Connect with us

Politica

IL 19 LUGLIO COSA CI INSEGNA

Pubblicato

il

E’ solo di qualche giorno fa la ricorrenza dell’anniversario della morte tragica di Paolo Borsellino. Era l’estate del 92, ed in quel drammatico 19 luglio, in via d’Amelio a Palermo, un terribile attentato stragista tolse la vita ad un Magistrato serio, intransigente, votato alla sua famiglia ed al suo lavoro, che cercava solo la verità e la giustizia.

Verità e giustizia che a distanza di 32 anni ancora non emergono chiaramente facendo luce sulle vere ragioni del suo omicidio, e prima di lui di un altro grande Magistrato, Giovanni Falcone, assassinato anche lui un paio di mesi prima, lungo l’autostrada, tra l’Aeroporto di Punta Raisi e Palermo.

Indubbiamente le loro idee, rivoluzionarie, le loro posizioni rigorosamente ferme, le innovazione che cercavano di introdurre nel sistema investigativo e giudiziario disturbavano, non solo la mafia ed il malaffare.

E paradossalmente sembrerebbe disturbano ancora oggi, un sistema intricato di potere, fatto di connivenze politico/mafioso, di interessi privati, di affari loschi, non solo siciliani. Tanto è vero che la verità sulle loro uccisioni e sulle stragi di cui sono stati epicentro non sembrerebbe essere ancora vicina.

La mano armata, indubbiamente, è stata quella della mafia, aiutata da professionisti che di mafioso avevano ben poco, ma sembrerebbe ormai certo che siano stati altri a fare uccidere Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Le tracce di quella “partecipazione morale e materiale di altri soggetti” e di “gruppi di potere interessati all’eliminazione” dei due magistrati si ritrovano nei tanti processi per la strage ma soprattutto nella sentenza su quello che gli stessi giudici hanno definito come “il più grande depistaggio della storia d’Italia”.

E’ proprio di poche settimane fa, infatti, la notizia che la Procura di Caltanissetta ha aperto un nuovo filone di indagine e contestualmente un’inchiesta nei confronti dell’ex Pm del pool antimafia Gioacchino Natoli e del generale della Guardia di Finanza Stefano Screpanti, che sembrerebbero avere, deliberatamente sottovalutato, e non utilizzato, alcune intercettazioni telefoniche contenute in un  rapporto dei ROS sui rapporti “mafia e appalti”, in particolare sui rapporti tra la mafia siciliana e il gruppo Ferruzzi. Nel dossier compaiono diverse aziende che avrebbero avuto legami con la mafia di Totò Riina, tra le quali emerge anche il coinvolgimento della Calcestruzzi Spa di Raul Gardini.

Ma nel frattempo, in questi lunghi 32 anni, si sono succedute commemorazioni, fiaccolate, convegni, ipocriti quanto inutili, finiti i quali si è tornato a vivere in un sistema politico e sociale in cui è prevalso indisturbato un modello statalista caratterizzato dal centro politico moderato, in cui si identificava la maggioranza dei cittadini, di cui molti ignari di cosa si celasse dietro la tanto sbandierata moderazione centrista.

Peccato che la moderazione di cui si facevano portatori politici, burocrati e amministratori pubblici, … moderati …, in prima fila nelle commemorazioni, non era quello dell’onestà, della verità, dell’equilibrio, del buon senso, della ricerca della qualità della vita, della promozione dello sviluppo e del merito, quindi non nel senso virtuoso del termine. Piuttosto essere moderati, significava, passati i brevi momenti di commemorazione, evidentemente solo di facciata, essere moderatamente onesti, moderatamente ligi al dovere, moderatamente attaccati alla propria terra, moderatamente propensi alla ricerca della verità, ma al contempo fortemente arroganti, spudoratamente conniventi e collusi con il malaffare, clientelari ed affaristi.

In questi 32 anni appena trascorsi sono accadute tante cose, in Sicilia ed in Italia, e molti politici moderati, e loro sodali, pur trinceratisi dietro il motto “la Mafia fa schifo”, sono stati raggiunti da provvedimenti giudiziari ed in alcuni casi da pesanti condanne, per connivenze e/o concorso esterno alla organizzazione mafiosa.

Abbiamo ben sperato che qualcosa stesse cambiando e che la morte dei due magistrati non fosse stata vana. Invece a distanza di 32 anni, fatto un bilancio, sembra che stiamo tornando indietro. Gli stessi politici, burocrati, amministratori pubblici, vissuti i loro processi e scontate le loro pene, e forse redenti, sono nuovamente schierati in prima fila, con i loro storici sodali, per restaurare il sistema in voga 32 anni fa, solo momentaneamente opacizzato dai provvedimenti giudiziari. Per riprendersi il potere che non hanno potuto, obtorto collo gestire appieno per un periodo, causa forza maggiore.

