In numerosi nostri articolo ci siamo occupati, nel recente passato, del CEFPAS, Centro per la Formazione Permanente e l’Aggiornamento del personale del Servizio Sanitario della Regione Siciliana e abbiamo sollevato non solo noi ma anche altra stampa parecchi dubbi sull’operato dei vertici di Via Mulè ad oggi con un Direttore del Centro che oltre ad essere molto chiacchierato e riuscito tra acrobazie e salti tripli grazie alla protezione dei suoi danti causa politici a rimanere a galla anche in presenza di interrogazioni parlamentari e delle isolate reprimende dell’Assessore Regionale alla Salute Volo.
Numerose sono state le occasioni in cui sono state evidenziate con i nostri articoli una serie di circostanze, segnalateci da più parti, suffragate da carte che sollevano più di un dubbio sulla correttezza, e talvolta liceità, delle azioni messe in campo al CEFPAS, talvolta con grande disinvoltura che sfocia nel “legibus solutus” soprattutto in merito di affidi e assunzioni attraverso un albo tutor che ha fatto storcere il naso un po’ tutti.
E per questo abbiamo fatto sentire la nostra voce, scrivendo articoli su articoli, evidenziando punti oscuri, o presunte illogicità, e talvolta illegittimità.
Come ci è stato evidenziato da più parti l’Ente è stato utilizzato come ente del Servizio Sanitario Nazionale, pur non essendolo. E ci si è avvalsi sovente di prerogative proprie degli enti sanitari in maniera impropria.
Con inevitabile refluenze di varia natura che non possono non essere oggetti di attenzione da parte delle autorità inquirenti e della giustizia contabile.
Proprio in ragione della consapevolezza di questo abuso l’ARS, su proposta del Governo Regionale, ha adottato una norma sanatoria, con l’Articolo 25, comma 2, delle Legge Regione Sicilia 16 gennaio 2024, n. 1, che ha trasformato il CEFPAS in ente del servizio sanitario regionale pur con la consapevolezza che le funzioni ed attribuzioni del CEFPAS non appaiono riconducibili a funzioni sanitarie strictu sensu.
Con comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 73 dell’11 Marzo 2024 il Consiglio dei Ministri ha reso noto che si è riunito lunedì 11 marzo 2024, alle ore 16.23, a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Giorgia Meloni, con Segretario il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e che, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha esaminato otto leggi delle regioni e delle province autonome ed ha deliberato di impugnare la legge della Regione Siciliana n. 1 del 16/01/2024, “Legge di stabilità regionale 2024-2026”, in quanto talune disposizioni, eccedono le competenze statutarie, ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di coordinamento della finanza pubblica, violano gli articoli 97, primo e secondo comma, e 117, terzo comma, della Costituzione.
In particolare, tra le altre norme contenute nella Legge Regione Sicilia 16 gennaio 2024, n. 1 recante: Legge di stabilità regionale 2024- 2026 – il Governo Nazionale ha sollevato giudizio di illegittimità costituzionale proprio dell’Articolo 25, comma 2 “Abrogazioni e modifiche di norme” – riguardante la trasformazione del CEFPAS in ente del servizio sanitario regionale.
Il Governo, quindi, ha ritenuto che la legge regionale in argomento, e tra gli altri specificatamente l’Articolo 25, comma 2, ecceda la competenza della Regione, e quindi ha promosso la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale.
Specificatamente il Governo nazionale ha ritenuto, richiamando precedenti sentenze della Corte Costituzionale, che tale nuova qualificazione del CEFPAS consentirebbe di espandere “illegittimamente” l’area del perimetro sanitario, tracciato dalla disciplina contabile nazionale di cui all’art. 20 del d.lgs. n. 118 del 2011, incidendo, innanzitutto sulle modalità e quantità del finanziamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ricordando tra l’altro che gli enti del servizio sanitario nazionale sono indicati dall’articolo 19 del decreto legislativo n. 118/2011.
