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IL CONTE ATTILA HA CAMBIATO PUSHER

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Abbiamo seguito le mirabolanti performance del Conte Zelig e non abbiamo capito se c’è o ci fa. “Il nuovo corso con me a capo ha fatto diventare il M5S più forte di prima”. L’ha detto e lo ha ripetuto, come testimoniano i video dei comizi in Sicilia. Incredibile sentire questo dopo che il M5S ha avuto un crollo fino ad arrivare a percentuali da prefisso telefonico da nord a sud. I fenomeni più esiziali in politica sono i miraggi, cioè dar per scontata o immaginare una realtà che poi si dimostra fallace. 
Ecco perché abbiamo deciso di dedicare, dalla prossima settimana, una serie a puntate al nuovo fenomeno della politica italiana, al Conte Attila. Dove passa lui non cresce più l’erba. 

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La militante rabbiosa, la silfide in secrezione biliare, la prima ad essere talmente illivorita da crocefiggere il capo al Colosseo (se fosse stato a Roma) è stata Virginia Raggi. C’è un motivo se l’ex sindaca della Capitale, l’altra sera, dopo la sconfitta, in conferenza stampa, si avvitava in una crisi di nervi al punto da divorare il microfono. Quel motivo si chiama Giuseppe Conte.

Mentre infatti a Roma il M5S sprofondava sulle proprie macerie, Conte ha pensato bene di abbandonate “Virgi” al proprio triste destino, ed è corso a Napoli a cointestarsi la vittoria corposa di Manfredi [del PD].

Rivela il sito Dagospia: “L’avvocato di Padre Pio, quando il successo dell’alleanza Pd-M5s sotto il Vesuvio ha iniziato a prendere forma, ha nicchiato. Avrà pensato: mi conviene restare a Roma a sciropparmi ‘sto tracollo invece di festeggiare un trionfo, con tutta la pummarola ‘ncoppa?”. Conte s’è fatto due conti. S’è accorto che a Napoli, già pronti per una photo opportunity col vincitore, c’erano Fico e Di Maio e Provenzano e De Luca; e “a quel punto Conte ha rotto gli indugi: ha smollato Virginia Raggi alla sua debacle, si è precipitato a Napoli di volata e si è incuneato nell’imbarazzante passerella accanto al neo-sindaco. C’erano tre grillini in processione a omaggiare Manfredi” scrive sempre Dago. E nessun grillino che ci fosse a porgere le esequie politiche a alla Virgi. La quale Virgi -colei che, comunque, tra i grillini ha rastrellato più voti in Italia- era furibonda; e questo nonostante il suo boss l’avesse ringraziata da lontano per il lavoro svolto. Metteteci anche che i maligni parlano di una forte voglia dell’avvocato di occupare il seggio parlamentare Pd eventualmente lasciato libero, se Gualtieri vincesse il ballottaggio (e può vincerlo); e capirete che il malcontento verso il Presidente comincia a trasformarsi in un processo silenzioso. A ruota della Raggi, ecco lapidare Conte e lasciare il partito anche Marina Forte, presidente della Commissione Anti Mafia in Lombardia: “Voi dovete essere convinti del nuovo corso… mi dovete seguire… dovete essere in sintonia con me… se c’è qualcuno che non è convinto, è meglio perderlo perché quello crea una zavorra interna. Caro Presidente Conte, ebbene, non sono convinta. E lungi da me il voler diventare una zavorra interna, per questo lascio. Non sono convinta perché questa non è l’evoluzione del Movimento 5 Stelle, questo è il nuovo partito di Conte che, a iniziare dallo Statuto e continuando con la comunicazione e con la gestione delle amministrative, nulla ha a che vedere con il Movimento 5 Stelle”. Dopodiché ecco infierire sullo statista appulo pure Valentina Sganga, candidata perdente a Torino che, ai microfoni del Tgr Piemonte: «Saremo comunque all’opposizione, difenderemo i buoni risultati di questi anni a partire da ambiente, giovani e periferie. Se ho sentito i vertici M5S? No, mi è dispiaciuta la presenza solo a Napoli, secondo me per ripartire bisogna mettere la faccia anche nelle città dove si perde, come Torino e Roma”. Per non dire del crudele Alessandro Di Battista il quale, preparandosi a fondare(forse) un nuovo movimento, sulla nuova funzione contiana di ruota di scorta del Pd esplode una battuta deliziosa: “Dai francescani a Franceschini…”.

F. S.

qtsicilia@gmail.com