di Luigi Bosco
Riprendo e amplio, alla luce degli eventi meteorologici in corso, una nota che avevo scritto circa un anno fa, nella quale venivano individuate alcune opere per la protezione di Catania dal rischio idrogeologico:
La città di Catania, per alcune sue peculiarità, è una città particolarmente esposta, oltre che al rischio sismico e vulcanico, al rischio idrogeologico.
Questo è dovuto essenzialmente al fatto che il proprio sistema viario costituisce il recettore di un esteso bacino pedemontano fortemente urbanizzato, sottoposto nel tempo ad un processo esasperato di cementificazione, con conseguente impermeabilizzazione di vaste superfici di suolo.
Se a questo aggiungiamo le recenti caratteristiche quasi tropicali delle precipitazioni, probabilmente legate all’eccessivo surriscaldamento della superficie del mare, ci rendiamo conto della enormità della portata che in occasione di tali eventi si può riversare sulla nostra città.
Premesso che condizione necessaria ma non sufficiente è la capacità di una corretta, continua ed efficace manutenzione dei canali e delle fogne pluviali, per contrastare questo rischio alluvioni, bisogna ricordare innanzitutto che Catania si è dotata di un importante canale di gronda, a protezione della zona nord-est della città.
Questo canale, concepito nelle prime sindacature di Enzo Bianco e completato, con un pennello a mare, nel periodo in cui ero assessore ai Ll.pp. a Catania, ha la capacità potenziale di raccogliere le acque piovane pedemontane e le può convogliare a mare, alla scogliera.
Il problema è che le acque pedemontane non sono intercettate dal canale, come se fosse un fossato di un castello medievale, ma devono essere raccolte, a cura dei rispettivi comuni, e convogliate nel canale di gronda, nei punti dove furono predisposti adeguati ‘pettini’.
In alternativa si riverseranno su via Etnea, come di fatto avviene per buona parte di esse, con i gravissimi problemi che riscontriamo, consapevoli che purtroppo nessun sistema fognario potrebbe essere in grado di raccoglierle.
L’amministrazione dovrà motivare i comuni a monte a completare la realizzazione dei loro progetti fognari.
In realtà ricordo di avere contribuito, assieme all’allora assessore regionale Croce, oggi Commissario per il rischio idrogeologico, al reperimento di un finanziamento di circa 10 milioni di euro per il finanziamento delle fognature pluviali di alcuni comuni pedemontani. Bisognerebbe verificare quanti di questi fondi sono stati in atto utilizzati
Un altro nodo particolarmente delicato è quello del Forcile e del contiguo villaggio di Santa Maria Goretti .
Proprio in questa area è particolarmente rilevante la necessità di manutenzione continua del canale.
Per risolvere questo delicato ed annoso problema c’erano due possibilità.
Una era legata ai Prusst. Il proprietario di uno dei progetti finanziabili con tali fondi, un centro congressi nei pressi dell’aeroporto, era proprietario anche di vaste aree subito a monte di Santa Maria Goretti, e avrebbe potuto fornire ampie aree di terreno da utilizzare come vasche di compensazione in caso di forti precipitazioni, a costo zero per il comune, per evitare l’esondazione del Forcile.
In alternativa esiste un progetto esecutivo, di poco più di 5 milioni, giacente alla Regione siciliana, fatto predisporre durante il mio assessorato, che prevede la realizzazione di una vasca di raccolta per consentire il pompaggio delle acque eccedenti la capacità di portata del Forcile verso il mare.
Ritengo assolutamente necessario che l’amministrazione solleciti pressantemente l’iter autorizzativo alla regione. È in gioco la sicurezza di un intero villaggio.
Per quanto riguarda la zona monte Po bassa , durante il mio assessorato è stato redatto il progetto di completamento del cosiddetto Collettore B, nella zona Ovest di Catania, con relativo finanziamento (50 milioni circa). Anche su questo l’amministrazione deve fare pressing alla Regione per arrivare in tempi brevi all’appalto dei lavori ( la storia della realizzazione della prima parte del collettore B, nei primi anni 2000, meriterebbe un capitolo a parte relativamente a come non si devono fare le opere).
Il completamento di questo collettore ha una importante rilevanza per la sicurezza di un’ampia zona della città ( basta pensare che le esistenti fognature pluviali di San Giovanni Galermo devono essere tenute chiuse fino a quando non potranno confluire in questo collettore, con la conseguenza che anche queste acque si riversano su Catania, sommandosi a quelle dei comuni pedemontani ).
Infine ,alla luce dei cambiamenti climatici e dell’impossibilità di prevedere con largo anticipo alcune situazioni di allerta meteo, la città si dovrebbe dotare di sistemi di comunicazione istantanea per la segnalazione di situazioni di potenziale pericolo, direttamente ai cittadini che si trovano nelle aree interessate.
Durante il mio assessorato si era in dirittura di arrivo su questo campo.
Ovviamente questa breve disamina delle necessità è incompleta, non trattando altre aree della città, come ad esempio solo la zona industriale e l’area aeroportuale, solo per citarne alcune.
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