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🇪🇺 EUROPEE: LOMBARDO, CUFFARO, DE LUCA «I TRI DA VANIDDAZZA». APPESI

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 Con l’approssimarsi delle Elezioni Europee cominciano a delinearsi i primi accordi e le prime timide alleanze. Ma la Sicilia come al solito fa gioco a sè. 

Infatti in Sicilia, perenne laboratorio politico, esistono forze guidate da politici navigati, ed elettoralmente pesanti, come Cuffaro, Lombardo e De Luca che, a dispetto del loro seguito e consenso in Sicilia, a Roma non se li fila quasi nessuno. Ovvero vorrebbero i loro voti ma non la loro ingombrante presenza e alleanza.

Ed in effetti i voti li hanno e sono tanti, e non perdono occasione per sbandierarlo ai quattro venti, tra social e convegni, ma tra loro non si amano e quindi nemmeno pensano una alleanza, pur avendo tutti e tre insieme una potenzialità elettorale enorme ed una matrice comune: la cultura centrista e il potere.

Quindi cercano, ognuno per vie diverse, possibili alleanze elettorali con i partiti nazionali, che però stentano ad arrivare, cosi, pur avendo seguito e consenso in Sicilia, rischiano concretamente di non essere rappresentati al Parlamento Europeo perché giammai raggiungerebbero la soglia di sbarramento. Quindi delusi e disorientati annaspano e rimangono appesi 

Del resto parliamo di personaggi pesanti, potremmo dire ingombranti, se non altro perché, al netto di note vicende personali, hanno la propensione al comando e rischierebbero di sparigliare i giochi negli eventuali partiti ospitanti.

 

Le Elezioni Europee, mai così politicamente importanti, sono storicamente un “tutti contro tutti”, dove ci si pesa e misura, che non ammette sconti, con otto posti, nel circoscrizione delle isole, in palio per Bruxelles.

 

Il primo ad aver tentato di imbarcarsi con Forza Italia è stato Totò Cuffaro, con un assist di Schifani. Ma il tentativo è finito per naufragare: “Se fosse entrata la DC, in Sicilia avrebbe eletto un suo candidato a scapito di FI”, dice l’ex governatore. 


In realtà, ad assestargli un colpo è stato Tajani e Caterina Chinnici, presentatisi a Taormina, lo scorso novembre, per ribadire il concetto delle liste pulite e della questione morale (sebbene parrebbe che in realtà Dell’Utri sia ancora in campo ed in questi giorni stia tirando la volata a Benigni, amico della Fascina, per un posto da vicesegretario nazionale). 

Tajani ha però condiviso la linea della Chinnici (ormai azzurra nonostante la sua storia personale e l’esperienza nel PD), e cassato il piano “diabolico” di Renato Schifani, che giusto qualche mese addietro aveva aperto le porte di Forza Italia non solo a Cuffaro ma anche a Raffaele Lombardo. 


Anche in quel caso non se n’è fatto nulla: primo, perché Cuffaro e Lombardo non si amano e difficilmente possono stare insieme, tranne che per disquisire di vini; secondo, perché il leader del Mpa, noto per la sua scarsa stima nei confronti dell’attuale governatore, ha scelto di puntare le sue fiches su un altro purosangue: Matteo Salvini. Che invero di recente s’è ridotto a un ronzino. Lombardo, dopo aver accantonato l’ipotesi di candidarsi in prima persona, sembrerebbe orientato ad appoggiare la corsa di Annalisa Tardino (?), che di recente ha mollato (o l’hanno mollata) l’incarico di segretaria regionale. Ma non è un sostegno scontato, perché all’interno della Lega c’è chi rema contro. 


Il vogatore è Luca Sammartino che, contravvenendo ai patti iniziali fatti a Roma, ha posto una pregiudiziale, grande come una montagna, alla creazione di un intergruppo all’Ars con Lega ed Mpa insieme. La federazione fra i due partiti ha quindi una scadenza a breve termine, come i latticini, e le Europee sono ancora troppi distanti per capire se ancora ci arriveranno insieme. Specie se Sammartino proseguisse con la propria inimicizia nei confronti di Raffaele Lombardo, che da parte sua è tornato politicamente super-attivo ed ha recentemente trovato un accordo, condiviso con FdI, sulle nomine della sanità (ne hanno condiviso almeno un paio) oltre che sul Direttore del CEFPAS che pur avendo una originaria diversa matrice, prima FdI e poi F.I. (Gallo Afflitto) , sembra essersi accasato sotto l’ala protettrice di Don Rafé. Speriamo che per Lombardo non si trasformi in un abbraccio mortale.