Di fronte ad una impugnativa di siffatta portata, con la quale sostanzialmente si dichiara l’illegittimità della norma in maniera palese, richiamando più di un orientamento sul tema della Corte Costituzionale, sembrerebbe che in Sicilia, ed al CEFPAS in particolare, si faccia “orecchie da mercante”.
Curiosamente, infatti, nelle more del giudizio promosso dinanzi alla Corte Costituzionale, il CEFPAS, nelle sue delibere, in diverse occasioni ed a vario titolo adottate dopo lunedì 11 marzo 2024, continua a citare la Legge Regione Sicilia 16 gennaio 2024, n. 1 recante: Legge di stabilità regionale 2024- 2026 – e l’Articolo 25, comma 2, come se la norma fosse valida, vigente ed efficace, senza dubbi e perplessità. E soprattutto senza evidenziare che la norma è stata impugnata di fronte alla Corte Costituzionale per palese illegittimità.
Ciò anche in contrasto con gli orientamenti giurisprudenziali e con la prassi corrente che vogliono, in caso di impugnativa statale, che la norma sospenda la produzione dei suoi effetti, nelle more del giudizio di legittimità costituzionale.
Orbene, pur con la consapevolezza che la Regione Siciliana, sovente, utilizza le prerogative statutarie a proprio piacimento, non applicando quanto previsto in materia di potestà legislativa esclusiva, ma sconfinando spesso in ambiti non di propria competenza, non si comprende come si possa, attraverso atti ufficiali, dare la palese sensazione che la norma adottata con l’Articolo 25, comma 2 della Legge Regione Sicilia 16 gennaio 2024, n. 1, sia valida, efficace e vigente, quanto invece su di essa pende una spada di Damocle che quasi certamente porterà alla dichiarazione di incostituzionalità della norma, e quindi indirettamente della illegittimità di una serie di atti adottati.
Se poi la norma viene citata, in maniera incompleta in una delibera, ad esempio nella delibera 81 del 12.04.2024, che nomina una legale molto vicino alla politica politicante, la cosa appare ancora più curiosa. Infatti con la delibera in argomento il Direttore del CEFPAS incarica come proprio legale un avvocato agrigentino per assicurare “Servizio di supporto legale al Servizio Affari Generali”.
Non abbiamo nulla contro il legale, che certamente sarà competente e professionale, se non fosse che sembrerebbe di dominio pubblico nella provincia agrigentina come un soggetto espressione di una particolare componete politica agrigentina che fa capo all’On Roberto Di Mauro autonomista e Assessore Regionale in carica, notoriamente tra i big sponsor del Direttore Generale Sanfilippo.
Infatti, oltre ad essere stato già Cococo presso il CEFPAS, ed utilmente collocato in una graduatoria recente, di cui non si conosce esito dell’attuazione, lo stesso è stato candidato alle scorse comunali di Agrigento nella lista elettorale promossa proprio dall’On. Roberto Di Mauro, e da questo inserito nel comitato Agrigento Capitale della Cultura.
Indubbiamente l’avv.to incaricato, al di là delle competenze possedute, ha svolto e svolge in provincia di Agrigento una funzione “politica” con una componente importante della realtà politica siciliana , e quindi molti hanno sollevato e sollevano più di un dubbio sulle influenze che la politica potrebbe esercitare quasi quotidianamente sul Direttore del Centro, che potrebbe (noi ci auguriamo non sia così) essere sensibile in ragione della copertura politica assicurata in occasione della sua recente riconferma, che è stata oggetto di numerose polemiche, soprattutto alla luce di una pesantissima relazione sottoscritta dal Commissario Straordinario Dott.ssa Giovanna Segreto, incaricato dal Governo nell’interregno tra il primo ed il secondo incarico di Sanfilippo. Relazione che, se letta oggi, alla luce della impugnativa dell’Articolo 25, comma 2 della Legge Regione Sicilia 16 gennaio 2024, n. 1, per palese illegittimità, acquisisce un valore ed un peso notevole, perché traccia una serie di presunte illogicità, illegittimità ed abusi, messi in atto, impiegando l’ente diversamente da come la norma prescrive, che adesso il Governo Nazionale nei fatti denuncia.
