È adesso DC? Intanto sarà tiro a Matteo Laquaglia!
Lo scenario, nella sua complessità, era piuttosto delineato. Prima dello scrutinio, le posizioni erano condivise a destra come sinistra: sotto quota 400, il centrodestra incassauna pesante sconfitta cedendo di fatto il pallino al centrosinistra. Un percorso sempre più stretto destinato a portare, con ogni probabilità, a uno tra Pier Ferdinando Casini, Mario Draghi o Sergio Mattarella, extrema ratio sì ma sempre valida anche a giudicare dai voti presi nella quarta votazione (a cui vanno aggiunte alcune decine di grillini che per lui si erano espressi nella quarta tornata).
Sopra i 400, il centrodestra avrebbe potuto ripartire da una buona base parlamentare per poi cercare qualche altro nome in grado di convincere il centrosinistra a trattare. Se fossimo in una partita di tennis, il colpo che porta al tie-break.
Sopra i 441, soglia psicologica data dalle “schede bianche” del centrodestra di giovedì, Salvini, Meloni e Tajani avrebbero avuto l’occasione d’oro per riproporre la Casellati nel pomeriggio, mettendo spalle al muro Letta, Conte, Renzi e Speranza: astenersi ancora, con drammatico strappo istituzionale, o scendere in aula e rischiare davvero che qualche franco tiratore incoronasse la Casellati. Una possibilità bruciata, come l’ennesima candidatura di questi primi 5 giorni.
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