Matteo Salvini lo ha fatto sapere apertamente: “Nelle ultime ore, qualche parlamentare 5stelle che rimane fedele alla trasparenza originaria ed è imbarazzato da queste trattative alla vecchia maniera con Bruno Tabacci e Clemente Mastella sta bussando alle porte della Lega”. Borghi: “Se un partito rinnega tutti i punti del suo programma elettorale, da mai col Pd, al voto della riforma del Mes, fino all’alleanza con Mastella, per me dovrebbe essere doveroso per un eletto in quel partito lasciarlo e trasferirsi altrove”. Da un populismo ad un altro, che però risulta ancora italexit.
I nomi che circolano, smentiti dai diretti interessati, per adesso sono quelli di 4 senatori Mattia Crucioli, Bianca Laura Granato, Orietta Vanin e Luisa Angrisani. Ma, tra i leghisti più vicini a Salvini, si parla di un numero variabile tra i sei e i nove senatori transfughi dal Movimento. Si parla di persone vicine a Lorenzo Fioramonti, a Barbara Lezzi, ma anche a Giulia Grillo e Elisabetta Trenta.
«I voltagabbana del Parlamento: un vero e proprio mercato delle vacche che va fermato». «Molti governi si sono tenuti in piedi grazie ai voltagabbana, da Monti a Letta a Renzi fino a Gentiloni». A parlare così era, il 31 gennaio 2017, Luigi Di Maio. Dichiarazioni imbarazzanti, riviste a 4 anni di distanza, col capo del governo sostenuto da Di Maio a caccia proprio del voto dei voltagabbana tanto vituperati. Il video, riproposto in queste ore sui social dalla leader di Fdi Giorgia Meloni, si concludeva con la proposta di un vincolo di mandato per i parlamentari. Ora Di Maio deve pensare: fortuna che quella proposta non è andata a buon fine…ma “qui gladio ferit gladio perit”.
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