Infatti se l’ente è stato utilizzato negli anni come ente del servizio sanitario regionale, senza esserlo, attribuendo ad esso prerogative e facoltà proprie degli enti sanitari, è evidente che si sono create una serie di situazioni che determinano, nella migliore delle ipotesi, un abuso e un connesso imponete danno erariale.
Ma se per la norma sanatoria, adottata per legittimare una serie di castroneria, viene invocata dal Governo Nazionale, la Corte Costituzionale, espressione della stessa componete del Governo Nazionale, per palese illegittimità, è evidente che esiste un problema, importante, che va affrontato in tutte le sedi possibili per dirimere ogni dubbio, ed eventualmente per sanzionare chi, indisturbato ed indifferente rispetto alle disposizioni normative, si è in maniera disinvolta adoperato per accontentare (cosi viene da più parti evidenziato) istanze di parti più che per soddisfare interessi di carattere generale.
Noi non siamo certamente i soggetti più idonei ad esprimere giudizi, e non lo faremo, ma se i dubbi più volte sollevati con i nostri articoli, rischiano concretamente di trovare conferma in una Sentenza della Cassazione, forse il Governo Regionale, ed in particolare l’Assessore alla Salute ed il Dirigente Generale del Dipartimento Programmazione Sanitaria, dovrebbero riflettere ed adottare, a loro volta comportamenti più prudenti ed attendisti, piuttosto che l’indifferenza fin qui dimostrata rispetto a relazioni, segnalazioni e fors’anche denunce, di cui sono a conoscenza.
Noi stiamo sul pezzo e non ci fermeremo finché non verrà fatta chiarezza perché abbiamo a cuore la nostra bella isola e soprattutto la cura dell’interesse della collettività di cui siamo parte.
Questi legittimi dubbi che possono travalicare in altri percorsi che poco hanno a che fare con la buona sanità li denunciamo da almeno 9 mesi.
Ancora una volta giriamo tutto per informare tempestivamente i siciliani a chi è deputato a prendere delle decisioni. Ecco perché il governatore Schifani, l’Assessore alla Salute Volo, gli altri componenti della giunta regionale, il Direttore Generale del Dipartimento Pianificazione Dott. Iacolino e i 70 parlamentari di Sala D’Ercole hanno poteri di controllo e vigilanza e hanno gli strumenti per intervenire. Pertanto si deve fare chiarezza sul Cefpas un ente che negli ultimi anni è stato investito da scandali e zone grigie e si aspetta una volta per tutte se la gestione del chiacchierato Sanfilippo (già Stancanelliano, poi Musumeciano e adesso vicinissimo all’autonomista Di Mauro e al forzista Riccardo Gallo Afflitto, dove quest’ultimo da 2 anni e mezzo ha piazzato la moglie con dei contratti di cococo sempre rinnovati) non siano stati commessi violazioni dello statuto e atti e determine illegittime che comunque devono essere approfondite nel merito. Cosa che chiediamo da tempo con dei reportage e inchieste, ed ancor prima la Cgil provinciale nissena che aveva denunciato ingerenze politiche fortissime nella gestione Sanfilippo. Tant’è vero che sul personale assunto nel quadriennio 2020/2024 si è creato un binomio tra i parlamentari regionali e il management Cefpas si è consolidato un assumificio clientelare per avere ritorni elettorali.
Il Cefpas è di fatto una enclave politica, notizia di questi giorni facilmente riscontrabile che qualche lavoratore assunto nel quadriennio Sanfilippo adesso sia candidato al consiglio comunale di Caltanissetta cosa che lascia ancora una volta perplessi e che va chiarita meglio.
Le ultime inchieste che trasversalmente stanno investendo la Sicilia con nomi pesanti e politici di primo piano ci porta a pensare che tutte le denunce pubbliche fatte sul Cefpas meritano degli approfondimenti.
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