L’ora di Giuseppe Conte sembra essere arrivata. La bomba la sgancia di buon mattino, Bruno Tabacci, il democristiano incaricato da Giuseppe Conte, di arruolare la pattuglia di responsabili e nell’intervista a La Repubblica, annuncia la resa: «Ho fatto quello che potevo ma i numeri restano incerti e a questo Paese non serve una maggioranza raccogliticcia».
Potrebbe grandinare nelle prossime ore di oggi, lunedì 25 gennaio. Il presunto avvocato del popolo non ha i voti e lo ha capito anche lui col suo ego ipertrofico, perché nei prossimi giorni al senato, Alfonso Bonafede pare destinato a fare crollare tutto. Il tintinnio di manette non ha gran successo.
Dunque, per necessità, a Conte per avere la possibilità di rimanere incollato al potere resta solo una strada: quella delle dimissioni il passo indietro, per avere una possibilità, dopo, di farne uno avanti.
Non si è ancora definitivamente convinto terrorizzato dalla possibilità di essere detronizzato. Le dimissioni gli servirebbero al varo di un Conte-ter, come si sostiene dal Pd. Anche Luigi Di Maio caldeggia questa ipotesi, parlando di dimissioni anticipate di Conte come unica soluzione o si va al voto. Casini: “Di Maio parla di elezioni sapendo che è una bugia”, anche perché se dovesse cadere Conte “poi c’è sempre qualcun’altro”
Conte è parte del problema e non la soluzione, come sostengono molti. Morto un papa se ne fa un altro.
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