Riceviamo e pubblichiamo.
«Tra lusco e brusco è un’espressione ricorrente nella mia vita. Da bambino, e non solo, era l’ora in cui iniziava la processione dell’Addolorata, il Venerdì Santo. Quando, bimbo, chiedevo a che ora iniziassero le funzioni del Venerdì Santo, la mia nonna paterna rispondeva “tra u luscu e u bruscu”. Ed è stata negli anni un’ora particolarmente attrattiva, piena di significati metaforici, che mi introduceva in un mondo di profondo dolore, nella certezza, però, della successiva resurrezione, della festa del trionfo, del perdono e della giustizia.Successivamente, in età preadolescenziale e nella primissima adolescenza, tra lusco e brusco assunse un tono languido, romantico. Era, infatti l’ora in cui le ragazzine, uscite con mille scuse, tardavano a rientrare. C’era ancora un po’ di luce e quindi potevano indugiare fuori, ma non tanta luce da vedere con chiarezza e, complice la prima ombra della sera, ci si poteva scambiare qualche bacio platonico e qualche pudica carezza. In fretta e per vicoli. Non era consentito passeggiare per via, mano nella mano, e se i genitori ti pescavano nelle viuzze erano guai seri, quindi scambiarsi rapidamente le piccole effusioni, in fretta e senza indugio. Quell’assaggio di peccato, però, ti portava in paradiso. Poi crescendo, la locuzione tra lusco e brusco venne sempre di più ad assumere un “significato figurato per indicare una situazione vaga”, un agire nell’ombra, un vedi e non vedi.Ecco venendo all’attualità, sembra che il Consiglio comunale di Paternò, a mezzo delle commissioni comunali deputate, stia discutendo delle integrazioni da apportare al regolamento tipo edilizio unico emanato con Decreto Presidenziale 20 maggio 2022 n. 531 e pubblicato sulla GURS n. 26 del 3 giugno 2022. E ne sta discutendo in silenzio, nell’ombra, proprio tra lusco e brusco, per l’appunto. Come se avesse qualcosa da nascondere o non volesse essere disturbato nelle sue manovre. La questione attuale segue di poco tempo l’assunzione della delibera consiliare sul regolamento di cessione di cubatura e trasferimento dei diritti edificatori, anch’essa deliberata nel silenzio e in assenza di qualsiasi interlocuzione con la città e con le categorie interessate. Stessa sorte si prefigura quindi per le modifiche al regolamento edilizio. Tutto deve svolgersi nel silenzio, senza alcun controllo, senza alcuna partecipazione. Quanto prima è, non esito a dirlo, immorale. A Prg scaduto da oltre quattordici anni, i due interventi di cui discutiamo possono incidere così profondamente da cambiare il volto della città e questo di nascosto, nel silenzio più assoluto senza confrontarsi con la città e i cittadini, senza sentire i tecnici e le categorie interessate operanti nella città. Quanto prima viola platealmente le previsioni dell’art. 6 della legge Urbanistica Regionale (L.R. 19/2020), viola la normale prassi, sempre seguita, anche nella nostra città, di sentire i cittadini in occasione di qualsivoglia modifica da apportare allo strumento urbanistico. Il Signor Sindaco, Il Signor Assessore all’Urbanistica, al quale mi rivolgo anche da collega, e il Presidente del Consiglio, ciascuno per il proprio ruolo, possono darci una spiegazione di un siffatto modo di operare? Si tratta di sbadataggine, di protervia o di nascondere qualcosa di indicibile? Per cortesia diano una risposta che sia comprensibile e plausibile. Ci accontentiamo anche che ci si dica: scusate ce ne eravamo dimenticati.
Uccio Ciatto, Ingegnere»
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