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Politica

IL VIZIETTO

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Oggi scriviamo con una punta di imbarazzo ed ancor di più di amarezza. La magistratura dovrebbe essere indipendente, equilibrata, giusta, e garantire una amministrazione della giustizia scevra da ogni condizionamento, a prescindere dalle convinzioni personali dei singoli magistrati.

Invece assistiamo sempre con maggiore frequenza ad episodi che dimostrano che molti magistrati hanno amministrato la giustizia in maniera distorta, certamente non in maniera imparziale, talvolta affaristica. I casi Palamara e Saguto sono solo alcuni esempi.

Ma la notizia di questi giorni lascia basiti più di altre !!!

L’ex pubblico ministero e senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Scarpinato, noto per le sue posizioni giustizialiste, solo verso una parte politica a lui non congeniale, è stato intercettato casualmente dai magistrati della Procura di Caltanissetta durante delle conversazioni con l’ex pm Gioacchino Natoli. Quest’ultimo, accusato di favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra, insieme con l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, oggi presidente del Tribunale del Vaticano, è da tempo sotto inchiesta e intercettato. Le registrazioni sono state effettuate allorquando Natoli doveva essere ascoltato dalla Commissione Antimafia. I due magistrati, avrebbero concordato domande e risposte da farsi in seduta presso la Commissione Antimafia, orientando l’indagine sulla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino verso l’eversione di destra. Discolpando quindi la procura di Palermo per presunte connivenze con criminali affaristi e mafiosi.

Sostanzialmente un depistaggio bello e buono ordito, da due uomini dello Stato, ai danni dello Stato innanzitutto, ma anche in danno della verità (e quindi del popolo italiano) e delle famiglie dei due magistrati Falcone e Borsellino.

Al centro dell’indagine della Procura di Caltanissetta c’è il dossier Mafia e Appalti.

Confezionato nei primi anni Novanta e posto all’attenzione di Falcone, il dossier, che svelava le connessioni tra politica, imprenditoria e Cosa Nostra, in affari, che uscivano dalla Sicilia per arrivare in tutta Italia, puntava il dito su una sistema di riciclaggi attraverso investimenti in tutta Italia ed all’Estero, nel sistema imprenditoriale apparentemente cosiddetto sano. 

Secondo La Verità, che racconta la vicenda in un articolo a firma di Giacomo Amadori, sarebbero «captazioni interessanti», che potrebbero mettere in dubbio proprio la permanenza di Scarpinato in Commissione (e fors’anche all’interno del M5S, se avessero un minimo di rossore).

Le intercettazioni, sarebbero state effettuate da una microspia collocata nello studio di Natoli e avrebbero registrato sia le conversazioni avvenute dal vivo che quelle realizzate tramite Whatsapp. Le cimici avrebbero registrato solo la voce di Natoli, ma, in considerazione degli argomenti trattati, non è stato difficile decifrare chi fosse il «Roberto» con cui l’indagato stava parlato.

Sempre dalle intercettazioni sembrerebbe che Natoli, con l’aiuto di Roberto Scarpinato, che ricordiamo adesso essere Senatore del M5S, avrebbe dovuto confutare le dichiarazioni di Lucia Borsellino e Fabio Trizzino (avvocato della famiglia Borsellino e genero del noto magistrato), che avevano puntato il dito sulla sua attività da pm.

Una delle frasi più sconcertanti è stata: «Tu mi alzi la palla e io la schiaccio». Praticamente i due tramavano per mettere in campo una strategia per orientare i lavori della commissione antimafia a favore del Magistrato Natoli ed a danno dell’inchiesta sull’omicidio dei Magistrati Falcone e Borsellino. Indagine che non trova ancora una verità inoppugnabile proprio perché Polizia e Servizi deviati e Magistratura Infedele hanno fatto di tutto per non farla emergere.

L’accusa nei confronti di Natoli, ma anche del generale della Guardia di finanza Stefano Screpanti, e del Magistrato Pignatone, è di favoreggiamento, in quanto sembrerebbe che i tre, in concorso, due come magistrati della Procura di Palermo, l’altro come investigatore, si sarebbero adoperati per la smagnetizzazione delle bobine contenenti le intercettazioni registrate in un filone dell’inchiesta su mafia e appalti, che riguardava i fratelli Buscemi e Bonura, in affari con Raoul Gardini, morto, forse, suicida. Inchiesta all’attenzione prima di Falcone e poi di Borsellino, per la quale sembrerebbe siano stati ordinati gli omicidi dei due magistrati.

Mafia, Politica, Magistratura, sembrerebbero essere legati da un intreccio malefico fatto di interessi condivisi, di depistaggi, di interessi personali. E proprio questo ultimo punto riguarda il Magistrato Pignatone, che sembrerebbe avere acquistato proprio in quegli anni  90, a ridosso della formulazione e poi tentata distruzione del dossier, una ventina di immobili, tra appartamenti, garage e ripostigli proprio dai Buscemi e da Bonura. E sembrerebbe che lo stesso Pignatone, in complicità con Natoli, avrebbero archiviato le intercettazioni, oggi ritrovate a Roma ed all’attenzione degli inquirenti, e vergato la distruzione dei brogliacci. 

Orbene al di là della vicenda, che certamente lascia l’amaro in bocca, la questione getta un’ambra sull’intera carriera dei tre Magistrati, Natoli, Pignatone e Scarpinato. Infatti sorge ragionevolmente il dubbio che la vicenda di questi giorni, e l’inchiesta degli anni 90 archiviata indebitamente, possano essere solo due casi di manipolazione della giustizia in favore di potenti e mafiosi.

Certo se si pensa che Roberto Scarpinato ha costruito la sua carriera politica elargendo le sue pillole di saggezza sulla pelle di altri politici della parte opposta, in primis Berlusconi, vengono i conati di vomito nell’apprendere che lui in primis è peggio di quelli che lui stesso ha additato, e che se da senatore non ha avuto scrupoli a manipolare i lavori della commissione antimafia immaginiamo non ne abbia avuto nel manipolare processi a favore di mafiosi e politici, ergendosi poi a fustigatore delle altrui responsabilità, condannando esemplarmente poveracci che non potevano contare sull’aiuto ed il sostegno della mafia e del potere costituito.

Noi crediamo che se dovessero effettivamente emergere le responsabilità dei Magistrati in argomento, bisognerebbe riservare loro pene esemplari, per chiarire quanto intollerabile sia stato il loro comportamento. Un plauso, di contro, alla Procura di Caltanissetta, che non ha avuto remore nel far emergere la verità, anche se coinvolge illustri colleghi.