Oggi siamo di fronte a un atteggiamento generale comportamentale, socialmente involutivo, che è esatto definire compulsivo verso i media ed in particolare verso la Rete, responsabile sia della modifica dei nostri comportamenti sia dello spostamento della nostra mente in direzione di un’estrema semplificazione e approssimazione basata essenzialmente sul dominio del visivo, guardare le figure, rispetto alla contemplazione, alla lettura, alla cultura.
A farne le spese è la conoscenza, in particolar modo la diminuzione cognitiva in atto soprattutto nelle giovani generazioni che rende quest’ultimi esperti nel cucire i tanti frammenti di cultura trovata in Rete e tratta da varie fonti anche di dubbia qualità, per costruire poi una presunta conoscenza.
La rete e i social in modo preponderante, sono il regno e l’apoteosi del copia e incolla che affossa forse definitivamente l’intelligenza sequenziale in quella che viene chiamata Mediasfera, dove tutti anche senza cognizione possono dire la propria.
In questo mondo dove regna la finzione e in cui i fatti raccontati non sempre vengono recepiti come veri, anche se falsi, dai soggetti, ma come narrazione a fini di intrattenimento spettacolare. Così inevitabilmente si diventa più stupidi a causa di un affastellamento continuo di informazioni che non vengono quasi mai interiorizzate, ma solo vissute supplettivamente attraverso un racconto fatto di immagini.
La Rete diventa, quindi la memoria collettiva, essa pensa per noi e risponde ai nostri quesiti, dove la politica pasce le proprie greggi propinando ciò che vuole e che facendo leva sul sentimento della gente che ne deriva, costruisce le proprie fortune, mascherando l’involuzone umana, culturale, sociale propria dela sedicente classe dirigente ridotta a regredire verso la condizione di primati (scimmie per chi non conosce il termine).
Poca, coraggiosa, ma incisiva, è la contoinformazione di regime, che svela ciò che il popolo non coglie. Non sempre ciò che appare è come sembra!
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