora nei valori democratici, ma il portone era chiuso, forse per evitare tutto ciò? Occorre chiedere un’audizione al Prefetto per un suo intervento,, perché qui sono stati calpestati i principi democratici più elementari.
Infatti con un gesto dispotico, il presidente del consiglio, come detto, su ordine del sindaco e dei suoi accoliti, annulla la seduta appena un’ora prima, in autotutela, come affermato nella sua nota. Vorremmo poi capire a chi riserva questa tutela, alla sua parte politica che vede fallire la propria azione nella città, sindaco in testa, che a Paternò è sicuramente fuori dal centrodestra e che flirta con pezzi vicini al centrosinistra ai quali dispensa prebende? Chi dovrebbe tutelare il presidente del consiglio, che non è sicuramente super partes come il proprio ruolo richiede, ma nelle mani dei suoi capi? Ce lo dicano!
Un consiglio comunale aperto a tutti, era un’occasione di confronto fra istituzioni e città. Un momento di dibattito libero, trasparente, uno scorcio di democrazia, finora negata da quello che in questi anni è diventato un regime, il regime nasista, che non si smentisce nemmeno in questa occasione, negando tutto ciò. Il dibattito non s’ha da fare, dispone il sindaco e il presidente del consiglio ubbidisce. Dà fastidio al sindaco, che in questi mesi ha perso la faccia, la testa e la propria dignità politica, trascinando con sé chi anche chi gli sta ancora attorno, trascinando nella melma la propria parte politica, il MpA, che su tutto questo non ha ancora assunto un atteggiamento chiaro. La cosa certa è che hanno censurato il dibattito sullo stato della città, nessuno può e deve parlare.
Paternò è al caos, politico, sociale, ideologico, una miscela che alimenta ancor più il rischio di scioglimento per mafia con questi atteggiamenti, oltre che per i fatti che sono noti a tutti e che stanno soffocando la città. Una città che viene presa a pedate da questa amministrazione regime, con ogni tipo di “abuso di potere” e un sindaco indagato, per voto di scambio con la criminalità organizzata, ma che continua a dettare ordini e a mestare le carte, come se nulla fosse e che fa di tutto, con ogni mezzo, anche equivoco, per raggiungere il suo scopo. La città ha necessità di una reazione oppure scegliere di morire.