Somiglia al cielo di Roma, pieno di nuvoloni, il day after di Elly Schlein. Mezzo Pd è sul piede di guerra e si registra il primo addio al partito, quello di Beppe Fioroni. Aspetta al varco la neo-segretaria che ha impostato l’intera campagna congressuale su parole d’ordine radicali, scommettendo sulla trasformazione del partito nato dalla fusione fra Ds e Margherita, la cultura socialista e quella cattolico-democratica, in un soggetto di sinistra-sinistra. Una rivoluzione. Che tuttavia, pensano in tanti, minaccia di trasfigurare il Pd in una ridotta a vocazione minoritaria. Un dibattito che determinerà i nuovi assetti, dopo l’investitura all’assemblea nazionale del 12 marzo. Alcuni nomi, tuttavia, sembrano già sicuri. Vicesegretario dovrebbe essere Marco Furfaro, Alessandro Zan responsabile diritti, Stefania Bonaldi ai territori, Marco Sarracino all’Organizzazione. Una tra le due Chiara, Gribaudo e Braga, potrebbe sostituire Debora Serracchiani alla guida dei deputati, per quella dei senatori è in pole Boccia. Ma nulla è scontato: i capigruppo si eleggono a voto segreto. E Schlein non ha la maggioranza né a Montecitorio né a Palazzo Madama. L’agguato, visto il clima, è dietro l’angolo. Giovanna Vitale
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