Era l’appestato, per il M5s: l’impresentabile Giggino ‘a purpetta, conterraneo di Giggino Di Maio. Ora lo cercano, lo vogliono. “Non sapete quante telefonate ho ricevuto”. Le proposte indecenti? “Ho le prove. Conservo tutti i messaggi sul mio cellulare”. Ma chi è il senatore Luigi Cesaro, ossia GIGGINO ‘A PURPETTA?
Risulta tra le persone indagate nell’ambito di un’inchiesta su presunte collusioni tra camorra e politica nel napoletano che il 9 giugno 2020 ha portato i carabinieri del Ros a notificare 59 misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura distrettuale. Tra gli arrestati, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, anche i tre fratelli del parlamentare.
Sono stati, infatti, trasferiti al Senato gli atti sulle intercettazioni del caso Cesaro. Il gip di Napoli Maria Luisa Miranda, accogliendo parzialmente le richieste della Procura, ha disposto la trasmissione degli atti al Senato della Repubblica per l’eventuale autorizzazione all’uso di 21 conversazioni intercettate riguardanti Luigi Cesaro esponente di spicco di Forza Italia, e particolarmente legato all’ischitano Domenico De Siano, anch’esso tentato per il voto di fiducia, coordinatore regionale del partito di Berlusconi. Intanto sono due anni che i magistrati del Tribunale di Napoli Nord attendono il via libera di Palazzo Madama.
Secondo l’accusa Cesaro: “avrebbe concordato con esponenti dei clan camorristici, in occasione delle varie competizioni elettorali tenutesi a Sant’Antimo dal 2007 in poi, la formazione delle liste dei candidati alle cariche elettive, turbando il regolare svolgimento delle competizioni elettorali de qua finanziando in tutto o in parte le attività illecite di compravendita di voti, favorendo l’attribuzione degli incarichi di governo della città di Sant‘Antimo a soggetti prescelti dal clan, attribuendo incarichi dirigenziali in seno ad uffici nevralgici dell’Ente locale a soggetti indicati dai predetti esponenti camorristici, ricevendo in cambio l’appoggio del clan Puca nel corso delle varie competizioni elettorali e, per le elezioni tenutesi nel giugno 2017, anche quello dei clan Verde e Ranucci a cui Di Lorenzo pure si rivolgeva per assicurare l’esito favorevole”.
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