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I “NUMERI” DELL’AMMINISTRAZIONE NASONINO

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Scrivere e criticare di questa amministrazione oramai diventa fin troppo facile. A volte ci sembra come sparare sulle croce rossa tant’è l’inefficienza, il pressapochismo, ormai testato. Ad oggi appare inutile il rimescolamento delle carte e l’avere varato una nuova giunta con l’aggiunta di alcune personalità tecniche che non hanno prodotto quel cambio di passo che alcuni, ma non noi, si aspettavano. Solo un tentativo di vernissage e nulla più, rivolto più che altro al 25 settembre che sarà il giorno del giudizio.
Anzi l’unico risultato concreto prodotto è stata l’accusa, rivolta ai funzionari, ma ad uno in particolare, visto che si trattava il tema dei lavori pubblici, in pieno consiglio comunale e non al bar o nei salotti, dell’assessore alla legalità Pippo Torrisi: «Non è possibile che a Paternò vi siano lavori pubblici che non vengono completati o che vengono incrementati da importi non dovuti […] non è possibile che i rapporti fra l’amministrazione comunale e i funzionari siano impostati sul volemose bene […] l’assessore dà solamente l’indirizzo politico ai funzionari, quindi dobbiamo intervenire anche sul discorso dei funzionari […] è un problema di controllo, di verifica, del comportamento dei funzionari di questo comune, in sostanza il potere decisionale che una volta era degli assessori, è dei capi unità operativa […] quello che deve realizzare gli atti è il funzionario».
In soldoni, cosa vuol dire che le opere non si completano e per cosa? E poi cosa sarebbe che queste opere vengono incrementate da somme non dovute? Le dichiarazioni in per se e senza volere andare oltre sono di una gravità impressionante, in un qualsiasi ambito queste frasi avrebbero scatenato il putiferio e l’interesse degli inquirenti, che dopo queste esternazioni avrebbero dovuto come minimo chiamare l’assessore de quo per le necessarie spiegazioni. Ma l’anestetico della paternesità fa il resto.
Che dire oltre. I temi, sull’inefficienza, sono molteplici, ma qui vorremmo sottolinearne almeno due, in ordine cronologico, gli ultimi, che ci hanno destato meraviglia per come sono stati affrontati. La stazione san Marco e la fiera di settembre. Per la prima, ricordiamo, sono stati dati gli incarichi senza copertura finanziaria, con una promessa verbale di finanziamento mai arrivato. Bene, malgrado il finanziamento non sia mai arrivato, in ogni caso è stata pagata la parcella ai professionisti di circa 80mila euro come debito fuori bilancio. Un artificio? Un raggiro? Abbiamo chiesto ma mai nessuno ci ha risposto, alla faccia della trasparenza amministrativa, intanto gli 80mila euro sono stati incassati, spesi inutilmente.
Adesso oltre al danno la beffa. Con determina dirigenziale si incaricano altri professionisti rispetto ai progettisti di prima, per una revisioni dei prezzi del progetto de quo. Sarà l’ulteriore incarico per poi pagare solo la parcella senza poi realizzare il progetto? Come mai il comune interviene su un immobile del quale non è proprietario? E si, perché l’immobile della stazione San Marco è della ferrovia. Come se noi progettiamo la realizzazione o il rifacimento di un immobile che non è di nostra proprietà, ma del vicino. E mentre si prevedono delle ulteriori spese per circa 25mila euro per questo immobile non comunale, sulla cui sorte realizzativa vi è più che un dubbio, in quanto non esiste un finanziamento, l’amministrazione comunale continua imperterrita a dispensare prebende, ai soliti.
L’altro caso è la Fiera di Settembre. Un bando articolato, finalmente apparentemente trasparente (consultabile sull’albo pretorio) se non fosse che quanto prescritto non potrà essere realizzato da qualcuno, anche dai più esperti, dato il tempo brevissimo a disposizione, quindi è andato deserto. Tutto ciò per poi consentire all’amministrazione di adire all’affidamento diretto. Ops, ma che anche questo dovrà avere le stesse prescrizioni della manifestazione d’interesse. L’alternativa è l’imbroglio, cioè dare una mano di vernice alla procedura, pulire l’incanto, per poi fare come sempre, calpestare le norme, il buon senso e la buona amministrazione. Processo alle intenzioni? Quello che è certo l’impreparazione di questa amministrazione che anziché programmare buone prassi fa in modo di rendere tutto malevolo.