Assistiamo infatti inermi, giorno dopo giorno, pian piano, alla scalata, alla ripresa del potere, alla restaurazione di quel sistema “malato” che sembrerebbe avere portato, per tutta una serie di ragioni, alla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In Sicilia come in tutta Italia dietro al mantra che l’Italia è moderata.

Sentiamo dai media, e leggiamo dai social, che ci sono forze che si identificano nel centro moderato e che invocano i padri fondatori della Balena Bianca. Sono lì a parlare di Don Sturzo e di De Gasperi, incuranti che questi si rivoltano nella tomba nel vedere calpestati i valori e le idee di cui nel primo dopoguerra si erano fatti portatori.

Ma nessuno di loro spende sentitamente una parola per chiedere la verità sulle stragi dell’estate del 92. Nessuno di loro si fa portavoce di un progetto politico per la legalità, per la giustizia, per la verità. Perché nessuno di loro la vuole veramente !!!

Così, mentre continuano i processi e talvolta continuano i depistagi e le condanne, immutato rimane il sistema di potere di cui sono portatori, dove prevalgono affari, interessi, collusioni, connivenze, tragedie, per far prevalere l’arroganza e l’interesse personale a discapito dei più.

Ma la cosa ancora più sconvolgente è che l’esempio di cui sono portatori, i c.d. moderati, sta alimentando anche in altri discutibili soggetti il convincimento che “si stava meglio quando si stava peggio”. E’ di questi giorni il progetto del noto Baiardo, fiancheggiatore dei Graviano, salito agli onori delle cronache grazie a “Non è l’Arena” per la profezia sull’arresto di Messina Denaro, che pur con un discutibile passato, si erge a liberatore della Sicilia, promettendo sui social la nascita di una Sicilia Indipendente in cui prevalgano i valori dell’onorata società, che di onorato non ha mai avuto proprio nulla.

Ma del resto se si torna a dar credito a chi, da politico, da alto burocrate, da amministratore pubblico, ha sporcato la Sicilia e l’Italia con i propri censurabili comportamenti, perché non dovrebbe averne chi ha rappresentato uno stato nello stato e la mano armata (non solo di armi ed esplosivo) di un certo tipo di politica, che adesso rivendica il proprio spazio senza più intercessioni tramite politici che non hanno avuto scrupoli nell’avvalersi dei loro servigi, salvo poi rinnegarne ogni rapporto.

Ed in effetti se i moderati, i cattolici e centristi di tutta Europa rieleggono al parlamento europeo Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, incuranti del fatto che è stata coinvolta ripetutamente in scandali di ogni genere e che proprio alla vigilia del voto La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito che la Commissione Europea da lei guidata non ha concesso al pubblico un accesso sufficientemente ampio ai contratti di acquisto di vaccini contro la Covid-19, e che ciò si è tradotto in un concreto aiuto in favore delle case farmaceutiche, è di tutta evidenza che il sistema politico istituzionale, a tutti i livelli, è malato, ed incapace di portare rigore nell’azione pubblica, indifferente a legalità, onesta correttezza.

Tornando alla nostra bella isola, indubbiamente esistono, distanti e distinti dal finto mondo moderato centrista, forze politiche, uomini e donne, burocrati, amministratori pubblici, che non vogliono arrendersi allo strapotere di un sistema portatore di valori malati. E che anche a costo di farsi apostrofare come fascisti scelgono di non stare con chi è fintamente specchiato e libero, ma che nei fatti è artefice di un modello depravato di politica, connivente e colluso con chi ha la responsabilità, quantomeno morale, delle stragi del 92.

La politica non può e non deve tornare ad essere appannaggio di chi ha dimostrato di non meritare la fiducia delle persone, e non è sufficiente avere scontato una condanna ed essere tornato libero, e con il pieno godimento dei diritti civili e politici, per vantare posizioni di potere e voler tornare a governare la cosa pubblica, direttamente o indirettamente che sia. Abbiamo bisogno di una svolta, nei valori e nella mentalità che non può passare da chi della cosa pubblica ha fatto mercimonio per favorire interessi privati, tanto più quando questi interessi sono riconducibili ad organizzazioni criminali o a lobby di interesse a discapito dei più e dell’interesse pubblico.