Connect with us

main

PATERNÒ: OPPOSITION MISSING. Gli sciacalletti e le iene

Pubblicato

il

 

“Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra” (G. Tommasi di Lampedusa).

La storia si ripete, anzi peggiora, ad ogni svolta. La frase appare oltremodo significativa, essenzialmente per due motivi. Il primo, perché pone la questione del cambiamento politico in ordine ad una possibile duplice prospettiva, alternativamente di tipo riformatrice o rivoluzionaria. E spiega bene le ragioni ovvero “le condizioni oggettive” per le quali una delle due prospettive risulta di fatto scartata, in controtendenza agli interessi dell’intera comunità di riferimento o, sarebbe meglio dire, di appartenenza. 
Considerata nel suo insieme e naturalmente fatto salvo il giudizio su ogni singola scelta, comunque ritenuta, sia a torto che a ragione, utile al rinnovo o alternativa ad un sistema di potere, che preferisce porre nuove basi attraverso le “condizioni oggettive” esistenti. 
Paternò ha scelto di continuare con il governo dei peggiori. Incardinando tutti coloro che, in preda di una mera illusione, scelgono quelli che continuano a credersi, il sale della terra

Ma i neofiti e non, consiglieri comunali, che dovrebbero vigilare e controllare si credono migliori? Non lo sono infatti. E mentre il governo cittadino continua a violentare la città, continua a varare le liste di proscrizione, continua a favorire gli amici e gli amici degli amici, un silenzio complice contagia gli oppositori istituzionali, in attesa di qualche prebenda da strappare.
Una comunità che non ha speranza. E a nulla vale che dopo tre mesi vota contro l’equilibrio precario di NasoNino eleggendo per la prima volta due deputati della città, se poi tutto viene avvolto dal silenzio. Il popolo non capisce quale modello seguire. La confusione non aiuta la democrazia.

«Lasciamo governare chi ha vinto, ma incoraggiamo chi ha perso a non mollare. La democrazia esige questo. Se possiamo esercitare in libertà questo diritto, significa che non ci sono grossi pericoli. Ma se ci fosse un barlume di omologazione, di intolleranza, di restrizioni della libertà personale, di liste di prescrizioni, di monopolio delle idee, o la mancanza di argomentazione per far posto alle urla e alle violenze; allora, dobbiamo già pensare che è utile scendere in piazza per manifestare. Il rischio è sempre l’apatia, l’indifferenza, il conflitto d’interesse, la depressione sociale ed economica, tutto quello che ha provocato l’astensionismo». Scrive Francesco Finocchiaro sul Corriere Etneo. 

Ed è proprio questo il focus che si deve evitare. Si dia qualità alla politica. 

«La città di Paternò può e deve risorgere e ha l’opportunità di farlo – continua Finocchiaro-. Deve trovare la forza per raddrizzare un percorso che sembrava ormai irrimediabilmente compromesso e che adesso può ritrovare nuove linee di sviluppo. La politica però deve impegnarsi in due fronti: diventare incubatrice di una nuova classe dirigente e sostenere le iniziative che possono generare nuovi modelli di sviluppo, all’interno di un percorso ecologico, innovativo, legale e solidale. Le giovani forze che hanno iniziato un percorso politico, quella generazione di trentenni e quarantenni che hanno “studiato” e “praticato” la politica, l’impegno sociale, solidale, la militanza culturale e produttiva, hanno il dovere di rimettere in corsa questa città. Guai a perdere questa occasione. Ma serve una certa coerenza, a partire da chi ha deciso di rappresentato l’altra voce, l’opposizione, l’alternativa, una idea diversa. Restiamo in attesa di nuovi eventi. Lasciamo gli sciacalli, le iene, le bande bassotti e i questuanti fuori da questo perimetro culturale e politico. Serve una visione di rete di scopo e non un recinto d’interesse».

qtsicilia@gmail.com