Pochi giorni dopo la scomparsa di Alfredo Biondi ci lascia anche Mauro Mellini un altro dei dei mostri sacri dell’avvocatura italiana ( e deputato eletto nel collegio di Catania nella X legislatura) a cui mi lega un trentennale rapporto di devota amicizia e ammirazione. E non è bello vedere andare via da questo mondo figure carismatiche del garantismo italiano mentre il somaro Bonafede continua a sedere sulla poltrona di ministro di Grazia e Giustizia. L’ultima sua battaglia ( e non poteva essere altrimenti) contro l’incredibile riforma dell’istituto della prescrizione che costringe i cittadini a rimanere”sotto processo” a vita.
Nel 2006 mi concesse un onore grandissimo chiedendomi di presentare a Pescara, al museo Vittoria Colonna, il suo libro “ La fabbrica degli errori – Breviario di patologia giudiziaria”. Nel 1994 fu mio ospite a Catania al primo congresso provinciale del Coisp che aveva a tema le degenerazioni del pentitismo. Il suo memorabile intervento fece scappare dalla sala un “potentissimo “ magistrato catanese (che poco dopo avrebbe raggiunto il vertice dell’ANM) che pensava di essere venuto a fare passerella tra le forze dell’ordine. Il mio intervento mi alienò parecchie simpatie in Procura a Catania….( tra i commenti inserisco il link dell’evento ripreso da Radio Radicale dove ho non senza commozione riascoltato il mio intervento è quello, altissimo, di Mauro)
Ho appreso la triste notizia dalla bacheca del figlio che così schiettamente ci informa:
“Poco dopo la mezzanotte di oggi, Domenica 5 Luglio si è spento presso l’ospedale Gemelli a Roma all’età di 93 anni mio padre Mauro Mellini, fondatore del Partito Radicale, Deputato della Repubblica Italiana nella VII, VIII, IX e X legislatura.
Eletto nel 1993 in seduta comune dal Parlamento membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura
Ne do comunicazione pubblica, nel ricordo della figura integerrima e coerente di uomo politico e avvocato.
La sua lotta per i diritti ed il Diritto non ha conosciuto sosta fino agli ultimi giorni di vita.”
La mia promessa è quella di continuare quella tua lotta ogni mattina che indosserò la Toga
Un breve estratto dal suo libro “Il partito dei magistrati”.
“Del “partito dei magistrati” […] non fanno certo parte tutti i magistrati, né tutti quelli che ne fanno parte sono coscienti di tale appartenenza. Ne fanno parte anche dei “laici”, politici e politicastri e, soprattutto, giornalisti, in un ruolo, si direbbe, di “ausiliari”. In compenso questo partito è egemone, oramai, rispetto alla magistratura nel suo complesso, anche in forza di un certo mal concepito spirito di solidarietà che vincola anche molti recalcitranti. Quelli che, oltre a non riconoscersi nel partito, ne avvertono il carattere abnorme e la pericolosità, sono pressoché totalmente emarginati, quando non preferiscono mimetizzarsi e rendersi irriconoscibili. “Una pluralità di tendenze, di metodi e di obiettivi consente pure forme così accentuate di polimorfismo, tali che molti autentici e coscienti militanti del Partito dei Magistrati si considerino, al contempo, appartenenti a partiti, per così dire, (visto che i partiti italiani sono tutti di assai recente formazione), tradizionali.” Pietro Ivan Maravigna
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