Dopo la missiva recapitata all’assessore ai BB.CC. circa la disattenzione della Sovrintendenza, la stessa “eppur si muove”. Una fontana senz’acqua non si può sentire, ma è così. Infatti disattendendo le prescrizioni dell’alta sorveglianza il progettista va avanti a carrarmato trincerandosi dietro l’esiguità delle somme tanto da non potere piazzare gli altri “sgricci” così come previsto. Da ridere. Come se questi benedetti ugelli siano d’oro anziché di vile metallo. Ecco perché merita il premio del “ditino d’oro”. È un dispregio delle regole e una giustificazione ancor più ridicola ridicola, cui questa amministrazione e i “loro” tecnici sono abituati. Una prassi diseducativa per l’esempio dato, come se nella Repubblica di Paternò tutto si può fare. Ma leggiamo con attenzione il pezzo di Luigi Sapienza, storico dell’arte, pubblicato dal Corriere Etneo:
«La recente inaugurazione serale della fontana della Regione di Paternò nella piazza omonima è apparsa al tempo stesso paradossale e ironica.
Paradossale perché si rimane basiti dall’entusiasmo manifestato dall’amministrazione per avere manomesso in maniera sostanzialmente arbitraria un’opera d’arte di notevole valore, vantandosene pure; ironica, perché avvenuta col favore dell’oscurità e sotto la pioggia: divenendo così meno visibili le grossolane mancanze dell’operazione, di cui prima fra tutte è l’assenza di acqua, “compensata” dal bagnato occasionale di quella piovana.
In diversi articoli precedenti ho più volte sottolineato, in qualità di storico dell’arte, come l’intero intervento fosse scorretto alla radice, in quanto invece di limitarsi a restaurare e rimettere in funzione l’opera (un prodotto compiuto in ogni sua parte e bisognoso unicamente di manutenzione) ne proponeva uno stravolgimento, che fu reso meno grave e irrimediabile solo dai richiami ufficiali della Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania nel marzo/aprile 2022 (che si mobilitò a seguito di proteste e invocazioni di cittadini e professionisti). Dal documento che venne in quell’occasione redatto, si legge chiaramente che l’unica vera concessione fosse l’eliminazione della balaustra esterna al monumento vero e proprio (un elemento non connesso alle altre parti e che poteva venire ripensato più sottile oppure sostituito) con ricolmatura conseguente della parte stessa, mentre non andavano assolutamente modificati i basamenti in cemento di statue e mosaici (indicazione per fortuna rispettata) né soprattutto la funzione ed impostazione di fontana monumentale dell’opera. Impostazione che, come ovvio, prevede per definizione la presenza abbondante e distribuita di zampilli e giochi d’acqua con collocazione ponderata all’interno dello spazio disegnato dai tre pannelli musivi e dal sostegno del gruppo bronzeo (la disposizione dei quali è rimasta la stessa, anche se parzialmente interrata). Posto comunque che sarebbe impensabile permettere l’esercizio di una fontana di questa portata e ricchezza senza una vasca di raccoglimento almeno centrale (al momento inesistente, essendo stata la precedente ricolmata per intero con acciottolato), l’acqua prescritta dal documento dove sarebbe? I 6 miseri erogatori installati alle spalle del gruppo, completamente insufficienti al gioco d’acqua progettato in origine e dislocati tra l’altro troppo indietro rispetto al gruppo stesso, rappresentano una palese presa in giro rispetto a quanto prefigurato, ed altrettanto risibili sono le giustificazioni dell’amministrazione che mancassero i soldi per aggiungerne altri, quando ne sono stati spesi parecchi per l’acciottolato e per introdurre addobbi inutili e inadatti come le coperture in ossido di ferro sulle cornici dei mosaici (le quali dovrebbero invece rimanere esposte a vista per questioni estetiche e funzionali).Si ribadisce ancora una volta che non esiste fontana monumentale realmente valida e completa senza un vero gioco d’acqua, che non significa naturalmente inserire qualche spruzzo al centro di un vuoto, ma progettare un impianto idraulico che si rapporti con tutti gli elementi costitutivi della stessa, e che pertanto la soluzione che pochi giorni fa è stata presentata al pubblico è altamente deficitaria di tali qualità (oltre che non rispettosa di quanto prescritto sopra). A parte il restauro delle parti preesistenti, tutto quanto fatto ha finora prodotto soltanto un’alterazione non necessaria e del tutto opinabile del monumento di Tudisco e Contrafatto. Si aspetta, con una certa comprensibile impazienza, di sentire la voce della Soprintendenza e la sua conseguente reazione, vedendosi calpestati i principi procedurali ed estetici che la stessa aveva indiscutibilmente ribadito nel documento pubblicato nell’aprile scorso».
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