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ZOZZOLÀ, NOTE DI NOTTE DI BENANTI E PIPPOGRIFO

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Scrive Marco Benanti: «Lanfranco Zappalà si affida ad un lungo post per “chiarire” la vicenda che lo ha visto protagonista. Ma commette una serie di errori di comunicazione. Primo errore: ha dato ulteriore enfasi alla notizia. Secondo errore: si giustifica e giudica. Terzo errore: punta il dito su chi ha fatto circolare il video che lo ritrae mentre abbandona tre sacchi di rifiuti in una discarica abusiva. Precisazione: anche le foglie sono un rifiuto e non vi è alcuna giustificazione plausibile per abbandonarli dove capita prima. Peraltro con le foglie avrebbe potuto fare del compost, ma questa è un’altra storia. Si lagna poiché sarebbe stata violata la sua privacy. E quindi? Ammesso che si trovi il responsabile, cosa assai improbabile, che tipo di punizione gli si dovrebbe infliggere? Vorrebbe stabilirla lui? Lo farà il suo avvocato?

Il post contiene oltre 700 parole. Quasi 5 mila battute in “legalese”. Decisamente troppe. Ne bastavano 14: “Chiedo scusa. Ho sbagliato! E non ci sono giustificazioni per quello che ho fatto”. E lo avrebbe dovuto fare a tamburo battente. Le giustificazioni iniziali e il post di oggi sono un disastro comunicativo».

Commente PippoGrifo: «Il video è stato pubblicato sui social da privati cittadini e condiviso da privati cittadini e mezzi di informazione. 

Cioè i soggetti cui lo sporcaccione ( non un privato cittadino) si è rivolto per chiedere il voto dicendo di essere ciò che non era. (Non è il caso di esporre in questa sede “i programmi” che lo stesso ha decantato in campagna elettorale e continua a decantare). Fare perdere credibilità a chi tenta in malafede di crearsi una falsa credibilità pubblica (ovviamente se inconsapevole che quel filmato è estrapolato da telecamere della polizia municipale) non solo non costituisce infrazione alcuna ma mi spingerei a dire che è persino dovere civico. Quei frame, peraltro, erano montati all’interno di riprese effettuate in uno studio televisivo e tutto , alla prima osservazione, lascia credere trattarsi di fatto già noto all’opinione pubblica. Rimane il problema dei “custodi” dell’informazione. Un po’ se un custode giudiziario organizzasse con la famiglia il pranzo di Pasquetta all’interno di un immobile a lui affidato a seguito di un sequestro giudiziario. Comunque problemi loro e non dei cittadini, soggetti truffati dal ladro di verità politica che si proponeva loro come immacolato, che inconsapevolmente hanno denunziato il raggiro politico. Ma mentre della zozzoneria del politico ladro di verità ci sono le prove documentali dei filmati, lecitamente od illecitamente fuoriusciti, NON VI È ALCUNA PROVA di un collegamento diretto tra i funzionari del Comune di Belpasso e i cittadini che hanno pubblicato sui social. Per cui “ gridare al complotto” da parte dello zozzone, senza esibire uno straccio di prova, è oltremodo vergognoso specie dopo essere stato beccato con le mani nella marmellata. Rectius, non era marmellata ma munnizza. La mia opinione personale , ma è solo un opinione, forse de iure condendo, che gli elenchi dei contravventori debbano essere resi pubblici. Anche per consentire il controllo dei cittadini sull’operato dei controllori. Nel caso di specie, ad esempio, la cosa clamorosa e’ che AD OLTRE UN MESE DI DISTANZA DAI FATTI, il verbale a carico di Zozzala’ NON ERA STATO TRASMESSO IN PROCURA ed è stato trasmesso solo quando è stato sollevato il caso.

Questo, nel cittadino come me che non conosce con precisione i fatti e le normative, fa sorgere inquietanti dubbi: 1) leggo su internet che sanzione accessoria di tale infrazione sia il sequestro del mezzo. E’ così? Non è così? Sembrerebbe che il mezzo non sia stato sequestrato. Se andava sequestrato ( ripeto di non essere in grado di saperlo) perché non lo è stato? Perché tutti gli atti sarebbero dovuti finire subito in procura ed invece non sono stati trasmessi? C’era stato un bonario componimento a monte tra Comune e contravvenzionato con una transazione che non ha spazio nella legge? Ripeto non lo so e spero di no. Però voglio chiarezza su questa vicenda in cui di tutto si può parlare tranne che di privacy».


 

qtsicilia@gmail.com