Lombardo, assieme alla Lega, sa di valere molto (la somma aritmetica, nel giorno del nuovo patto, era di poco inferiore al 14 per cento) ed una buona prestazione alle Europee potrebbe rimettere in discussione il peso dell’MPA nel governo regionale. Ma una condivisione politica con FdI non sarebbe affatto da sottovalutare, anche se forse finirebbe per accorciargli un po’ il fiato.  Indiscrezioni ci dicono però che i giochi sono ancora aperti e che nulla è escluso.


Cuffaro, invece, si ritrova nella morsa dell’indecisione. Con chi andare? A chi “prestare” i 150 mila voti raccolti dalla DC alle ultime elezioni Regionali (che potrebbero essere ancor di più alle europee), di cui tanto si vanta? Per ottenere quali frutti?  Invero, al netto della suggestione Renzi, non impossibile perché le cui quotazioni su un accordo nelle ultime ore sono in risalita, che però continua a guardare con favore solo al pacchetto di voti di Cuffaro e non certo ad un’alleanza seria e concreta, l’unica vera trattativa aperta è con i cespuglietti di centro – da Lupi a Brugnaro finendo a Toti – che però alle Politiche raccolsero meno dell’1 per cento (tutti insieme). Meno, addirittura, di Cateno De Luca, con il suo movimento a trazione meridionalista.

 

Anche l’ipotesi Salvini (recentemente democristianizzato – ne abbiamo scritto) non sembra reggere: “Non ci sarà alcun accordo elettorale per le Europee con la Lega – dice Cuffaro – abbiamo solo buoni rapporti politici in Sicilia, e non ci sarà alcun accordo con Italia Viva. Era idea della Democrazia Cristiana nazionale stare insieme con Forza Italia che, invece, non ci vuole perché credo sia preoccupata di perdere il seggio in Sicilia e, forse, anche della mia presenza (certamente ingombrante e non gradita alla Chinnici). Continueremo a lavorare perché possa esserci una lista autonoma dei ‘Popolari’ (🤣) e se ciò non potrà realizzarsi sarà il Consiglio Nazionale della DC a decidere con chi allearci”. Bla, bla, bla. Ma quanta fuffa!


Anche Cateno De Luca, l’altro figlio di nessuno, non sta meglio. Si intrattiene da  mesi in “sedute spiritiche” con PD e M5S, senza però cavare un ragno dal buco. È di qualche giorno fa l’ultima missione a Milano per formalizzare l’accordo con alcuni “movimenti civici e autonomisti” che però non potranno garantirgli nemmeno lontanamente un avvicinamento al 4% (cioè la soglia di sbarramento a livello nazionale per le Europee). 

De Luca è un personaggio eclettico, ma scomodo, con cui stare insieme è molto difficile. Né più e né meno come con Lombardo e Cuffaro. Sono come i tre galli nel pollaio. O meglio «I TRI DA VANIDDAZZA».


Letizia Moratti, con cui De Luca aveva imbastito un rapporto fondato sulla stima reciproca, ha riabbracciato Forza Italia (potrebbe candidarsi alle europee proprio con FI) ; Matteo Renzi gli ha sfilato la senatrice Musolino e lui se l’è legata al dito; Calenda, con cui sembrava essere in trattativa, non gli ha mai dato una risposta concreta. Al leader di Sud chiama Nord, non sembrerebbe restare in granché. Così, per recuperare quanti più consensi possibili fa il paladino degli agricoltori al grido di “Meno Europa, più Equità”. Da ridere.


Il sindaco di Taormina, alle scorse regionali ha conquistato mezzo milione di voti ed ha eletto due parlamentari fra Camera e Senato. E’ quindi certamente dotato di un potenziale risaputo, ma alle elezioni europee servono altri requisiti: cioè essere strutturati a livello nazionale. 

Pd e Movimento 5 Stelle, che trattano con lui e che sarebbero disposti a sostenerlo nella corsa per Palazzo d’Orleans nel 2027, per il momento gli hanno sbattuto le porte in faccia.

 

In lista non c’è spazio per papi stranieri. Anche perché pure per loro la competizione elettorale delle prossime europee non sarà facilissima e riserva insidie dietro ogni angolo.


Al netto di sorprese dell’ultima ora, sempre più improbabili (ovvero probabili), i centristi di Sicilia rischiano concretamente di non essere rappresentati al Parlamento Europeo, e quindi di relegare il loro ruolo, sempre più ad una dimensione locale, incentrata a vecchi schemi e stantii giochi di una politica che ha fatto il suo tempo in un sistema politico loro superato. sostenuto, più per nostalgia, di un mondo che non c’è più, che per progetto politico.

Non ce ne vogliano.

qtsicilia@gmail.com