Ieri è stata approvata dalla Camera la c.d. autonomia differenziata. la legge è basata sul ddl Calderoli che sanciva i principi «per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia».
In sostanza, le Regioni che lo richiederanno potranno acquisire alcune delle competenze che fino ad oggi la Costituzione assegnava allo Stato. Ogni Regione — insieme con i nuovi compiti — dovrebbe riceve, almeno nelle principali intenzioni, le risorse «umane, strumentali e finanziarie» per svolgerle.
Secondo la Costituzione, sono 23 le materie che possono essere affidate alle Regioni.
Però per capire in concreto gli effetti dell’autonomia differenziata, bisognerà attendere ancora la contrattazione fra lo Stato e le Regioni che manifesteranno l’intenzione di avvalersene. Prima, infatti, bisognerà quantificare per bene i cosiddetti LEP, cioè i Livelli essenziali delle prestazioni, e garantirli a tutti: dal Trentino alla Sicilia. Poi ogni Regione potrà andare per conto proprio, con l’opportunità – per quelle più serie, progredite ed efficienti – di veder aumentare la qualità dei servizi, e quindi il benessere complessivo, ma anche la ricchezza intesa come capacità di produrre lavoro, reddito, pil, e quant’altro.
Per determinare i livelli e i costi dei Lep saranno necessari uno o più decreti legislativi, per cui il governo ha 24 mesi di tempo. Stato e Regioni avranno poi 5 mesi per raggiungere gli accordi, che potranno durare fino a 10 anni e essere rinnovati o disdetti con 12 mesi di preavviso.
Le materie che potranno essere oggetto di autonomia differenziata sono specificatamente :
- Norme generali sull’istruzione
- Tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali
- Organizzazione della giustizia di Pace
- Tutela della Salute
- Istruzione
- Ricerca scientifica e tecnologica e per i settori produttivi
- Governo del territorio
- Valorizzazione dei beni culturali e ambientali
- Rapporti internazionali e con l’Unione Europea della Regione
- Protezione civile
- Coordinamento Finanza pubblica e sistema Tributario
- Commercio con l’estero
- Tutela e sicurezza del lavoro
- Professioni
- Alimentazione
- Ordinamento sportivo
- Porti e aeroporti civili
- Grandi reti di trasporto e navigazione
- Casse di risparmio, rurali e aziende di credito a carattere regionale
- Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale
- Ordinamento della comunicazione
- Produzione, trasporto e distribuzione dell’energia
- Previdenza complementare e integrativa
Per due materie, sanità e ambiente, i Lep sono già definiti (in questi casi si chiamano Lea e Lepta). Nove materie sono ‘non Lep’, dunque immediatamente trasferibili: tra queste commercio con l’estero, previdenza complementare, professioni, protezione civile, rapporti internazionali e con Ue, coordinamento con finanza pubblica e sistema tributario. Quattrodici sono le materie definite dai Lep.
Quindi, per ciascuna Regione, l’autonomia differenziata, dipende da quali competenze richiederà.
Il Veneto è l’unico che a suo tempo ha chiesto tutte e 23 le materie possibili.
Ieri è stato approvato il quadro generale della legge, il perimetro entro cui si muoveranno tutte le Regioni. Poi, ogni Regione che lo vorrà farà la sua trattativa con lo Stato. Al termine, ciascuno degli accordi che saranno stipulati da ogni Regione, dovrà tornare in Parlamento per la ratifica definitiva.
Una cabina di regia del governo nazionale dovrà effettuare una periodica ricognizione del quadro normativo in relazione a ciascuna funzione amministrativa statale e delle regioni ordinarie e individuare materie o ambiti di materie riferibili ai Lep sui diritti civili e sociali che devono essere garantiti allo stesso modo in tutto il territorio nazionale. Ne fanno parte tutti i ministri competenti, assistiti da una segreteria tecnica presso il Dipartimento Affari Regionali e Autonomie della Presidenza del Consiglio.
Il Governo nazionale potrà sostituirsi agli organi di Regioni, Città metropolitane, Province Comuni quando verifichi loro inadempienze rispetto a trattati internazionali, normative comunitarie oppure riscontri un pericolo grave per la sicurezza pubblica inclusa la garanzia di diritti civili e sociali e occorra tutelare l’unità giuridica o quella economica della Repubblica.
Al di là delle polemiche dilaganti sul tema, e delle spaccature che si stanno generando tra coalizioni, il nodo centrale della riforma non risiede nell’autonomia differenziata, che potrebbe essere una grande opportunità per le regioni, ma nella capacità e maturità della classe politica di fare diventare la riforma un volano per lo sviluppo della propria regione.
La Sicilia ha già un’ampia autonomia, con connessa legislazione esclusiva, discendente dall’art 14 statuto regionale, che come è noto è anche legge costituzionale, E fino ad oggi ha dimostrato ampiamente di non saperla gestire, ne normativamente ne operativamente.
Il problema quindi non è la legge e nemmeno le materie che potranno essere delegate alle regioni (già ampie per la regione siciliana), ma è la capacità di gestire queste competenze in maniera efficace ed efficiente nell’interesse della collettività.
Dobbiamo quindi smettere le polemiche ed imparare a scegliere bene i nostri politici e quindi indirettamente burocrati ed amministratori pubblici che hanno facoltà, a loro volta, di scegliere. E dobbiamo farlo guardando a competenza, capacità e lungimiranza posseduta, senza trascurare onestà e rettitudine, e con una particolare attenzione a chi fa prevalere l’interesse comune su quello di parte.
Bisogna innanzitutto smettere di votare chi sceglie di trattare le questioni pubbliche nel retrobottega di un negozio, magari con mafiosi o conniventi di un sistema oscuro. Prendere le distanze da condannati per i più disparati reati e/o sottoposti a misure di prevenzione personale. Mostrare disaffezione verso marchette e clientele. Facciamo il nostro dovere, bene e senza personalismi, smettiamo la ricerca del posto fisso e dell’amicizia per ottenerlo, prendiamo le distanze dai marchettari della politica e pretendiamo solo la cura dell’interesse comune, e vedrete che la Sicilia diventerà la perla del mediterraneo che tutti decantano, ma che pochi inseguono, con l’intento di perseguirne l’obiettivo.
Infine vigiliamo sull’operato dei nostri politici e dei burocrati a loro legati, giorno dopo giorno, denunciato malefatte e sputtanare chi usa la cosa pubblica ed il ruolo ricoperto per curare interessi personali.
Se non faremo sconti a nessuno e se si sceglierà bene l’autonomia differenziata potrà diventare l’opportunità delle opportunità, che lanciare le regioni, ed anche la Sicilia verso una crescita ed uno sviluppo senza pari.
Del resto è indiscutibile che disponiamo di risorse naturali uniche, beni culturali inestimabili, prodotti della natura unici e ricercatissimi, e non ci mancano capacità e competenze.
Bisogna solo imparare a fare il proprio dovere !!!!