La Sicilia è terra di gattopardi ma anche di camaleonti. Prendete ad esempio Giancarlo Cancelleri da Nissa, una figura mitologica metà zolfataro e metà politico, leader indiscusso del Movimento5stelle isolano e grande amico di Beppe Grillo da Zena, il comico politico o forse sarebbe il caso di dire il politico comico. Nel 2012 stipularono il “patto del pane e salame” su un treno che li portava in giro per la Sicilia. Grillo lo benedì con il suo sudore e lo lanciò verso una carriera politica folgorante. Era la vigilia delle regionali e Beppe da Zena aveva attraversato a nuoto lo stretto di Messina, portando con sé una promessa di rivoluzione e una speranza di vero cambiamento. Giancarlo lo aspettava sulla punta di Cariddi; lui portava, invece, un passato da comunista e quella irresistibile voglia di manganellare la vecchia politica. Io l’ho conosciuto da molto vicino il Movimento, a causa di quel mio incontrollabile e incorreggibile “ bombaccismo” che mi porta sempre dove c’è non solo una rivoluzione possibile, ma anche immaginabile. Il Movi-vento irruppe sulla scena politica in un momento molto particolare della nostra nazione. Il suo era un linguaggio diverso rispetto a quello dei vecchi partiti e, soprattutto, toccava corde che nessuna forza politica fino a quel momento aveva arpeggiato: ambiente, energia, democrazia diretta, persino quella cazzata dell’Uno vale Uno, che fece una certa presa sull’elettorato e tanto danno nella testa degli italiani.
Prometteva il movimento una rivoluzione culturale, antropologica, che mirava a formare un nuovo tipo di cittadino, più consapevole, più partecipante, più militante. Ma ciò che più minò la stabilità del modello politico italiano, fu un sostantivo che il Movimento spalmò sulla pelle della nazione con cura e insistenza: onestà. L’onestà sarebbe stata la pregiudiziale indiscutibile, il marchio di fabbrica, l’Excalibur che avrebbe demolito la vecchia politica e cacciato i mercanti dal Tempio. Secondo questo principio, anche una massaia avrebbe potuto ricoprire il ruolo di Ministro dell’Interno, perché l’unico requisito imprescindibile e inderogabile era un casellario giudiziale pulito, fregandosene bellamente delle competenze. Più rivoluzione di questa! Ma c’era anche dell’altro: due mandati e poi a casa; niente portaborse; niente segreterie politiche; niente correnti; niente alleanze con i partiti; persino niente manifesti e niente fac simili. È inutile ricordare che sono stati tutti disattesi questi punti, traditi sulla via che porta ai palazzi del potere (resiste solo il limite dei due mandati, ma vedrete che sarà ancora per poco). Giancarlo di quel movimento fu il leader regionale, ruolo che si costruì sapientemente e con una astuzia che avrebbe reso ridicolo persino Ulisse. Giancarlo è politico nella mente e zolfataro nel cuore, è rancoroso, è uno che cantava Bella ciao per poi finire seduto alla convention di Forza Italia dietro Schifani. È un camaleonte, un artista del salto carpiato un po’ a sinistra ( quando rimproverò a Di Battista la sua ritrosia a fare un accordo con il Pd), un po’ a destra ( come in questa occasione, lì in mezzo ai Micciché, agli Schifani e a tutti i figli di Silvio). Adesso non canta più Bella Ciao, canta “Meno male che Silvio c’è”. Giancarlo era uno di quelli che vomitavano accuse pesanti agli altri, soprattutto a quelli posizionati alla destra del padre, e, soprattutto, a quelli di Forza Italia. A questo partito riservava attenzioni particolari, come quando nelle elezioni regionali del 2017, ebbe a dire che Silvio Berlusconi “era indagato per le stragi mafiose del 1993”, e che Forza Italia fosse un partito “ fondato da un condannato per concorso esterno in associazione mafiosa (Marcello dell’Utri)”. Oggi, questo “Catone che odora di zolfo”, questo “Savonarola 2.0,” questo “Robespierre de noantri”, siede dietro Schifani, annuendo alle sue omelie politiche, e facendo l’occhiolino e il piedino a Micciché. A chi in questi giorni ha detto che Giancarlo avesse tradito il movimento, dico che proprio Giancarlo ne incarna alla perfezione lo spirito, perché il Movimento è filetto di impostura, sublimazione dell’ipocrisia. Per capirlo meglio il Movimento suggerisco di leggere due libri: “La fattoria degli animali” di Orwell e “Mistero napoletano” di Ermanno Rea. Questi due romanzi sapranno svelarvi tutta l’ipocrisia e l’odiologia di questa forza politica. E tutto questo, su Giancarlo e sul Movimento, sulla loro fine ingloriosa e ridicola, lo aveva preconizzato la più cattiva e la più potente delle streghe a Catania: la terribile Debora Borgese, grande analista che secondo me si avvale della collaborazione di folletti e di sfere magiche. É coerente Giancarlo nostro, che se ne è partito rivoluzionario e si è ritrovato reazionario e conservatore per amor di potere. E pure “forzista”. Sic transit gloria mundi.
NB: permettetemi una digressione: tra poco ci saranno le amministrative a Catania e Giancarlino da Nissa aveva tentato prima di candidarsi poi di appoggiare Bianco. Giancarlo è un Re Mida al contrario, ciò che tocca rovina. Al netto di Cancelleri, so già che chiunque vincerà non cambierà una mazza in questa città. Catania brutta è e brutta resterà; invivibile è e invivibile resterà…mio malgrado.
Gianni Coppola per Iene Siciliane
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