L’ultima volta che, in estate, Beppe Grillo ha detto la sua, ha cambiato la storia politica dell’Italia. Ha fatto andare di traverso il mojito a Matteo Salvini e ha battezzato il governo M5S-Pd. Ed è pronto a farlo di nuovo, a breve. Il capo politico pro-tempore Vito Crimi, uno dei pochi che con il garante del M5S ha contatti costanti, sta dicendo a parlamentari e ministri di farsi trovare pronti: «Prima della fine di luglio Beppe farà una delle sue uscite».
Al netto della sua imprevedibilità, quello che nel governo sanno è che Grillo – forse addirittura da Roma – manderà un messaggio che potrebbe dare una svolta alle estenuanti trattative sulle Regionali di settembre, per le quali Pd e M5S faticano a creare un progetto comune.
Le conseguenze di una sconfitta potrebbero essere disastrose per il governo nazionale. Questa è la posta in gioco e il comico ce l’ha ben presente. Anche perché gliel’ha spiegata Giuseppe Conte, e in qualche modo pure il leader dem Nicola Zingaretti, il quale, secondo fonti del M5S, avrebbe avuto contatti con Grillo.
Le bocche restano cucite perché gli attivisti grillini restano ipersensibili sull’argomento, in gran parte riluttanti alle ragioni della politica nazionale e all’idea di andare a braccetto con il partito che sul territorio è stato spesso il più acerrimo avversario. Ma la storia è cambiata una volta e può cambiare ancora. A maggior ragione se il pericolo si ripresenta uguale a se stesso.
La disfatta sarà quantificabile in regioni. Dato per inarrivabile il Veneto, dove il leghista Luca Zaia si gioca il trionfo bulgaro, e date per vinte Toscana e Campania che il Pd già governa, restano in bilico Marche, Liguria e Puglia. Sono le tre regioni dove i dem chiedono il soccorso del M5S. Perderle tutte vorrebbe dire mettere in discussione la segreteria di Zingaretti. Anche per questo il leader del Pd ha chiesto e ottenuto da Conte un appello a favore dell’intesa che ha fatto innervosire una parte del mondo grillino.
Ma lo stesso si attende da Grillo. In ballo c’è anche la regione del comico genovese, la Liguria da cinque anni in mano al centrodestra. E dove Pd e M5s stanno provando da mesi a convergere su un candidato condiviso. Le chance per il giornalista Ferruccio Sansa si sono assottigliate, ma Crimi in queste ore ha fatto sapere di voler comunque «chiudere un accordo».
Con la benedizione di Grillo tutto potrebbe essere più semplice. Tanto più che il fondatore ha in mente di gettare le basi per un progetto proiettato al futuro, che passerà anche dalle elezioni di Roma e Torino. Soprattutto nel capoluogo piemontese potrebbe realizzarsi l’esperimento che più ha a cuore. Se, come sembra intenzionata a fare, Chiara Appendino proseguirà la sua carriera politica altrove (magari a Roma), a Torino potrebbe nascere la piattaforma politica comune tra M5S e le nuove generazioni del Pd. Più volte Grillo ha parlato di un destino comune, e ha chiesto ai giovani dem di farsi avanti. Potrebbero farlo nella città di Piero Fassino, colui che 11 anni fa sfidò il comico a farsi un partito.
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