Ci siamo occupati di Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza. Lo abbiamo fatto occupandoci in primis dell’IPAB Bellia di Paternò. Istituzione storica molto pregevole, una importante realtà dell’intera provincia di Catania.
Siamo stati incuriositi dall’iniziativa presa dal Commissario Straordinario, Giovanni Rovito, che ne ha disposto la Liquidazione Coatta Amministrativa per avere l’ente maturato una montagna di debiti (circa 6 milioni di euro), ma soprattutto dai proclami trionfalistici (farlocchi) del sindaco Nino Naso, che con una serie di video sui social ha comunicato non solo una marcia indietro del Commissario Straordinario ma anche della Regione Siciliana, quindi, accertato che la vicenda non è proprio come afferma il sindaco, abbiamo deciso di approfondire, andare dentro la questione, per capire e spiegare effettivamente come stanno le cose, in generale, non solo a Paternò e presso l’IPAB Bellia, ma in tutta Italia ed in Sicilia.
Quindi abbiamo consultato il nostro amico Legale, esperto di IPAB, per comprendere meglio il fenomeno che impiega migliaia di operatori e garantisce assistenza a migliaia di vecchietti, disabili, minori, extracomunitari.
Il quadro generale normativo, giurisprudenziale e storico, per smentire le inesattezze che hanno solo il sapore di propaganda politico-elettorale del solito Nino Naso.
Da Trapani a Siracusa fino a Messina sembrerebbero operare quasi 200 Opere Pie (cosi vengono apostrofate dal nostro statuto regionale), tra gradi e piccole, tra in attività e inattive, tra ancora pubbliche e privatizzate (alla meno peggio), operare, per modo di dire, visto che la metà di queste ormai si sono ridotte al lumicino e non svolgono più l’attività per la quale furono fondate.
Enti nati per volere di benefattori che hanno devoluto il loro patrimonio, o parte di esso, per fare beneficenza ed assistenza ad orfani e bisognosi.
Il nostro statuto regionale all’art. 14 lettera m) attribuisce all’Assemblea Regionale Siciliana potestà legislativa esclusiva in materia (significa che la Sicilia sul tema è una repubblica a se’).
Potestà esercitata dal nostro Parlamento regionale in maniera inusuale rispetto al resto d’Italia. Infatti nel resto del paese le IPAB sono state profondamente rinnovate già a partire dal 2001, in attuazione di quanto legiferato con la Legge 328/2000. Le IPAB virtuose sono state trasformate in Aziende Pubbliche di Servizio alla Persona e quelle meno virtuose privatizzate o sciolte.
Ma non in Sicilia dove l’arroganza ed incapacità di una certa politica politicante ha proferito far sprofondare le IPAB nell’obblio, non legiferando sul tema e lasciando che buona parte di queste finissero per essere travolte dai debiti, vanificando di fatto le volontà dei fondatori.
Oggi, dopo quasi 23 anni dalla riforma nazionale, in Sicilia, la politica latita e le IPAB, giorno dopo giorno, sprofondano sempre più in una voragine di conti in rosso, di patrimoni immobiliari all’abbandono, di amministratori (sia ordinari che straordinari) più impegnati a depauperare storie e patrimoni, che a gestire con competenza, correttezza e legalità gli enti de quo.
Ma andiamo per ordine. Le IPAB sono enti locali non territoriali (enti pubblici) e dovrebbero essere amministrati nel rispetto di rigide regole e precetti.
Invece così non è stato e complice un sistema di controlli “light” e di nomine più clientelari che improntate a qualità e competenza, allo stato attuale, moltissime IPAB sono al collasso, sostanzialmente coperte da una montagna di debiti, senza una concreta prospettiva futura, se non per rarissime eccezioni.
La Regione avrebbe dovuto, su impulso dall’Assessore alla Famiglia e non solo, impegnarsi a dotare il settore di una norma, degna di essere chiamata tale, capace di ridare dignità all’ambito e soprattutto per garantire il rispetto storico delle volontà dei fondatori, un elevato livello di assistenza per fragili e fasce deboli, assicurando così adeguati livelli occupazionali in un settore strategico come quello dell’assistenza sociale e sanitaria.
Invece negli ultimi 23 anni sono stati predisposti del disegni di legge farlocchi, più di facciata che di sostanza, incapaci di ridare linfa ad un settore che avrebbe potuto essere un traino per l’economia isolana, soprattutto in una regione come la nostra attanagliata da una disoccupazione dilagante e da una carenza quasi incolmabile di servizi assistenziali di qualità.
Il legislatore regionale, invece, piuttosto che essere pronto e reattivo, si è dimostrato incompetente, inadeguato ed indolente, avvantaggiando di fatto piccoli e medi operatori privati del sociale (associazioni, cooperative, fondazioni) che hanno fatto mercemonio del sistema, creando una rete parallela di servizi, di scarsissima qualità, a basso costo, che via via ha preso il sopravvento sulle IPAB, costrette loro malgrado a sopravvivere in un ambito dove il privato, e la politica, hanno dettato le regole per distruggere il pubblico vanificando l’opera meritoria di mecenati e fondatori di pregevoli istituzioni.
Girando per i comuni siciliani non è difficile imbattersi in IPAB ormai in stato di abbandono, con patrimoni immobiliari distrutti e abbandonati, affidati all’incuria, al passare inesorabile del tempo, se non peggio saccheggiati e poi venduti per pochi euro, per avvantaggiare questo o quel personaggio locale, pronto a farsi avanti per comprare ex palazzi nobiliari e prestigiose residente, per pochi denari, magari con la compiacenza di amministratori senza scrupoli e politici senza alcuna dignità e rossore.
È innegabile, però, che esistono ancora, residualmente, IPAB che lavorano, hanno i conti a posto, patrimonio custoditi e valorizzati, che vengono gestiti nel rispetto delle regole, non il Salvatore Bellia. Ma indubbiamente si tratta di eccezioni rispetto alla gran mole di enti ormai al collasso affidati ad amministratori incompetenti, o peggio in malafede, incaricati per completare un lavoro che la malapolitica ha iniziato da oltre 20 anni. Distruggere un patrimonio culturale di grande pregio e vanificare la benevolenza di fondatori che con le loro gesta contavano di passare alla storia dando alla Sicilia un valore aggiunto di beni, denari, missioni benevole.
Così mentre nel resto d’Italia le IPAB contribuiscono fattivamente a rendere servizio sociali e sanitari di qualità, in Sicilia contribuiscono a dare vantaggi ai privati per fare arricchire qualche personaggio che ha atteso la disfatta degli enti per accaparrarsi beni pregevoli a basso costo.
Il Procuratore Capo della Corte dei Conti Pino Zingale, proprio qualche giorno fa parlando della mancata parifica del Rendiconto della Regione Siciliana 2020, e delle conseguenti responsabilità, ha posto l’accento sul fatto che anche nel settore degli enti vigilati e controllati e delle società partecipate, esiste un sottobosco di mala gestio che rischia di travolgere la Regione Siciliana. Il settore delle IPAB è uno di questi, sul quale vale la pena di accendere i riflettori, individuando e sanzionando le responsabilità di amministratori infedeli e di politici compiacenti, per porre fine ad un inqualificabile saccheggio che non può più essere tollerato».
Meditate, meditate, perché il peggio sta per arrivare! Non bastano le parole spropositate caro Nino Naso.
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